Alla ricerca della propria anima. La chiesa cattolica può escludere le persone transgender?
Tutto cominciò in maniera piuttosto innocua quando il nuovo prete del Centro Studentesco Cattolico Santa Caterina di Siena (ndr della città di Des Moines, Stati Uniti) notò un pezzo di carta su una macchina fotocopiatrice nell’ufficio del parroco.
Sul foglio c’era l’autorizzazione della counselor per una terapia ormonale per una persona transgender in procinto di sottoporsi ad un cambiamento di sesso.
Il licenziamento di una donna transgender che lavorava part-time come domestica in parrocchia e che, come operatrice sociale indipendente, usava gli uffici della parrocchia per fornire consueling a clienti transgender.
Circa 100 parrocchiani che organizzano momenti di preghiera distinti anziché andare a messa, perché dicono che cercano un posto che sia accogliente per tutti.
E l’angoscia esistenziale in una comunità di fede precedentemente compatta su come la chiesa dovrebbe esercitare il ministero verso coloro i cui stili di vita non sono giustificati dalla chiesa.
Altre persone ritengono che la chiesa dovrebbe accogliere chiunque, perché, dopotutto, non è quello che ha fatto Gesù?
“Il fatto ha sollevato queste altre questioni: ‘Qual è il posto delle persone che hanno stili di vita alternativi, siano esse transgender od omosessuali?” ha dichiarato Phil James, che recentemente ha lasciato la parrocchia di Santa Caterina, in parte a causa della controversia, in parte perché è padre di tre figli e voleva una parrocchia con più bambini.
“Chiaramente, avevano delle ragioni per licenziare questa donna”, ha detto, “Ma la percezione ha messo in luce un sacco di ferite a proposito della Chiesa Cattolica in generale…
Vogliamo essere una fede cristiana accogliente, ma come è possibile quando sbattiamo fuori a calci le persone che non sono come noi? Questo è quanto si percepisce, comunque. Non sto dicendo che sia la realtà.”
Suo padre, il parrocchiamo Larry James Sr., vede il licenziamento come ovvio. “Credo che il vescovo non avrebbe potuto fare nient’altro”, ha dichiarato James Sr., anche se crede che la counselor aiutasse la gente e che le ricadute della vicenda siano state dolorose.
“E’ stata dura per la comunità e dura per il parroco e il vescovo, perché avevano una sincera empatia per quella donna”.
La persona che ha fatto esplodere la divisione è Susan McIntyre, 57 anni, che da 10 lavorava come domestica al centro studentesco. Molti non lo sapevano, ma la donna tranquilla che tirava a lucido il centro una volta si chiamava Jim Ford.
Nel 1998, si è sottoposto ad un intervento chirurgico per la ri-assegnazione del genere ed è diventato Susan McIntyre. (Agli occhi del Vaticano, McIntyre è ancora un uomo.)
McIntyre si è convertita al cattolicesimo negli anni ’90. Alcuni anni fa, il parroco di Santa Caterina le ha dato il permesso di usare i locali della parrocchia per incontrare i clienti a cui forniva counseling il sabato mattina, ha dichiarato la donna.
McIntyre non ha mai parlato esplicitamente col parroco del fatto di essere transgender, ma crede che lui lo sapesse. McIntyre ha dichiarato di aver dato vita ad un gruppo di supporto per transgender che si incontrava in chiesa e il parroco, Jim Laurenzo, a volte si fermava a salutare. (Laurenzo, ora in pensione, non ha risposto ai messaggi lasciati in segreteria.)
Poi alla parrocchia – un Centro Newman, che esercita il suo ministero sia verso gli studenti dell’università non cattolica che verso la comunità non studentesca – è arrivato un nuovo prete, John McNeil.
McNeil ha trovato la lettera sulla macchina fotocopiatrice, l’ha portata al vescovo e si è trovato in una situazione sgradevole.
“Lui non è sulla stessa lunghezza d’onda della gente come me, ma è una brava persona che è finita in un vespaio”, ha detto la parrocchiana Mary Kay Shanley, che descrive il Santa Caterina come liberale.
“Siamo pienamente consapevoli delle regole della Chiesa Cattolica Romana. Ma, se avessimo una nostra “colonna sonora”, ho pensato spesso che dovrebbe essere una canzone che cantiamo in chiesa: ‘Tutti sono i benvenuti in questo luogo’”.
Per McNeil, comunque, la discussione teologica sorta dal licenziamento è su qualcosa di più che l’inclinazione di una parrocchia per l’inclusività. E’ su un magistero ecclesiastico coerente da 2.000 anni.
“Tutti sono i benvenuti, ma non tutto è accettabile”, ha dichiarato McNeil. “La linea di demarcazione è: che cosa vuole Gesù? E qui in una chiesa cattolica interpretiamo il cristianesimo in un contesto storico. Non siamo liberi di reinventare il cristianesimo.”
