Attenzione agli anacronismi quando leggiamo e interpretiamo la Bibbia
Riflessioni del pastore Lisandro Orlov tratte dal sito Pastoral Ecuménica VIH/SIDA (Argentina), dell’agosto 2011, liberamente tradotte da Dino
Ancora oggi mi rallegra e mi diverte vedere la serie di disegni animati intitolata “Gli antenati” e la proiezione in quella lontana e remota Età della Pietra di molti elementi comuni che rendono confortevole la nostra attuale vita quotidiana.
Mi fa ridere vederli andare da una parte all’altra con la “troncomobile” familiare, vedere i loro intensi contatti sociali attrraverso il “cornofono” e le reazioni del piccolo cucciolo di dinosauro trasformato nella bestiola di casa e giustamente chiamato “Dino”. Tutto questo si chiama “anacronismo”.
Se guardiamo su qualsiasi dizionario che abbiamo a portata di mano, possiamo vedere che questo termine è definito “Errore cronologico che consiste nel collocare un fatto in un’epoca diversa da quella nella quale è avvenuto” [1].
Questo è precisamente l’errore che commettiamo quando parliamo di Bibbia e omosessualità. Nessuno scrittore dell’Antico o del Nuovo Testamento conosceva né classificava le persone basandosi sul criterio dell'”orientamento sessuale”.
Questo è un contributo recente della ricerca scientifica, posteriore al 1869. Pertanto, cercare una risposta o un chiarimento in testi antecedenti a questa data significa commettere un errore che non sempre è innocente.
Attualmente, il sistema delle Nazioni Unite in generale non può parlare di omosessualità, perché in alcuni Paesi la sua manifestazione e la sua pratica sono ancora considerate un delitto. È per questo che le diverse divisioni di questo sistema parlano di “uomini che fanno sesso con uomini” presupponendo che tutti gli uomini siano ciò che oggi chiamiamo eterosessuali.
Questa è esattamente la situazione che ritroviamo nei testi biblici, i quali, e del resto anche tutti i loro autori, ritengono che tutte le persone siano di orientamento eterosessuale perché ignorano il concetto di omosessualità, così come non sanno che la terra gira intorno al sole.
E così, se consideriamo i ben noti testi che vengono utilizzati per condannare le persone che hanno un orientamento diverso da quello eteronormativo, possiamo vedere che essi acquistano una possibilità ermeneutica completamente diversa. Nessuno di essi si adatta in modo corretto a quelle persone che oggi riteniamo essere costituzionalmente di orientamento omosessuale in quanto tali.
Attualmente il mondo scientifico e molti studiosi delle Scritture ritengono che l’orientamento sessuale si stabilisca in modo involontario in una tappa molto precoce dello sviluppo umano e che sia irreversibile. Nessuno in nessun luogo e in nessun tempo è in grado di controllare la scelta del proprio orientamento sessuale. Per tutte le persone il proprio orientamento sessuale è una scoperta e non è mai una scelta.
Ciò che è una scelta è l’ambito in cui liberamente mettiamo in atto comportamenti responsabili per quanto riguarda l’esercizio concreto di questo orientamento sessuale, qualunque esso sia. In questo senso è molto interessante conoscere la storia delle persone che scrivono con la mano sinistra, cioè le persone mancine [2].
Quando la Chiesa cristiana era al culmine del suo potere politico, considerava la mano sinistra come la mano del demonio, la mano del male. Perciò, soprattutto le donne mancine erano spesso considerate serve di Belzebù e subito messe al rogo con la partecipazione del resto della comunità.
Quando la Chiesa perse questo potere sullo stato, si passò a considerare il fatto di usare la mano sinistra, mentre la maggioranza usa la destra, come una malattia. Ricordo ancora una cugina che veniva tormentata affinché imparasse a cucire con la mano destra.
Per fortuna, e per la tranquillità di tutti i cugini, riuscì ad imparare a cucire con la mano destra, ma in tutti quei gesti per i quali non era stata castigata o forzata, la sua natura riaffiorava e lei tornava ad usare la mano sinistra.
Si poteva cioè contrastare la sua natura ed obbligarla ad assumere comportamenti simili a quelli della maggioranza che è destra, ma la sua natura di base continuava ad essere mancina, per la preoccupazione di tutta la famiglia.
Attualmente l’intero mondo scientifico, le Chiese che non hanno mai chiesto perdono a questa infinità di donne bruciate nei roghi dell’ignoranza fondamentalista e tutte le istituzioni educative hanno accettato che l’utilizzo della mano sinistra non costituisce nessuna maligna realtà ma fa parte della diversità umana. Sorprendentemente, in qualsiasi cultura, società, Chiesa o università il numero dei mancini è simile al numero di persone con orientamento omosessuale.
