Il cammino di Ani Zonneveld. Una donna imam alla scoperta di un Islam inclusivo
Dialogo di Katya Parente con l’imam queer-friendly Ani Zonneveld
Quando sentiamo parlare di Islam, di solito pensiamo a fondamentalisti barbuti o a donne con il velo integrale, segregate in casa senza diritto di azione e di parola. Ma il vero Islam non è questo. La religione del profeta Maometto è qualcosa di vivo e di appagante che, lungi dal comprimere la personalità di chicchessia, è invece fonte di liberazione e progresso sociale. Parola di Ani Zonneveld, musicista, donna, imam, devota musalmana, vincitrice di Grammy. L’abbiamo raggiunta per una chiacchierata in merito.
Parlaci un po’ di te…
Sono nata in Malesia, e sono musulmana dalla nascita. Essendo figlia di un ambasciatore, ho passato un bel po’ di tempo in Germania, dove sono cresciuta, in Egitto e in India. Crescere ed essere educata in diversi contesti politici, religiosi e culturali ha formato la mia visione inclusiva del mondo.
Donna di fede, addirittura imam, e musicista: sacro e profano?
Un imam è qualcuno che guida la preghiera. Lo possono fare in molti, non è una cosa gravosa. Non mi considero, né voglio diventare, un Imam con la “I” maiuscola. Posso guidare la preghiera, ed è qualcosa che ogni tanto faccio, spesso faccio l’azan e, a volte, proclamo la khutbah (sermone). Non vedo questo come uno status symbol, ma, come membro di una comunità, è mia responsabilità contribuire spiritualmente e al suo sviluppo culturale, e alla sua educazione.
È molto semplice giustificare il fatto che le donne siano imam visto che il Corano dà a uomini e donne un uguale stato spirituale.
La prima donna imam, Umm Waraqa, fu designata dallo stesso profeta Maometto. Molti musulmani lo ignorano, perché è stato nascosto, e i nostri ‘maestri’ non vogliono insegnare questa storia, perché preferisco continuare con insegnamenti falsi e misogini.
Nell’Islam del Corano non abbiamo gerarchie, ma la gente adesso si dà i titoli di Sceicco, Mullah, Imam. Questo fatto si può capire meglio in America e in Europa, visto che lì avete titoli religiosi e, di conseguenza, ci consideriamo simili ai pastori e ai vescovi cristiani, e ai rabbini della religione ebraica. È per questo che le persone hanno usato questi titoli.
Essere una musicista è qualcosa che mi appartiene fin da quando avevo cinque anni. Penso che la musica possa essere una bellissima espressione di spiritualità, ma sfortunatamente nell’Islam sunnita l’interpretazione radicale la sta spogliando di tutta la sua bellezza.
Per secoli, abbiamo pregato Dio attraverso la musica, non cantavano solo i Sufi, ma anche le donne, per SECOLI. In America, una donna musulmana come me, che canta canzoni spirituali, non verrà mai invitata a farlo ad un evento religioso, perché magari potrebbe ‘appassionare’ gli uomini.
Quello che è importante notare è che i musulmani occidentali hanno bisogno di una tradizione di musica spirituale nella propria lingua, e nel mio caso si tratta dell’inglese. Potete ascoltare il mio contributo musicale in tal senso sul sito web anizonneveld.com
Perché hai sentito la necessità di fondare Muslims for progressive values?
Nella mia conferenza TedX Islam as American as Apple Pie ho tratteggiato i valori di giustizia e di uguaglianza del Corano, che non vengono insegnate né praticate nelle società musulmane, incluse quelle occidentali. MPV è un’organizzazione che sottolinea questi valori che hanno radici nei diritti umani, piuttosto che nel credo culturale che è stato inquadrato come “Islam”.
I membri della nostra comunità sono molto diversi tra loro: giovani e vecchi, di differenti etnie. Li definite sunniti, sciiti, ahmadi, ex-musulmani e musulmani gay! Ma quelli che li rende parte del MPV è che al nostro interno possiamo pensare, chiedere ed esprimerci liberamente senza preconcetti e senza paura di essere giudicati. Questo è il nostro modo di incarnare i valori islamici di compassione e di trattarci reciprocamente come uguali. Tutto questo ci permette di discutere in modo proficuo e ci dà un luogo in cui capire cosa significa l’Islam per noi, e di crescere in esso. Non si può crescere, essere se stessi e dare il proprio contributo alla società se ci si sente soffocati.
