Annmarie e Claire, dalle Clarisse alla loro famiglia lesbica
Articolo di Emma Green pubblicato sul sito del mensile The Atlantic (Stati Uniti) il 18 ottobre 2015, liberamente tradotto da Silvia Lanzi
Gabriela Fore – nove anni, quasi dieci – è stata adottata nel 2006 da Annmarie e Claire Fore. Durante la visita del Papa ha cantato nel coro ufficiale dell’arcidiocesi di Philadelphia (Stati Uniti), che ha salutato Francesco durante le messe del fine settimana. Le Fore frequentano regolarmente la chiesa cattolica di san Vincenzo de’ Paoli a Germantown, un sobborgo della città, dove hanno partecipato saltuariamente a gruppi di spiritualità LGBT in cui, come dicono le due donne, sono benvenuti i preti e gli altri partecipanti della comunità; si sentono a proprio agio nello stringere le mani in chiesa.
Praticamente sono una famiglia cattolica normale, se non che Annmarie e Claire sono lesbiche. Be’, non del tutto normale, visto che le due sono ex suore dell’ordine delle Clarisse, che alla fine hanno lasciato per sposarsi. In quel periodo avevano deciso insieme di lasciare la Chiesa ma, quando hanno provato a frequentare altre denominazioni con le loro amiche, si sono sentite “come se non fossimo noi stesse”, dice Annmarie. La loro è una spiritualità specifica, plasmata all’interno della Chiesa Cattolica, cosa che non è cambiata solo perché adesso sono due lesbiche sposate e non due caste suore. Ma nel cattolicesimo romano non è sufficiente dichiarare la propria identità religiosa, è l’istituzione a decidere chi fa parte del corpo dei fedeli. La Chiesa, che considera “gli atti omosessuali come atti gravemente depravati”, non approva le famiglie come le Fore.
Ma anche l’istituzione più gerarchica del mondo non è immune a grossi cambiamenti sociali. Questo mese i vescovi cattolici sono a Roma per il secondo dei due sinodi su famiglia e matrimonio. C’è già stato una specie di dramma tra i prelati conservatori e quelli progressisti, con i primi che accusano i secondi di cercare di cambiare troppo profondamente gli insegnamenti della Chiesa. L’argomento del matrimonio omosessuale comunque non è assolutamente sul tavolo delle trattative; al massimo i vescovi potrebbero fornire delle linee guida sulla pastorale per i cattolici GLBT, come qualcuno ha sottolineato nell’incontro dell’autunno scorso.
Questo è il mondo del clero. Quello dei fedeli non è necessariamente lo stesso. In America, come altrove, ci sono già famiglie omosessuali cattoliche che frequentano la messa, si comunicano e vivono apertamente la loro fede. Mentre alcuni, nella gerarchia ufficiale della Chiesa, potrebbero non accettare questo fatto, molti leader ecclesiastici lo fanno. Prima della visita del Papa, le Fore avevano detto alla direttrice del coro di essere una famiglia lesbica; Annmarie racconta che “lei disse una cosa del genere: ‘Siete comunque le benvenute'”. “A volte è più facile andarsene che rimanere e combattere” dice Claire “ma penso che, in questo caso, abbiamo bisogno di restare, perché chi può dire che Dio non ci ama?”. “Gesu è il nostro modello” aggiunge Annmarie “I farisei, i leader della sua Chiesa, lui ha sfidato le loro leggi ed è venuto per mostrare i difetti della loro fede. Perché non dovremmo essere chiamate a fare altrettanto?”.
Praticamente in tutte le religioni esiste l’idea che chi ha un punto di vista più tradizionale sia l’autentico possessore della fede. Questi custodi delle regole potrebbero aver paura dell’erosione degli insegnamenti tradizionali, del mescolarsi di secolarismo e ortodossia; per costoro i cambiamenti dottrinali rappresentano delle minacce potenzialmente ferali. Come i vescovi dissenzienti hanno scritto a papa Francesco durante il sinodo: “Il collasso delle Chiese protestanti liberali nell’epoca moderna, accelerato dal loro abbandono di elementi chiave della fede e della pratica cristiane in nome dell’adattamento pastorale, giustifica una grande cautela nelle nostre discussioni sinodali”. Questa paura, in modo particolare in America, è più accentuata quando si parla di sesso. Sembra che in America i temi che per la Chiesa costituiscono l'”universo della famiglia” – sesso prematrimoniale, divorzio, contraccezione, aborto e omosessualità – occupino tutta la retorica dei leader ecclesiastici. Questo potrebbe essere il motivo dell’emorragia di fedeli. Chi non si sente tagliato per il modello di matrimonio eterosessuale ‘finché morte non vi separi’ potrebbe pensare di non avere un posto nel gregge di Gesù.
