‘Appena nati, schiacciateci la testa!’ Preghiera dell’omo stanco
Riflessioni di Rosa Salamone
Una volta in Venezuela, durante una festa, incontrai un’arpista, che toccava l’arpa a trentatré corde delle nostre zone in modo stupendo. Non ho mai visto, nè ho rivisto, un musicista così dotato. Non mi disse neppure il suo cognome, mi invitò a ballare e quando gli chiesi il suo cognome, per poterlo ricordare in qualche modo, lui semplicemente si limitò a fare spallucce.
Lo stesso mi accadde con uno scultore di mogano. Ho qui, a casa mia, alle mie spalle mentre vi scrivo, il ritratto di Simon Bolivar che gli ho pregato di preparare per me. Invano ho cercato di fargli mettere la firma sul legno da qualche parte. Non c’è stato verso di convincerlo. Mi ha donato la sua scultura come un pezzo unico di foresta. Gli alberi, mi disse, non portano firme.
Sarà perché gli artisti sperperano, sono così scarsamente amministratori del loro genio. Sono così generosi da non pretendere di fermare l’acqua che disseta gli altri con un nome.
Io non so il cognome di Anna ,né se ha composto altre poesie, forse qualcuno/a di voi lo sa. Quando le ho chiesto se aveva scritto altri versi mi ha guardata come se stessi chiedendo chissà che corbellerie. Mi pare così, ecco. Ho avuto questa sensazione e se n’è andata prima che potessi aggiungere altro. Segno che Dio riversa il suo spirito nei vasi più sorprendenti e straordinari.
Lezione per me di umiltà che non l’avevo derisa, no, ma ascoltata con apprensione, come se stesse per scoppiare un rombo di lava da un momento all’altro che ci avrebbe fatto saltare in aria tutti quanti. Forse perché fin da bambina non ho sopportato il dolore, e quando vedo un bambino che strilla perché ha fame la prima cosa a cui penso è di dargli da mangiare.
Eppure il dolore va guardato negli occhi per poterlo comprendere se non proprio lenire. E va rispettato sempre, anche quando strilla e urla, e di mettersi zitto, tranquillo in un angolo, non ne vuole proprio sapere. Ecco la sua poesia.
Schiacciateci la testa appena nati
noi che mostri vi fummo e senza un volto!
La vita è divenire dall’embrione
e dall’embrione noi siamo regolati.
Schiacciateci la testa appena nati.
Non chiedemmo di nascere o restare.
Venimmo fuori come un corpo immondo.
” Malato”- voi ci dite -” da curare!”.
Un colpo e via! Non fateci penare!
Se sapeste gli sforzi, la tensione
il ” prova e poi riprova” per cercare
di trovare nei limiti del mondo
solo una volta, tanto per “sembrare”
(o solo per un figlio rimediare)
qualcuno d’altro sesso d’accoppiare
al nostro filamento antico e arcano
che ripudia quel campo che non sia
dentro il suo cerchio, nel suo stigma umano!
E’ onesta la natura, non permette
di darsi a chi non s’ama, senza amore.
Non fummo onesti, Nori, Uomini-Legge
tarpati ciechi piccoli padroni
che decidemmo l’Uno per la massa
– e insieme ci portammo Dio Con Noi –
a interpretare il Cristo per capire
dove cadere, dove risalire
come ” sembrare” come ripulire
dell’inutile vita che non porta
né porterà figliuoli nella corta
sterzata del suo amore senza festa.
Se un ghetto nel duemila ancor ci resta
vi prego, appena nati, schiacciateci la testa!
* Testo scritto da Anna e lettop al I° Forum Italiano dei cristiani omosessuali (Albano Laziale, 26-28 marzo 2010)