MPV è stato fondato nel 2007, e la differenza più significativa rispetto ad altre realtà è che preghiamo secondo lo stile della Mecca, non segreghiamo, e diamo a tutti uguali opportunità di pronunciare la khuṭbah, di fare l’azan e di condurre la preghiera, donne e gay compresi. Potete vedere come preghiamo sul nostro canale YouTube
Dal 2007, molte organizzazioni delle due Americhe (quella del Nord e la Latina), e diversi Paesi europei, hanno fatto proprio il nostro modo di vedere I’Islam e i nostri valori.
L’altra maggiore differenza tra MPV e le altre organizzazioni musulmane tradizionali è che noi promuoviamo le arti, non appoggiamo le restrizioni della cosiddetta shari’a in materia che, credetemi, sono solo un modo di usare la religione per controllare quella creatività che Dio stesso ci ha dato.
Cosa rispondi a chi dice che il Corano negherebbe i diritti delle persone queer?
Nell’Islam l’omosessualità, per dirla breve, è un argomento vastissimo: innanzitutto, non è condannata. Il profeta Maometto non ha mai punito, lapidato o impiccato nessuno per il fatto di essere gay. Il Corano descrive queste persone come “uomini che non provano desiderio per le donne”, che è la definizione moderna di gay!
Di fatto, il mondo musulmano non aveva una posizione anti-omosessuale, o che criminalizzava l’omosessualità prima che i colonizzatori cristiani portassero la loro omofobia e la mettessero fuori legge, cosa che è successa fino ad oggi. Quel che è triste è che il mondo musulmano abbia adottato con entusiasmo questi arcaici “valori” cristiani. Ho scritto un saggio di approfondimento in merito e ho tenuto una tavola rotonda in proposito a Ginevra, al Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite.
Hai subito minacce a causa del tuo attivismo LGBT?
Sì, e non solo a causa di quello, ma anche a proposito dei diritti delle donne. Molte minacce venivano da giovani i cui leader religiosi avevano fatto il lavaggio del cervello. È evidente che molti dei capi religiosi non osano minacciarmi direttamente perché sanno, in base al Corano, che ciò che io e la MPV sosteniamo è l’autentico Islam.
Così alimentano radicalismo e intolleranza in questi giovinastri da due soldi per fare il loro sporco lavoro, senza insudiciarsi le mani. Per esempio, la strage al Pulse è stata fatta da un musulmano gay che si disprezzava, e che aveva imparato l’odio per gli omosessuali dall’imam della sua moschea. Così, TUTTI questi religiosi che insegnano l’odio, grondano sangue dalle loro mani. Ho scritto anche di questo!
Quali sono i tuoi progetti futuri (artistici e non)?
Ho fondato anche l’Alliance of Inclusive Muslims, la prima organizzazione-ombrello globale musulmana per i diritti umani e stiamo lanciando tre iniziative.
1. Un tafsir inclusivo del Corano (tafsir significa: spiegazione ed interpretazione) – guidata da me e da Michael Privot (Belgio);
2. Il Convening of Imams For Human Rights – guidato da me e dall’imam Khalfan (Burundi) per il progresso dei diritti delle donne e delle ragazze;
3. Music, Arts, and Literature of Islam – gestito da me e da Sherine Elbanhawy. Lo scopo di questa iniziativa è di celebrare il cuore dell’islam attraverso l’arte nelle sue diverse espressioni. L’obiettivo è di promuovere un pluralismo delle forme artistiche nelle società musulmane, che sostenga una visione del mondo inclusiva.
A chi dice che religione e apertura mentale sono in contraddizione, invitiamo a meditare le parole illuminanti dette da Ani. La spiritualità dovrebbe unire le persone, non creare barriere, rendendoci più consapevoli di noi stessi e dei legami virtuosi che dovremmo coltivare con gli altri.