Ancora Sinodo sull’Amazzonia: poca attenzione alle persone LGBT?
Riflessioni di Massimo Battaglio
Leggo alcuni articoli che mi inducono a tornare ancora sul Sinodo conclusosi domenica scorsa 27 ottobre, quello “sull’Amazzonia“.
Da più parti si lamenta che sia stata del tutto assente la questione lgbt. Un comunicato dell’Associazione LGBT cattolica DignityUSA propone la seguente riflessione: Il tentativo, molto offensivo, di escludere i gay dagli ordini sacri perché solamente gli uomini sposati ‘con una famiglia stabile e legittimamente costituita’, come dice il documento finale, possono essere ordinati, è estremamente deludente. [Noi persone LGBTQI] continuiamo a venire emarginate, e il fatto che Dio accolga la nostra comunità viene negato dalla Chiesa”.
Personalmente, non sono d’accordo. Già non lo ero all’inizio, quando alcuni chiedevano che si parlasse anche di omosessualità facendo leva sul minority stress a cui le persone lgbt sono particolarmente esposte nei Paesi in via di sviluppo. Capivo il problema ma non la strategia.
Credo che, in questo caso, parlare di persone lgbt, sarebbe stato davvero fuori luogo. Avrebbe confermato che la Chiesa non è più in grado di fare un ragionamento di dottrina sociale senza scadere nel suo solito chiodo fisso della morale sessuale. La fame e l’ingiustizia economica e sociale hanno la stessa dignità della sessualità e degli stessi diritti civili. Anzi: non ha senso parlare di diritti civili quando non vengono assicurati i diritti economici.
Per affrontare la questione omosessuale, occorre un incontro in cui si parli di questione omosessuale. Punto. Cercare di farla entrare dagli spiragli delle finestre, è doppiamente sminuente e non ha mai portato a nulla. Si è malamente tentato nel sinodo sulla famiglia. Si è ripetuta la mossa, ancora più a sproposito, in quello sui giovani. E i frutti sono stati piuttosto tristanzuoli. La liberazione omosessuale ha una sua dignità propria. Non si fa passare sperando in una momentanea distrazione dei vescovi.
Penso inoltre che ridurre l’emarginazione omosessuale al fatto che non possiamo farci preti (in teoria, molto in teoria) sia altrettanto offensivo. E’ una tentazione a cui le associazioni LGBT cattoliche cedono spesso. Ma la maggior parte di noi non ha mai sognato la vita consacrata.
Quello che abbiamo sempre reclamato è che si riconosca la nostra capacità di vivere un amore di coppia, un amore sessuato. Parlare di sacerdozio gay saltando il passaggio principale, finirebbe per legittimare e ufficializzare l’odiosa abitudine si sempre, per cui il sacerdozio è l’unica via di fuga accettabile per un gay.