Cronache di ordinaria omofobia. Una settimana di violenze mentre si blatera di “libertà di espressione”
Riflessioni di Massimo Battaglio nell’ambito del progetto “Cronache di ordinaria omofobia”
E anche questa settimana, mentre procede l’iter della legge contro l’omofobia, abbiamo collezionato parecchio sangue. Più che in quella precedente.
- 16/07/2020: Roma: A Montecitorio, alla manifestazione indetta dalle destre, quattro vittime. Un energumeno si scaglia contro una coppia di ragazzine di passaggio che si tengono per mano; le minaccia, gli sputa addosso. Gli sputi coinvolgono una terza ragazzina accorsa per difenderle, mentre l’omofobo sferra un calcio a un altro signore intervenuto allo stesso scopo.
- 16/07/2020: Ferrara: Lettera intimidatoria con insulti omofobi a un consigliere del teatro comunale
- 17/07/2020: Vaiano (Prato): Omar Maghetti, attivista lgbt, denuncia l’ultimo dei “dispetti” ricevuti dal vicino di casa, ossia un audio a tutto volume che ripete insulti omofobi sotto la sua finestra mentre lui sta telefonando. In precedenza ha avuto la macchina rigata o con le ruote bucate, un secchio di urina gettata sulle sue persiane, una tavoletta del wc lasciata davanti alla porta di casa, oltre a urla varie.
- 18/07/2020: Piacenza: Ragazzino aggredito da bulli omofobi mentre va alla manifestazione di “Da’ voce al rispetto” a sostegno della legge contro l’omofobia. Insultato, riempito di sputi, gli viene strappata la bandiera rainbow e gettata addosso. Questo episodio è partticolarmente vile perché la vittima ha solo quindici anni. A casa, scopriranno la sua omosessualità dai lividi che riporta e dai titoli dei giornali. Un’adolescenza rovinata.
E’ lo strano modo di “esprimersi” degli amici di quelli che continuano a menarla con la “libertà di espressione”. Come se tra i loro prudori ideologici e i fatti descritti ci fosse qualche possibile paragone.
Ma le novità della settimana sono altre: da una parte gli emendamenti depositati al testo di legge base; dall’altra i pronunciamenti di alcuni vescovi.
Sul primo versante, niente di nuovo: la politica ridotta a teatrino; il “sereno dibattito” auspicato dai cattolici, degradto a sfottò. Mille e più proposte di emendamento per ripetere stupidaggini. C’è chi propone di aggiuntere al termine “identità di genere” i termini: “tratti fisici caratterizzanti, quali calvizie e canizie”. Altri vanno oltre e propongono di punire gli atti discriminatori “fondati sulla stazza, il peso, il modo di parlare o di comportarsi, le abitudini alimentari, la provenienza geografica, la carenza di cultura e educazione, la carenza di igiene personale, la presenza di handicap evidenti, di menomazioni e di protesi”.
Poi c’è quello che fa il puntiglioso. “Ai fini della configurabilità delle condotte dilettuose di cui alla presente legge, non sono considerati orientamenti sessuali la pedofilia e la pederastia”. E c’è quello più infido, che tende a non considerare omofobi gli atti di omofobia compiuti da genitori omofobi o da associazioni altrettanto omofobe ma molto religiose. Andiamo bene.
Non sappiamo come se la caveranno, i parlamentari di maggioranza, a rigettare tutta questa mole di coglionate. La settimana entrante sarà decisiva.
L’altra tattica dei paladini della “libera espressione” è quella di dar parola ai vescovi.
E così si sollecitano letteracce ai vescovi di Udine (483.900 battezzati) o di Trieste (230.000 battezzati). Si aggiunge la diocesi di Monreale (duecentocinquantamila e rotti battezzati) e il vescovo di Taranto (391.528 battezzati). Quest’ultimo interviene tentando di mettere una pezza sul “rosario omofobo” celebrato a Lizzano, che, giovedì scorso, ha suscitato l’indignazione di buona parte della popolazione e della stessa sindaca. Il presule attacca bene:
“Come Padre e Pastore della Chiesa di Taranto ... Desidero che cresca una Chiesa che sia capace di gettare ponti per allacciare rapporti, per costruire opportunità più che ergere muri di separazione”.
Ma poi torna nei ranghi richiesti dal suo ruolo:
“Per tale ragione condividiamo la nota del 10 giugno del Card. Bassetti, presidente della CEI, che sostiene che non è necessaria una nuova legge perché esistono già adeguati presidi con cui prevenire e reprime ogni comportamento violento o persecutorio”.
Un po’ come dire che siamo per la tutela degli animali e, per tale ragione, plaudiamo all’apertura della caccia.
Fa comunque piacere che non tutti i vescovi la pensino allo stesso modo. Conosciamo da tempo la posizione, totalmente diversa, degli arcivescovi di Bologna, Zuppi, e di Palermo, Lorefice. Non vengono mai citati ma le loro diocesi contano rispettivamente 943.957 e 890.000 battezzati. Da soli, pascono un numero di pecore paragonabile a quello degli altri tutti insieme.
Forse la Chiesa non è così monocorde, anche se sembra comodo farlo credere. Vedremo cosa cambierà questa settimana.
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