In superficie, quello che alcuni in parrocchia chiamano “l’affare Susan McIntyre” è semplicemente il caso di una persona che ha oltrepassato i suoi limiti mettendo la diocesi in una situazione precaria per eventuali responsabilità.
Richard Pates, vescovo di Des Moines, ha spedito via e-mail a McIntyre una lettera di licenziamento di tre frasi, dicendo che esso era basato sul suo essersi “rappresentata senza autorizzazione come una persona che lavorava ed operava per il Newman Center come counselor ovvero come operatrice sociale.”
In nessun modo la lettera fa riferimento alla sua identità di genere. In un’intervista, Pates ha dichiarato che si trattava di un fatto legato alla persona in questione e nient’altro. Susan McIntyre ammette che la sua vita è stata bizzarra.
Nato Jim Ford, è cresciuto nella zona est di Des Moines, un ragazzo sensibile che a volte scoppiava in lacrime davanti alla bellezza di un tramonto. Come bagnino, Ford una volta salvò dall’annegamento un ragazzo di 15 anni.
Ma ogni volta che si guardava allo specchio, l’immagine che vedeva era diversa da come si sentiva dentro.
Si laureò in scienze sociali all’Università dell’Iowa, poi un lavoro con i pazienti psichiatrici al Broadlawns Medical Center: “Ho sempre voluto lavorare con i più malati dei malati e i più poveri dei poveri.”
Ford lavorava all’ospedale nel 1987 quando assistette alla morte di un paziente. Questo lo portò ad una profonda consapevolezza della fugacità della vita.
Decise che era ora di essere onesto con se stesso e Ford divenne Susan McIntyre. Cominciò ad esercitare come counselor indipendente – l’unica persona transgender dell’Iowa con licenza di operatrice sociale indipendente, ha dichiarato – per aiutare altre persone transgender.
“Sarei morta, probabilmente suicida, senza il cambiamento di sesso”, ha detto. “Volevo che la mia esteriorità combaciasse con la mia interiorità”.
Come McIntyre, si sentiva a casa nella fede cattolica, anche se i suoi insegnamenti sul comportamento omosessuale e alcuni tipi di re-assegnamento sessuale sono peccati.
Secondo gli insegnamenti della chiesa, una persona transgender con organi sessuali ambigui può correggere il problema con un intervento chirurgico.
Invece, nel caso di McIntyre, lei sentiva che la sua anima e il suo cervello erano nati femminili, ma non gli organi sessuali.
La chiesa crede che i casi come quello di McIntyre siano psicologici e chiama il cambiamento di sesso una mutilazione chirurgica.
Pates dice che le vedute della chiesa sull’omosessualità e il transgenderismo rientrano nei solchi di due millenni di insegnamento, parte integrante del suo atteggiamento generale sulla sessualità umana: che il sesso dovrebbe essere riservato al matrimonio tra un uomo e una donna e in collaborazione con Dio nel creare nuova vita.
Ogni atto sessuale al di fuori del matrimonio è quindi peccaminoso. McIntyre ha trovato nel cattolicesimo una fede profonda e amava la tradizione anche se odiava alcune delle vedute della chiesa.
Una volta scrisse a Papa Giovanni Paolo II parlandogli del dolore causato dal magistero della chiesa sulle persone transgender.
Perché McIntyre si è voluta convertire ad una fede che giudica un peccato qualcosa che è parte integrante della sua identità? Interiormente, dice, ha sempre pensato a se stessa come ad una donna.
Riteneva che la visione della chiesa sulle persone transgender non prendesse in considerazione la scienza moderna e che nel tempo sarebbe cambiata.
E vedeva così tante cose buone nella sua nuova fede che non voleva che fosse un singolo insegnamento a spingerla ad andarsene.
E così McIntyre cominciò a lavorare alla Santa Caterina di Siena e chiese al parroco il permesso di usare gli spazi della chiesa per il counseling.
McIntyre ha detto di non aver mai presentato il suo lavoro di counselor come esercitato attraverso la chiesa, ma ammette di aver usato carta intestata con il nome e l’indirizzo della parrocchia.
“Non era un segreto”, ha dichiarato. “Io ne ero davvero orgogliosa. Stavo facendo un servizio a gente incredibilmente povera.” Poi, alla fine di settembre, la segreteria del vescovo ha chiesto a McIntyre di fargli visita il giorno successivo.
Nel corso di un incontro di un quarto d’ora con il vescovo e il suo attendente, McIntyre fu licenziata. Pianse per un mese, sentendosi come se la sua famiglia nella fede l’avesse rigettata.
Provò ad assumere un avvocato, ma nessuno volle farsi carico del suo caso, ha dichiarato. McIntyre crede che il vero punto della questione non sia lei, ma il modo in cui la chiesa risponde alle persone omosessuali e transgender.
“Il vescovo ha messo ben in chiaro che io non ero la benvenuta”, ha dichiarato McIntyre. “(Quindi) io posso essere cattolica oppure non posso esserla veramente? E’ questo il punto cruciale.”
