Alle porte di Sion, voci di omosessuali credenti
Recensione di Silvia Lanzi
Un libro coraggioso, questo di Domenico Pezzini, uscito per le edizioni Monti nella collana “Nei panni degli altri”.
Perché coraggioso? Perché “Alle porte di Sion”, questo il titolo del volume, indica come sottotitolo una frase estremamente significativa quale “voci di omosessuali credenti”.
E ancora perché don Domenico Pezzini è un sacerdote che ha avuto il coraggio di mettere in discussione – dall’interno – alcuni convincimenti che nella Chiesa, intesa come struttura gerarchica, sembrano – o per lo meno sembravano – senza possibilità di appello.
Il libro raccoglie diverse esperienze narrate da persone omosessuali, uomini e donne, di differenti età ed estrazioni sociali. Ciò che colpisce in questa raccolta di testimonianze è l’estrema serenità del racconto, semplice e lucido, delle proprie vicissitudini e la rivendicazione – priva di qualunque intenzione polemica – di non dover trovarsi costretti a rinnegare la propria fede o la propria omosessualità.
Il non dover rinunciare, in una parola, ad essere “persona” nel senso integrale del termine. Tante voci si alternano su queste pagine e ciò che emerge, fortemente, è la voglia di essere considerati non oggetto di compassione, ma credenti che si sono scoperti “anche” omosessuali.
Un argomento, questo, senza alcun dubbio, di frontiera, sul quale ben vengano pubblicazioni come questa.
In fondo, chiudere gli occhi per non vedere un problema, ammesso che questo sia considerato tale, non equivale ad eliminarlo, mentre guardare la realtà per quello che è, in modo autentico e non pregiudiziale, serve a capirla e ad accettarla.
Anche la diversità, e forse proprio questa, come sembra emergere dalle pagine del libro, è una ricchezza.
Un assaggio da… Alle porte di Sion, pp. 32-34
A questo punto il libro si apre davanti al lettore. Di libri, saggi e articoli sull’omosessualità ne sono stati scritti tanti. Spesso questi lavori sono pieni di nomi e di note, che rimandano ad altri libri, saggi e articoli.
Nel campo della scienza le note fanno molta impressione. L’unico guaio, quando si tratta di cose che hanno a che fare con la vita delle persone, è che le ‘note’ non servono molto: a dare forza al discorso è la semplice verità della vita, e da quelle pubblicazioni è spesso assente proprio la singolarità degli individui, con i loro affetti e le loro emozioni.
Il risultato è che quanto viene scritto risulta generico, e finisce per essere evanescente e insignificante, nonostante le note. Il saggio del moralista I. Futek, citato all’inizio, è una dimostrazione lampante di questo ‘vapore culturale’: l’autore sembra abbia letto molti libri, ma temo abbia ascoltato pochissime persone.
A parte l’introduzione, in questo volume non ci sono note. Ci sono, in compenso, molti nomi. Non quelli di psicologi celebri o di teologi dalle cattedre prestigiose. Sono nomi di persone normali, che vivono in mezzo e accanto agli altri.
Ai quali chiedono solo di essere accolti e rispettati per quello che sono. Magari per ricordare che il bisogno di ama re e di essere amati accomuna tutti, uomini e donne, e che forse proprio in questo, al di là delle differenze, ci si può ritrovare e aiutare tutti.
Vorrei in questa sede ringraziare le persone che compaiono nel libro, una per una, per la loro disponibilità a raccontarsi, a volte con un candore disarmante.
L’hanno fatto – qualcuno lo dichiara – per essere così anche di utilità ad altri che si trovassero come loro a dover affrontare inquietudini, difficoltà, in comprensioni, e perfino disperazioni. Sono persone che ho imparato a conoscere e ad apprezzare per la grande ricchezza che hanno in cuore, per le delicatezze squisite che mi hanno dimostrato, per il calore amicale di cui mi hanno fatto dono.
Senza dimenticare i tantissimi momenti di allegria e di buon umore vissuti insieme, in effetti, uno dei guadagni che la vita spesso offre a chi deve fare i conti con contrarietà e sofferenze di vario genere è che, per difendersi da un eccesso di dramma, si cresce e si matura lungo la linea dell’umorismo: devo dire che nel gruppo ne ho raccolto e ne raccolgo in gran quantità.
A volte capita di rinvenire in certa pubblicistica cattolica un evidente fasti dio davanti alla figura dell’omosessuale realizzato e felice: sembra se ne preferisca la versione lugubre, o drammatica, o comunque sepolta nel nascondimento e nella vergogna.
Dispiace che su questa stampa l’omosessuale venga sistematicamente presentato o nella versione del poeta maledetto, o in quella del malato di AIDS, oppure nelle infiorate della parata dell’orgoglio gay.
Spero che le storie raccolte in queste pagine aiutino ad entrare nella realtà molto più quotidiana di tanti omosessuali, di cui nessuno normalmente si accorge.
Domenico Pezzini, Alle porte di Sion.Voci di Omosessuali credenti, ed Monti, 1998, pagine 190
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