Anna e Simeone: il resto del racconto di Natale (Luca 2:22-40)
Riflessioni bibliche* del reverendo David Eck** pubblicate sul suo blog Jesus Unboxed (Stati Uniti) il 1 gennaio 2018, liberamente tradotte da Giacomo Tessaro
Molti dei film che ho visto quest’anno avevano alla fine qualcosa chiamato “scena post-credit”, o “post-titoli di coda”, ovvero una breve clip che appare proprio alla fine del film, quando tutti i titoli di coda sono passati sullo schermo. Forse li avete visti in film come Justice League, o Guardiani della galassia.
Le scene post-titoli di coda vengono generalmente incluse per il loro valore filmico o per introdurre un possibile sequel. In breve, tali scene ci possono dire qualcosa che è necessario sapere per fornire spunti ulteriori alla storia, e la cosa bella è che, se usciamo troppo velocemente dal cinema, le perdiamo.
La lettura evangelica di oggi può essere considerata una scena post-titoli di coda. La maggior parte di voi la vigilia di Natale è uscita di chiesa convinta di aver ascoltato tutto quello che c’era da ascoltare: angeli che cantano, pastori che gioiscono e Maria che medita le cose in cuor suo. Abbiamo acceso le nostre candele, rimirato le luci, abbiamo cantato Astro del ciel e mangiato una fetta di panettone, e poi siamo tornati a casa. Il Natale è finito.
Ma, a quanto pare, Luca non ha ancora finito di raccontare la storia del bambino Gesù. Le letture di oggi sono la versione di Luca delle scene post-titoli di coda, le quali ci dicono qualcosa sul bambino Gesù che davvero vale la pena sapere, perché fornisce spunti ulteriori alla storia.
Purtroppo il nostro lezionario taglia la prima scena. Qualcuno deve essere uscito dal cinema un po’ troppo presto! Scrive Luca: “Quando furon passati gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall’angelo prima di essere concepito nel grembo della madre” [2:21].
Gesù, il nome impostogli dall’angelo, significa “Dio salva” o “liberatore”. Se il nome ci dice qualcosa di una persona, questo ci dice una cosa molto importante sul bambino Gesù: questo bambino nato in una mangiatoia sarà il nostro liberatore; ci salverà dal peccato e dalla morte; il suo regno sarà diverso dal regno dei re e dei governatori come Augusto e Quirino, di cui si parla all’inizio del capitolo 2 [di Luca]; insegnerà il valore del servizio ai poveri e agli emarginati invece di cercare di controllarli e svilirli.
Questa scena post-titoli di coda ci dice anche che Giuseppe e Maria erano Ebrei devoti, che seguivano le tradizioni dei loro antenati. Questo è il mondo assolutamente giudaico che, con i suoi riti e le sue feste, ha visto Gesù crescere; il suo ministero sarebbe poi iniziato nei villaggi che circondavano Nazareth, il paese dove trascorse l’infanzia e l’adolescenza.
La seconda scena post-titoli di coda è la nostra lettura. Secondo il Levitico, una donna è impura per 40 giorni dopo aver dato alla luce un figlio; alla fine di questo periodo ha l’obbligo di portare un’offerta al Tempio, che il sacerdote offre come sacrificio: è la “purificazione” di cui parla la nostra lettura. La cosa interessante è che per il sacrificio i poveri devono offrire due tortore (Levitico 5:7, 12:8, 14:22).
Non facciamo caso a questo dettaglio, perché non siamo Ebrei del I secolo, ma è ESTREMAMENTE SIGNFICATIVO, perché ci dice che, per Gesù e il suo ministero, i poveri e gli emarginati non sono semplicemente una “causa” per cui lottare: Gesù è uno di loro. Non nutre semplicemente compassione per chi è bistrattato e privo di risorse, è lui stesso bistrattato e privo di risorse.
Su questo soffermiamoci per un minuto, perché ci svela qualcosa di importante su Gesù, che non è nato da una famiglia facoltosa, non è un figlio del privilegio e dell’agiatezza: è un ragazzo insignificante, nato in un villaggio insignificante. Questo la dice lunga su come Dio opera nel nostro mondo.
La Parola non è solo divenuta carne e sangue venendo ad abitare in mezzo a noi, piena di grazia e di verità. Gesù viene dalla classe lavoratrice, dalla stessa gente a cui parla molto spesso nel corso del vangelo di Luca.