Certamente, la risposta più facile è che le persone non possono semplicemente scegliersi i principii della loro fede: quelli che lo fanno sono “cattolici da bar”. Certo, alcuni americani sono solo parzialmente osservanti, non sono stati educati alla fede o sono cattolici solo di nome, per educazione, per necessità o perché si sentono a loro agio con il proprio grado di osservanza. Ma è un po’ difficile fare questa accusa alle Fore, non perché “oddio, sono ex suore!”: lo sono, tecnicamente sono delle religiose, ma il termine che usano per descriversi è “suora”. Quando una donna sta pensando di diventare una religiosa, attraversa ciò che si definisce processo di discernimento: un’intensa riflessione su cosa Dio la spinge a fare nella vita. Sceglie un particolare ordine a cui unirsi, spesso per il suo carisma, per il suo particolare tipo di spiritualità o la sua area di interessi. Quando Annmarie decise di lasciare le suore francescane era già al quarto anno di questo processo di “formazione” e viveva in comunità. Claire aveva quarant’anni, faceva parte della comunità già da diciotto anni e aveva fatto i voti solenni. “Nessuna delle due sapeva di essere lesbica” dice Annmarie “Per entrambe è stata questa formazione e l’esperienza della comunità che hanno permesso una crescita personale, grazie alla quale ci siamo conosciute nella nostra interezza. Poi dall’amicizia è sbocciato l’amore”. Le donne dovevano decidere se rimanere o meno nell’ordine. Se entrambe avessero deciso di lasciare, avrebbero potuto stare insieme. Nel 1999 Annmarie decise di abbandonare prima di aver preso i suoi primi voti. Un mese dopo Claire fece lo stesso. Nel 2002, con una cerimonia, si promisero fedeltà reciproca.
La famiglia di Claire le è stata perlopiù di aiuto, anche se lei stessa dice che c’è voluto del tempo perché pronunciassero parole come “cognata” e a Natale si smettesse di mandare due diversi biglietti di auguri, ma le hanno fatto capire di amarla e di appoggiare le sue scelte. Invece, con la famiglia di Annmarie, le cose sono state un po’ diverse. Annmarie è cresciuta in quella che definisce una famiglia molto cattolica a Wilmington. Suo padre era diacono, un ministro che, tra le altre cose, può battezzare, condurre incontri di preghiera, presiedere matrimoni e funerali. Quando fece coming out, pochi anni dopo aver lasciato le Clarisse, Annmarie racconta: “Non potevano dire semplicemente ‘Oh, tu sei nostra figlia e ti amiamo’. Invece dissero: ‘È sbagliato, perciò o non devi farlo o devi cambiare’ Per cinque anni ci parlammo appena”.
La cosa che li aiutò di più a riconciliarsi fu, ironicamente, la vita cattolica della sua famiglia. Annmarie racconta che, quando lei e Claire adottarono Gabriela, “volli che fossse mio padre a battezzarla. E volli anche che fossero i suoi nonni”. “Tre settimane: ci vollero tre settimane per una risposta” dice Claire. Ma alla fine “venne al battesimo e questo ha fatto crollare uno spesso muro” dice Annmarie: “Non fu un miracolo improvviso o qualcosa del genere. Da allora abbiamo potuto andare in casa loro come una famiglia”. Non considerano ancora Claire moglie di Annmarie ma “per grazia di Dio sono capace di accettarli per quello che sono e loro sono presenti nella mia vita e in quella di Gabriela”.
Quando abbiamo chiesto se credono che il loro matrimonio sia un sacramento, hanno avuto un piccolo dibattito teologico su cosa significasse per loro un sacramento, sia tecnicamente che simbolicamente: “Sono sposata con lei” dice Claire: “Non so se è solo perché la Chiesa non lo considera ancora tale che non sono arrivata al punto da ritenerlo un sacramento. Se credo che siamo state chiamate a vivere insieme da Dio? Sì”. Dice Annmarie: “Non ci ricordano molto spesso che non è un matrimonio e perciò non è un sacramento, ma, ogni volta che lo sento, è una tristezza. Voglio la benedizione della Chiesa”. In termini più ampi, un sacramento è “un segno esteriore della presenza di Dio” – è sempre Annmarie a parlare – “Crediamo che il nostro matrimonio sia un segno esteriore della presenza di Dio. Per cui sì, è un sacramento”. Quasi sicuramente, la maggior parte dei teologi e dei canonisti non è d’accordo con lei. Ma la relazione delle Fore con Dio, la loro esistenza come famiglia, non possono essere intrappolate nei tecnicismi della legge canonica. Per molti versi, le loro vite non sono concentrate sul fatto di essere lesbiche: affermano infatti che, quando hanno deciso di lasciare le Clarisse, la cosa più difficile è stata abbandonare la vita religiosa e non scegliere di vivere apertamente da lesbiche. Quando descrivono la loro vocazione attuale, quella che hanno trovato al di là della vita religiosa, il tema centrale è quello della famiglia: “Non avrei mai pensato di poter diventare madre” dice Claire girandosi verso Gabriela “Ma quando ci siamo messe insieme, era chiaro che l’unica cosa che sapevo di volere, insieme ad Annmarie, eri tu”.