Per i difensori della chiesa cattolica, il caso McIntyre è stato aperto e chiuso. Il vescovo Pates ha dichiarato che il licenziamento di McIntyre da domestica della parrocchia si è basato sul fatto che lei ha presentato i suoi servizi di counselor come forniti sotto gli auspici della chiesa. Ciò non ha nulla a che vedere con la sua identità di genere.
“Vogliamo che sia molto, molto chiaro che questo caso è strettamente legato alla persona in questione”, ha detto Pates.
L’avvocato della diocesi, Frank Harty, ha dichiarato che la carta intestata utilizzata da McIntyre la faceva sembrare una counselor della parrocchia e questa è stata una violazione del suo codice deontologico professionale di operatrice sociale abilitata, anche se aveva il permesso del parroco.
Ciò ha potenzialmente esposto la diocesi ad azioni legali se, per esempio, McIntyre ha fornito counseling ad una persona che si è sottoposta ad un cambiamento di sesso e più tardi si è pentita di averlo fatto, ha dichiarato Harty.
Alcune persone della parrocchia si sono arrabbiate perché McIntyre è stata licenziata dal suo lavoro di domestica anziché semplicemente vedersi revocato il permesso di esercitare il counseling nei locali della parrocchia e lo hanno detto al vescovo in un incontro a cui si sono presentati circa 60 parrocchiani.
Eric Morse, un coordinatore liturgico della parrocchia che adesso sta cercando un’altra comunità, è di questo avviso. “Il vescovo ha semplicemente calato il maglio su di lei anziché essere cristiano e usarle misericordia.
Il modo cristiano di gestire questa situazione era di dire a Susan che non avrebbe potuto più continuare a fare counseling in parrocchia… Questa punizione è troppo grande per il crimine.”
Secondo McNeil, il vescovo ha preso in considerazione delle alternative insieme all’avvocato della diocesi. Ma poiché la pratica di counseling di McIntyre ha messo la diocesi a rischio di dover rispondere in azioni legali, ha detto McNeil, la diocesi ha deciso che il licenziamento era la misura più indicata.
In una stanza appena dentro le porte della parrocchia di Santa Caterina di Siena, recentemente McNeil ha parlato dei suoi primi, tumultuosi mesi da pastore.
Sa che questa situazione può essere dipinta come la potente chiesa cattolica che calpesta i diritti individuali di una domestica.
Ma si è scaldato quando alcuni parrocchiani hanno commentato che questo avvenimento dimostrava che la Santa Caterina è diventata un posto inospitale.
C’è un cartello di fronte alla chiesa che la identifica come cattolica, ha notato McNeil. E’ una questione di “pubblicità non ingannevole”, ha detto: la parrocchia deve attenersi al magistero cattolico o avere una serie di convinzioni che escono dai confini del cattolicesimo?
“In quanto persone che vedono il cristianesimo come fedeltà a ciò che Cristo ha cominciato 2.000 anni fa, non possiamo cambiare quel magistero”, ha detto.
Parte del credo cattolico, ha detto McNeil, è che coloro che sono orientati all’omosessualità sono chiamati ad una vita di castità e coloro che credono che il loro genere interiore sia diverso dal loro genere esteriore devono affrontare questa situazione come un problema psicologico, non con la chirurgia”.
“L’eresia consiste nell’enfatizzare eccessivamente una verità a scapito delle altre verità”, ha detto McNeil. “C’è del vero nel fatto che la chiesa deve essere accogliente, ma non fino al punto di smettere di essere la chiesa”.
Trecento famiglie formano la comunità parrocchiale non studentesca al Santa Caterina di Siena, la parrocchia in cui l’ex governatore Tom Vilsack è andato a messa prima di trasferirsi a Washington.
La chiesa venne costruita in uno spiazzo sopra il Varsity Theater nel 1969 e dedicata al supporto degli studenti cattolici della Drake. Gli studenti vengono qui la domenica sera per un pasto cucinato in casa.
La parrocchia si è fatta la reputazione di una congregazione con sete di giustizia sociale. Suoi membri sono andati in El Salvador per ricostruire una chiesa distrutta da un terremoto.
Per i parrocchiani, nel caso McIntyre è entrato in gioco qualcosa di più della responsabilità legale o della dottrina della chiesa. E’ stato un fatto personale, che ha fatto male.
“Ha proprio fatto torcere le budella a me e ad un sacco di altre persone della parrocchia”, ha detto il parrocchiano Larry James Sr., che pure sostiene l’operato del vescovo.
McNeil è fiducioso che la parrocchia si stia già riprendendo da quel momento difficile. L’arrivo di un nuovo prete porta sempre delle difficoltà, ha detto, e la situazione con McIntyre le ha esacerbate.
Spera che la parrocchia assuma delle posizioni più equilibrate nei mesi a venire, perché si è spinta un po’ troppo ai limiti del magistero cattolico.
Testo originale: Searching their souls: Can church include transgendered?