Asterisc* (Il)legale, alla ricerca dell’identità LGBT
Dialogo di Katya Parente con Donatella Busini, produttrice teatrale
Un momento dedicato alla riflessione sul mondo LGBT e alla difficoltà delle persone queer a vedersi riconosciute, un excursus dall’antichità ad oggi attraverso testi che hanno sfidato – e vinto – il tempo. Questo è lo spettacolo Asterisc* (IL)LEGALE di Emiliano Metalli, realizzato da Ipazia Production, in scena al teatro romano di Porta Portese dal 23 al 25 novembre.
Oltre al regista, sul palco anche Roberto Brega, Bruno Petrosino, Orazio Rotolo Schifone che si alterneranno leggendo Platone, Harvey Milk, Catullo, Pier Paolo Pasolini, Dante, Sandro Penna e Monique Wittig – una collazione di brani quanto mai eterogenei. A rispondere alle domande inerenti allo spettacolo la produttrice Donatella Busini
Il vostro spettacolo teatrale è alquanto “sui generis”. Ce ne racconti la genesi?
Asterisc* (Il)legale nasce dall’esigenza di capire in quali direzioni fluisca l’identità (di genere e non) e quale impegno sociale, culturale, ma soprattutto politico, è pronto a farsi carico delle istanze della realtà contemporanea sul fronte dell’Essere. Vorremmo, in qualche modo, suggerire a tutt* che non basta soltanto ricercare il proprio Io, ma che ogni singolo Io dovrebbe essere tutelato, garantito e supportato in ogni fase, dalla scoperta alla dissoluzione in un altro Io.
Le letture che proponete spaziano dall’antica Grecia ad oggi. Perché un materiale così ampio?
Il tentativo fatto dall’autore, Emiliano Metalli, e supportato dalla regia di Mauro Toscanelli, è stato quello di intrecciare dei fili rossi all’interno di una (parziale) Storia dell’Umanità. Sono molti i voli pindarici, ma altrettanto numerosi gli scarti o le analogie. Resta il fatto che lo spettacolo non intende essere un’operazione enciclopedica, didascalica. Intende essere la resa al pubblico di un’indagine letteraria e poetica tra epoche e luoghi diversi per ritrovare le tracce di ricerche altrui. Vorremmo suggerire una rete di percorsi più o meno comuni che possano alleggerire la solitudine di una ricerca continua. In fondo l’Arte sublima anche le ricerche più estenuanti.
Lo spettacolo mette in scena la dicotomia natura/cultura. Perché questi due termini si confondono così spesso? Dove finisce una e inizia l’altra?
Non direi che ci sia dicotomia, forse sono alcune società a crearla o a farne un problema manicheo. Crediamo che ci sia continuità fra ciò che la Natura crea e l’Umanità impiega, trasforma, stravolge. Ma anche l’atto più rivoluzionario deve basarsi su un sostrato naturale. A volte può sembrare che la Cultura possa giustificare una lotta contro la Natura, pensiamo alle idee naziste della Razza pura, ad esempio, ma con il tempo si rivela una strada impossibile e inaccettabile. Questo non vuol dire che non possano farsi guerra. La crudeltà è il loro confine, dove la Natura, però, è crudele per necessità, la Cultura lo è per scelta: così la prima vince, pur essendo crudele, la seconda perde, proprio perché è tale.
Prevedete una tournée che porti Asterisc* (il)legale in giro per l’Italia?
Naturalmente! Non solo per l’impegno profuso nel progetto, ma anche per l’interesse che ci è stato dimostrato in questo momento. Forse la discussione della legge contro l’omolesbobitransfobia ha acceso qualche animo in più. Vorremmo che questo spettacolo possa incontrare molte persone, viaggiare su molte strade e fermarsi in molte piazze. Per ora l’instabilità dell’emergenza sanitaria non ci consente grande stabilità nella programmazione, ma le intenzioni ed i contatti con diverse realtà culturali ci sono.
È importante, anche in questo periodo di emergenza sanitaria, non chiudersi alle istanze di crescita conoscitive, ma soprattutto, culturali, perché, se è vero che la pandemia passerà, quello che non passerà mai è la nostra capacità di rapportarsi in modo proficuo con gli altri, per una crescita reciproca e armoniosa.