Anche Gesù si fidò di Giuda
Riflessioni di José Maria Castillo*, dottore in teologia ed ex sacerdote gesuita spagnolo, pubblicate sul blog Teologia sin censura (Spagna) il 3 novembre 2015, liberamente tradotte da Dino
L’ultimo scandalo che è scoppiato in Vaticano fa tremare chi si fida del papa. Così come fa godere chi non vuole vedere il papa Francesco nemmeno dipinto. E perchè non manchi nessuna sfumatura di interesse a questa macabra storia, c’è chi assicura che gli stessi che hanno portato Benedetto XVI a rinunciare alla sua carica, finiranno col mandare in Patagonia papa Bergoglio.
Non so se l’attuale vescovo di Roma effettua accertamenti nelle nomine degli incarichi di fiducia per il buon governo della Chiesa. Quello che so con certezza è che, nella ormai lunga storia del cristianesimo, il primo a non essere ben orientato, nell’attribuire incarichi di fiducia per ciò che ha attinenza col denaro, è stato Gesù di Nazaret. La serie degli errori, nella spinosa faccenda dell’economia, è iniziata molto precocemente nella Chiesa.
Tutto è cominciato il giorno in cui Gesù scelse i dodici apostoli. E sappiamo che tra di loro c’era già un traditore. Era Giuda. Di quest’uomo per molto tempo si pensò che avesse tradito Gesù perchè non era d’accordo con la bontà e il perdono predicati dal Nazareno. Giuda, si è detto mille volte, faceva parte degli “zeloti”, i rivoluzionari di quel tempo, che volevano ad ogni costo scacciare i Romani dalla Palestina ed essere i liberatori dall’oppressione che quel popolo sofferente doveva sopportare. Queste interpretazioni erano in voga negli anni ’60 del secolo scorso. Perciò Parigi rimase stupefatta il giorno in cui, nel 1969, Oscar Cullmann tenne alla Sorbona la famosa conferenza “Gesù e i rivoluzionari del suo tempo”.
Oggi sappiamo che tutto ciò era solo frutto di immaginazione. Infatti al tempo di Gesù non c’erano “zeloti” e il termine “iscariota” non ha alcun rapporto con “sicario”. Nè Giuda fu il primo rivoluzionario politico nella storia del cristianesimo. La questione è molto semplice. Ed ha a che vedere con quello che succede oggi da ogni parte. Giuda “era un ladro” (Gv 12,6). Un ladro che si fingeva un “socialista”, che si scandalizzò quando una buona donna, Maria, “Prese una libbra di di profumo di vero nardo di grande valore ed unse i piedi a Gesù (Gv 12,3). Giuda si mise allora a difendre i poveri. Come se gli importasse qualcosa dei poveri. Mentre in realtà ciò che gli importava era il denaro e, come responsabile della cassa, prelevava da essa per il suo vantaggio. Perciò, quando arrivò il momento opportuno, andò dai sommi sacerdoti e fece loro questa proposta: <Quanto siete disposti a darmi se lo tradisco?> (Mt 26,15). Giuda preparò l’affare. Ma voleva “la tangente”. Come si continua a fare anche oggi. E tutto andò a finire come sappiamo: ingiustizia, morte e suicidio.
E adesso portiamo le mani alla testa e applaudiamo al traditore o pensiamo che il papa che abbiamo stia andando a fondo? Nè un traditore può mandare a fondo il papa, nè quattro fanatici del tempio possono imporre la loro volontà. Ciò che è di Gesù è molto più profondo ed ha un percorso che non ci immaginiamo. Perciò ciò che in realtà è importante, non è che Francesco vada a fondo o che Francesco rinsaldi il suo ruolo. Quello che serve è che prendiamo sul serio il Vangelo, che è ciò che vuole Francesco. E a superare i limiti sono i sacerdoti, che oggi come allora vogliono soltanto avere vantaggi e vivere a loro piacimento.
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* Josè Maria Castillo è uno dei più prestigiosi teologi europei il cui valore è riconosciuto sia per l’attività accademica svolta nel campo dell’insegnamento universitario (già docente nella Facoltà di Teologia di Granada, e professore invitato nell’Università Pontificia Gregoriana di Roma e di Comillas a Madrid), sia per la numerosa opera scientifica pubblicata in Spagna e all’estero.
La sua abbondante bibliografia raccoglie tematiche di grande interesse nel dibattito teologico attuale, apportando un valido contributo nella riflessione sul significato della Chiesa e dei sacramenti, del Concilio e della proposta cristiana. La collaborazione di Castillo con l’Università Centroamericana José Simeón Cañas di EL Salvador, lo ha portato a interessarsi alla teologia della liberazione, pubblicando alcune importanti opere sul tema, tradotte anche in italiano dalla Cittadella di Assisi («I poveri e la teologia. Cosa resta della teologia liberazione», Assisi, 2002; «Simboli di Libertà», Assisi, 1983; «Dio e la nostra Felicità», Assisi, 2002).
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Testo originale: Jesús se fió de Judas