Quelli di voi che hanno studiato Luca assieme a me sanno che il suo vangelo contiene più “storie di outsider” rispetto agli altri vangeli; infatti il suo ministero ha inizio, in Luca, con l’annuncio che lo Spirito “mi ha consacrato con l’unzione, e mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione
e ai ciechi la vista; per rimettere in libertà gli oppressi, e predicare un anno di grazia del Signore” (Luca 4:18-19).
Queste cose ci sfuggono se ci fermiamo agli angeli che cantano, ai pastori che gioiscono e a Maria che medita le cose in cuor suo. Dobbiamo aspettare la fine dei titoli di coda e prestare molta attenzione alle scene che vengono dopo.
Ma non abbiamo ancora finito. Ecco Simeone, che Luca descrive come “uomo giusto e timorato di Dio” , dicendo che “lo Spirito Santo […] era sopra di lui” [2:25-26]. Come ObiWan Kenobi nello Star Wars originale, Simeone esprime grande saggezza; prende il bambino tra le braccia e comincia a lodare Dio: “i miei occhi han visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli, luce per illuminare le genti e gloria del tuo popolo Israele” [2:30-32].
Poi si rivolge a Maria e dice “Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione perché siano svelati i pensieri di molti cuori. E anche a te una spada trafiggerà l’anima” [2:34-35]. Simeone sta chiaramente dicendo a Maria che il suo bambino avrebbe benedetto molti, ma alcuni l’avrebbero visto come una minaccia. Il profeta avverte Maria che la buona novella che Gesù proclamerà non da tutti sarà considerata una buona novella. Avverrà uno scontro di regni: il regno di Cristo contro i regni di questo mondo. Parte la musica di Star Wars…
La parte finale della scena vede come protagonista Anna, una saggia donna di 84 anni che passa le giornate nel Tempio pregando e digiunando. Non appena i suoi occhi intravedono il bambino Gesù, subito comincia a lodare Dio, poi si rivolge alla folla dicendo che QUESTO bambino è colui che redimerà Israele. Le sue parole fanno eco a quelle di Simeone e sono sicuro che ha offerto a Maria un altro meraviglioso ricordo da meditare nel suo cuore.
Poi, alla fine della scena, la Sacra Famiglia fa ritorno a Nazareth e sullo schermo appaiono le parole “Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era sopra di lui” [2:40]. TUTTO questo ci sfugge se ci fermiamo agli angeli che cantano e alle lodi dei pastori. C’è un tesoro di sapienza in queste due scene che preparano il terreno al resto del vangelo di Luca e ci fa apprezzare maggiormente il modo in cui l’evangelista costruisce la sua storia nei primi due capitoli.
Amici e amiche in Cristo, siamo passati attraverso i dodici giorni di Natale e ora è bene riservarci del tempo per meditare cosa significa la nascita di Gesù per noi e per il nostro mondo. Gesù è la luce che brilla in quell’oscurità che vive in noi e nel nostro mondo; il suo regno è un luogo dove i poveri e gli emarginati sono cittadini a pieno titolo, amati e apprezzati.
Non tutti riescono a capirlo; alcuni arrivano a distorcere il messaggio che Gesù ha proclamato, ma noi sappiamo cosa ha insegnato. Che possiamo avere il coraggio di essere cittadini del suo regno, prima di ogni altra cosa. Che possiamo condividere con altri la speranza e la gioia che abbiamo trovato in quel neonato disteso in una mangiatoia.
In chiusura, vorrei condividere con voi i famosi versi di una poesia di Howard Thurman. È la mia scena post-titoli di coda e si intitola L’opera di Natale:
Quando il canto degli angeli si è quietato,
quando le stelle nel cielo non si vedono più,
quando i re e i principi se ne sono andati,
quando i pastori fanno ritorno con il loro gregge, comincia l’opera di Natale:
trovare chi è perduto,
guarire chi è in difficoltà,
dar da mangiare a chi ha fame,
liberare i prigionieri,
ricostruire le nazioni,
portare la pace tra la gente,
fare musica nel proprio cuore.
FINE… o è solo l’inizio?
* I passi biblici sono tratti dalla Bibbia di Gerusalemme/CEI.
** Sono un pastore consacrato dalla Chiesa Evangelica Luterana in America (ELCA) e servo la comunità dell’Eterno Salvatore a Fairview, nella Carolina del Nord. Sono sposato da 23 anni con Gary e insieme abbiamo due figli e una nipotina. La vita è bellissima!
Testo originale: Simeon and Anna: The Rest of the Christmas Story (Lk 2:22-40)