Lungo tutto il suo papato, Francesco ha dato messaggi leggermente contraddittori sulla posizione della Chiesa riguardo a gay e lesbiche. Le cinque parole più famose che ha detto sono: “Chi sono io per giudicare?” riferendosi ad un prete che probabilmente era gay, ma è sempre stato anche un sostenitore del matrimonio tradizionale e ha espresso la preoccupazione che la “teoria del gender” porti le persone a non credere più nei ruoli di uomo e di donna – diversi l’uno dall’altro e voluti da Dio – su cui si fonda il matrimonio. Uno degli argomenti su cui ha insistito è l’importanza dei bambini nella vita della famiglia cattolica: “Negli ultimi decenni noi cattolici abbiamo trasmesso la fede ai giovani in maniera non adeguata” scrive il Papa nell’esortazione apostolica del 2013 Evangelii Gaudium: “Un numero sempre crescente di genitori non fa battezzare i propri figli e non insegna loro a pregare”. Se ne è uscito lodando il contributo delle donne nella Chiesa, in particolare nel loro ruolo di madri. A parte un’osservazione affascinante ma malaccorta sulla tendenza dei cattolici a fare sesso come conigli, è sempre stato un convinto sostenitore della formazione della famiglia cattolica secondo le leggi canoniche.
Potrebbe sembrare ironico,a seconda di come lo si guardi, che una famiglia come le Fore, ufficialmente, non sia accettata nella Chiesa. Nei mesi seguenti alla decisione della Corte Suprema sul matrimonio omosessuale, alcuni degli ecclesiastici cattolici più importanti d’America hanno tuonato sempre di più contro l’omosessualità. In ottobre, l’arcivescovo di Newark John Myers ha emanato le seguenti linee guida: Per ricevere la comunione e gli altri sacramenti i cattolici devono aver contratto un matrimonio valido per la Chiesa. Non potranno ricevere i sacramenti i non cattolici o quei cattolici che rifiutino pubblicamente l’insegnamento o la disciplina della Chiesa, sia con dichiarazioni pubbliche che unendosi o aiutando organizzazioni che lo fanno. La cosa è degna di nota per la sua tempistica: queste linee guida sono state annunciate durante il sinodo, e certamente non si tratta di una coincidenza. Ma lo è anche per la sua ampiezza: non solo le coppie omosessuali non possono fare la comunione ma non la può fare nemmeno chi, pubblicamente, è dalla loro parte.
Anche l’arcivescovo di Philadelphia, Charles Chaput, ha espresso un punto di vista simile. Prima della visita papale aveva scritto una lettera riguardante una lesbica licenziata dalla scuola cattolica locale: “Abbiamo la fondamentale responsabilità di essere fedeli agli insegnamenti di Gesù Cristo riguardanti il significato del matrimonio e della sessualità umana. Sembra che molti preferiscano le vie del mondo a quelle di Gesù”. “Se non avessimo creduto nel nostro Dio, avremmo potuto prendere quello che dice l’arcivescovo Chaput: ‘Ok, chiudo’, è quello che vuole” dice Claire “Ma non credo che sia ciò che vuole Dio”. “Credo davvero che [la Chiesa] possa cambiare i suoi insegnamenti e rispettare le persone e il matrimonio LGBT” dice Annmarie “Queste sono questioni che si possono evolvere, magari non durante la mia vita” – “E nemmeno la mia” interviene Claire “Ma non significa che dica ‘Diamine!’. Ho fede nella capacità di Dio di lavorare attraverso la sua Chiesa umana, con tutti i suoi difetti”.
È un comportamento molto americano essere apertamente provocatori nelle leggi della fede, anche se può essere un comportamento sanzionato dalle autorità; vedere i disaccordi profondi come una forza, e non come una debolezza. È possibile che queste divergenze su sesso e vita famigliare dividano la Chiesa Cattolica ma, nel frattempo, le Fore continueranno ad andare in chiesa e a pregare per una fede rinnovata da un futuro pontefice, o forse da questo. Più di dieci anni dopo aver lasciato la vita consacrata e di essersi promesse amore eterno, Annmarie e Claire Fore si sono legalmente sposate il 4 ottobre 2014, festa di san Francesco.
Testo originale: Where Is the Place for Devout Gay Families in the Church?