“Alleluja”. Gesti, segni e parole della Liturgia
Articolo di Annamaria Fabri pubblicato su Castello7, lettera settimanale ai parrocchiani, anno 27, n.9 del 17 dicembre 2017
Il canto “Alleluja” è una formula che deriva direttamente dall’ebraico e significa “Lodate Jahvè“. Nella bibbia la troviamo all’inizio e alla fine di molti salmi, detti appunto Allelujatici. Si ritengono tali i salmi dal 146 al 150. Un posto particolare lo merita anche il salmo 135 detto anche il “grande Hallel(uja)” che conclude la celebrazione della Pasqua ebraica.
L’Alleluja passò nell’uso cristiano fino dal secondo secolo, come testimonia una raccolta di Inni intitolata “le odi di Salomone“, in cui l’Alleluja costituiva l’acclamazione del popolo in risposta al canto del solista. Anche l’Apocalisse di Giovanni descrive una grandiosa liturgia di lode nella Gerusalemme del cielo intorno al trono di Dio, dove l’Alleluja fa da cornice a tutte le acclamazioni (Ap. 19, 1ss).
Per i cristiani fin dall’origini l’Alleluja fu il canto caratteristico della gioia pasquale e del suo tempo. Esso rappresenta e dovrebbe ancora rappresentare l’esplosione della gioia pasquale all’annuncio della risurrezione del Cristo come è rimasto nella celebrazione della notte di pasqua.
Nel quarto e quinto secolo l’Alleluja era diventato quasi un saluto fra i cristiani. Se lo scambiavano i genitori con i figli, i marinai da una imbarcazione all’altra, i mietitori nel campo… Lo si cantava anche nei funerali per sottolineare la certa speranza della vita eterna.
Ben presto questa acclamazione entrò anche nell’uso liturgico prima ad Alessandria poi in Siria e quindi a Bisanzio. A Roma arrivò all’inizio del quinto secolo. Durante tutto il medioevo il canto dell’Alleluja fu arricchito con splendide melodie e ne circolarono numerose raccolte dette Allelujaria. Molte di queste melodie sono ancora in uso nella liturgia.
Sembra che sia stato san Gregorio Magno ad introdurlo nella celebrazione della messa come canto che precede la proclamazione o il canto del vangelo.
Attualmente l’Alleluja si canta in tutte le messe e all’inizio di ogni parte dell’ufficio divino (mattutino, lodi, ora media, vespro e compieta), eccetto il periodo della quaresima. Questa estensione ha purtroppo reso banale l’Alleluja, che spesso viene ancor più mortificato dalla mancanza del canto.