“Sono gay”. Applausi e solidarietà al parroco durante la messa
Articolo di Ludovica Eugenio pubblicato su Adista Notizie n° 2 del 20 gennaio 2018, pp.11-12
«Dio ti benedica, padre!»: è ciò che si è sentito rispondere da una fedele con un applauso p. Greg Greiten, 52 anni, prete cattolico di Milwaukee (Stati Uniti), quando, nel corso di una messa nella sua parrocchia, lo scorso 17 dicembre, ha dichiarato la propria omosessualità; applauso che si è trasformato in una standing ovation quando ha spiegato di «non voler più vivere nell’ombra del segreto».
Una notizia che non dovrebbe nemmeno far notizia, che dovrebbe rappresentare la normalità, ma che ha fatto il giro del mondo. Secondo quanto si legge sul settimanale Usa National Catholic Reporter, i parrocchiani hanno infatti dimostrato piena solidarietà con il loro parroco. Cosa che, a quanto dichiara Francis DeBernardo, direttore esecutivo dell’organizzazione di sostegno ai cattolici Lgbt New Ways Ministry, accade molto spesso: «Tutti i preti che ho incontrato che hanno fatto coming out mi hanno detto che i loro parrocchiani o le persone a cui il loro ministero è rivolto non hanno avuto alcun problema nell’apprendere il loro orientamento sessuale».
Restare nel segreto, ha aggiunto suor Jeannine Gramick, cofondatrice dell’organismo, non è sano: «Non consente loro di essere pienamente quegli esseri umani che Dio voleva che fossero» e danneggia la capacità del prete di svolgere bene il suo ministero.
«Quest’uomo è un pioniere!», è stato il commento del gesuita statunitense p. James Martin, autore del libro Building a Bridge sulla questione delle tematiche Lgbt nella Chiesa (v. Adista Notizie n. 33/17), sulla sua pagina Facebook: «Oggi nella Chiesa ci sono centinaia, se non migliaia, di preti gay che vivono il celibato», scrive. «Molte sono le ragioni per cui non lo dichiarano: perché i loro vescovi o superiori gli hanno chiesto di non farlo; per paura di rappresaglie; per paura di diventare bersaglio di hate groups; perché non vivono bene la loro sessualità; o semplicemente perché sono persone riservate. Ma la Chiesa è invitata a vedere e accettare questa verità. Perché la verità ci renderà liberi».
Ma anche il vescovo di p. Greg Greiten, mons. Jerome Listecki, è stato solidale con il prete. La scelta di fare coming out, ha detto su Usa Today, «ricorda a ognuno di noi la chiamata di Dio a continuare a crescere nella comprensione e a vivere vite sante e caste».
Tra i preti che hanno vissuto un’esperienza simile, c’è p. Frederick Daley, di Syracuse, New York: «Ho capito che uno dei più grandi doni per chi è emarginato e lotta è condividere la mia lotta… Non ho rimpianti», ha detto. Daley, quando fece coming out nel 2006, venne rimosso dai Catholic Relief Services dove svolgeva il suo ministero, ma è felice della sua scelta: «La paura e la depressione quando giunsi alla consapevolezza di essere gay furono devastanti, ma lentamente riuscii a accettare chi ero e, infine, a gioirne. Mi piaceva essere prete ed ero molto impegnato… quindi ho scelto di continuare il ministero e di continuare a vivere il celibato».
Il francescano fr. Ralph Parthie di St. Louis è stato supportato dalla propria comunità religiosa. Si trattava di una comunità il cui illuminato provinciale incoraggiò i frati a parlare apertamente della propria omosessualità per giungere a una migliore comprensione. «I segreti uccidono – ha detto al Ncr –, non è sano tenere parti di te nascoste per il timore che le persone non ti vogliano bene o non ti rispettino». Nel 2016, quando p. Michael Shanahan, prete di Chicago, dichiarò la propria omosessualità, ricevette un messaggio di supporto da parte dell’arcivescovo, card. Blase Cupich.
È evidente che il clima attuale della Chiesa, fortemente polarizzato, non aiuta. Non aiuta nemmeno la riaffermazione da parte del Vaticano, nel dicembre 2016, delle linee guida che tenevano ben chiuse le porte ai candidati gay al sacerdozio (v. Adista Notizie n. 44/16), e che rischiano di alimentare sempre più una cultura del silenzio e del segreto: «Il prete gay non sa cosa accadrà – spiega suor Gramick – e forse non se la sente di rischiare per le possibili conseguenze negative».
Un vero cambiamento, scrive Bob Shine di New Ways Ministry sul sito dell’organizzazione, «avverrà solo quando i preti gay cominceranno a fare coming out in numero sempre maggiore». Non deve trattarsi di un momento conflittuale, afferma, di antagonismo, ma di dialogo e supporto.