Antonio abate e il suo maialino di salvataggio
Riflessioni di Loris Cozzolino* autore della Pagina Facebook Ogni santo giorno
Questo santo giorno (il 17 gennaio) facciamo memoria di Antonio, primo monaco. Sant’Antonio, detto il Grande, è un santo molto popolare in tutte le Chiese cristiane: infatti è caro tanto ai cattolici, quanto agli ortodossi e ai copti e la sua venerazione resta molto forte in Oriente quanto in Occidente.
Grazie alla Vita Antonii, scritta da Atanasio il Grande che lo conobbe e a lui spesso si rivolse per consigli, conosciamo molto bene la sua storia.
Sappiamo che nacque in Egitto a metà del III secolo e che, morti i genitori ed elargiti tutti i suoi beni ai poveri, si ritiró nel deserto della Tebaide per iniziare una vita di solitudine e preghiera.
Famose sono le tentazioni a cui il demonio sottopose Antonio, per distoglierlo dal suo intento ; Satanasso amava comparirgli sotto forma di donna nuda e provocante per colpire l’eremita nel punto debole comune a tutti, cioè la paura della solitudine e il bisogno egoistico di un altro essere.
Antonio resisteva e il demonio per rabbia arrivò a picchiarlo e a lasciarlo privo di sensi.
Antonio capì che il male, più che un fattore esterno, è quella parte oscura del nostro essere che più cerchiamo di vincere e soffocare tanto più prende voce e si ostina a prefigurarci una vita senza senso.
Nella solitudine e nel silenzio del deserto, la sua stessa razionalità gli fa dedurre che la sua vita è sprecata ed è alla ricerca del nulla, perché nulla esiste.
Antonio però resiste e persiste. Si dice che ebbe grande aiuto da un porcellino nella lotta contro i suoi tormenti; l’animale metteva in fuga i demóni. Il maiale diverrà da allora il suo attributo iconografico preferito, assieme al bastone a forma di tau e alla campanella. Proprio quel maiale, considerato impuro e osceno dagli ebrei e dai musulmani ma che con Gesù, tramite Antonio, ottiene il suo riscatto divenendo paladino nella lotta contro il male e amico dell’uomo.
Ogni essere umano è purificato in Cristo così come tutta la natura che non presenta più la divisione tra puri e impuri ma è tutta pura.
Antonio continuerà la sua vita tra deserti e grotte, fonderà la prima comunità di uomini sotto la guida di un abate, sarà il primo monaco e il fondatore del monachesimo che tanto sarà importante nella vita religiosa e sociale dei secoli successivi.
Morirà vecchissimo a 105 anni sopravvivendo alle persecuzioni anticristiane, alla solitudine e alle tentazioni.
È il santo patrono degli animali da fattoria che nel suo giorno vengono benedetti, amici, aiuto e sollievo dell’essere umano.
Viene festeggiato con grandi falò a simboleggiare la luce, il calore, la vita e la loro resistenza irrazionale nonostante i freddi e lunghi inverni che spesso ci fanno dimenticare che il conforto della primavera è solo questione di tempo.
* Loris Cozzolino, classe 1986, archeologo paleocristiano, passione smodata per l’agiografia, l’esegesi biblica e la teologia di genere. Non rassegnato ad un’immagine di Chiesa legalistica e respingente, nella marginalità e nello “scarto” vede il Volto del Cristo di Dio.