Alzati, prendi il tuo lettino e va’ (Mc 2, 11)
Riflessioni del Rev. David Eck Asheville* tratte dal blog jesuslovesgays (Stati Uniti) del 16 maggio 2012, liberamente tradotte da Adriano C.
“Anche se possiamo usare parole diverse per descriverlo, la maggior parte di noi sa cosa ci sta uccidendo. Per alcuni è la corsa mortale delle nostre esistenze; per altri è l’incapacità di muoversi.
Per alcuni è la prigione dei nostri beni, per altri è la povertà schiacciante che ha già destinato anche i nostri figli più o meno alla nostra stessa condizione. Pochi di noi riescono a scegliere le proprie condizioni, ma possiamo scegliere come rispondere ad esse. Essere salvati non è solo il riconoscere un’alternativa all’implacabilità schiacciante ma anche essere in grado di agire su di essa.
Anche a coloro che non hanno altra scelta se non quella di giungere alla salvezza sulla barella, verrà data la possibilità di prendere il proprio lettino e camminare; anche coloro che hanno le gambe che non si muovono, possono comprendere quanto agile possa essere uno spirito guarito”. (Barbara Brown Taylor, “Leaving Church: A Memoir of Faith/La Chiesa Vivente: memoria della Fede”)
“Alzati, prendi il tuo lettino e vai a casa”(Mc 2, 11). Queste sono le parole che Gesù dice al paralitico in Marco capitolo due, il quale venne calato dal tetto da quattro suoi amici. E’ una scena drammatica che abbiamo recitato sui tappetini di gomma nelle aule di Catechismo fin da quando eravamo piccoli. Ci sono due interessanti dinamiche in questa storia.
La prima, è quella del rapporto tra il paralitico e i suoi amici. Ognuno vorrebbe avere amici come loro. Ognuno dovrebbe avere degli amici come queste persone, che escono dagli schemi per portarci alla fonte della guarigione e della nuova vita, anche se questo significa portarci materialmente su una barella!
Questo è particolarmente vero nella comunità lesbica, gay, bisex e gay (LGBT) dove spesso i nostri amici diventano le nostre famiglie adottive. Una delle chiavi per navigare con successo nella vita è avere buoni amici sui quali sappiamo di poter contare.
La seconda dinamica che dobbiamo esaminare, è il rapporto tra il paralitico e Gesù. Gli viene dato un comando: “Alzati, prendi il tuo lettino e vai a casa” (marco 2, 11), tuttavia il paralitico deve interiorizzare in se stesso queste parole. Egli deve avere la fede di credere che Gesù è la fonte della salvezza e della nuova vita e reclamare questo miracolo per se stesso.
I nostri amici possono aiutarci ma, in definitiva, siamo noi che abbiamo bisogno di abbracciare la buona notizia per noi stessi. Quale buona notizia? La buona notizia che Gesù si prende cura di noi appassionatamente e che desidera che “abbiamo la vita e che la abbiamo in abbondanza”. (Gv 10, 10)
Ci saranno delle persone che ci diranno che, siccome siamo gay, lesbiche o transessuali, non siamo degni della grazia di Dio e della sua misericordia. Non ascoltateli. Vogliono mettere Dio in una scatola. Tuttavia, lo dico per esperienza, Dio non è “inscatolabile”. Guardate solo la storia di Marco capitolo due. Gesù ha offerto la guarigione a quest’uomo, senza allegare condizioni. I capi religiosi possono solo piangere “blasfemia” e brontolare sulle azioni di Gesù.
Ma lui non sta seguendo le regole. Lui si sta comportando come dovrebbe fare un buon rabbino. Il modo amorevole di Gesù nel trattare il paralitico, ci ricorda che l’amore e la grazia di Dio non possono essere controllate da noi o dalla nostra teologia. Sono aperte e accessibili a tutti, non ha importanza con quali lettere dell’alfabeto ci identifichiamo.
Barbara Brown Taylor ha ragione. Sappiamo quello che ci sta uccidendo. Ma forse possiamo anche riconoscere l’unico che ci offre la guarigione per qualsiasi menomazione possiamo avere in questo mondo. E’ il momento per tutti noi di alzarci, prendere i nostri lettini e camminare nell’amore e nella grazia di Dio.
* Il Rev. David Eck Asheville della North Carolina (USA) è un pastore della Chiesa Evangelica Luterana d’America (ELCA). Oggi può raccontarsi, senza nascondersi, nel suo blog jesuslovesgays
Testo originale: Stand Up, Take Your Mat, and Go Home