Con questo non sto dicendo che i mancini siano omosessuali ma che la diversità umana è più complessa e ricca di quanto vogliamo ammettere. Non si sa perché una persona utilizzi di preferenza la mano o il piede destri così come non si sa perché una costante e consistente minoranza lo faccia col lato opposto. Certamente non è un vantaggio essere mancini in un mondo di destri.
Tutto è fatto per essere utilizzato con la mano destra: telefono, forbici, scrittura, ecc. È possibile pensare che per quanto riguarda l’omosessualità si stia seguendo, pur in ritardo, lo stesso percorso di accettazione?
Anacronismo e Bibbia
Attualmente, utilizzando la stessa metodologia applicata alla teologia e all’ermeneutica femministe si stanno facendo delle riletture delle Scritture e del loro contesto storico che ci mostrano la presenza resa invisibile della diversità sessuale, sia nell’Antico che nel Nuovo Testamento [3].
Riguardo ai famosi sette testi utilizzati per sostenere l’anacronismo ermeneutico dobbiamo usare un metodo conosciuto per cercare di comprendere almeno quella scena che è sempre stata utilizzata come esempio dell’ira di Dio e che nei tempi più bui ha dato il nome a questo orientamento sessuale.
Il racconto di Sodoma e Gomorra nel libro della Genesi (19:1-19) senza dubbio non si riferisce a ciò che oggi chiamiamo orientamento omosessuale perché nessun dato storico, scientifico o culturale ci dimostra che tutti i maschi di una città siano di orientamento omosessuale.
Qui siamo di fronte ad un fatto comune in situazioni di guerra: l’umiliazione dei maschi eterosessuali caduti prigionieri nelle mani dei loro nemici, anch’essi eterosessuali, che per mezzo della penetrazione sessuale li umiliavano alla condizione di cittadini di seconda categoria, obbligandoli ad assumere un atteggiamento considerato femminile. Questa era una pratica comune nel contesto storico in cui è stato scritto il racconto.
È questa la violenza ed è questo l’abuso di cui si sta parlando, e consiste nella rottura delle regole dell’ospitalità, così rigide e generose nelle società nomadi di allora e di oggi. Allo stesso modo le Scritture, quando in alcuni passi si riferiscono alle due città (Sodoma e Gomorra), non mettono in rapporto con nessuna questione sessuale il loro peccato, cosa che invece risulta essere una rilettura posteriore alla stesura del Nuovo Testamento.
La lettura di questo passaggio nei testi profetici accredita che il peccato di Sodoma e Gomorra, peraltro già presente prima del tentato abuso sessuale, sia interpretato da Isaia in questi termini: “Ascoltate la parola del Signore, capi di Sodoma! Prestate attenzione agli insegnamenti di Dio nostro, popolo di Gomorra! Che mi importa dei loro molteplici sacrifici? -dice il Signore- Sono stanco di olocausti di montoni e del grasso di animali impinguati, non voglio più sangue di tori, agnelli e capri… Smettete di fare il male e imparate a fare il bene! Ricercate la giustizia, soccorrete l’oppresso, fate giustizia all’orfano, difendete la vedova! Venite e discutiamo -dice il Signore- (Isaia 1:10-20).
È chiaro che in questa lettura profetica del racconto il punto focale fa riferimento al diritto applicato a popolazioni ferite nella loro dignità. È possibile che oggi siano le nostre comunità di fede a commettere lo stesso peccato dei capi di Sodoma e del popolo di Gomorra quando non usciamo nelle strade delle nostre città per garantire il diritto di ogni cittadino, indipendentemente dal suo orientamento sessuale. Il profeta Geremia nel ricordare questo evento dice: “…Ma tra i profeti di Gerusalemme ho visto cose orribili: sono adùlteri, vivono nella menzogna, si danno la mano con i delinquenti. E così nessuno si converte dalla propria malvagità! Per me tutti loro sono come Sodoma e Gomorra” (Geremia 23:14).
Molte volte, durante la dittatura militare in Argentina, abbiamo visto chi avrebbe dovuto alzare una voce profetica darsi la mano coi delinquenti e questo silenzio ha impedito di convertirsi a chi calpestava il diritto lasciando una scia di orfani dei quali si è appropriato e di vedove che fino ad oggi non accettano di essere consolate se prima non viene fatta giustizia e verità perché non vogliono continuare a vivere nella menzogna.
La dimensione sociale e la responsabilità di fronte alle popolazioni ferite nella loro dignità è il peccato di Sodoma e Gomorra. La posizione del profeta Ezechiele è ancora più chiara: “Questa è stata l’iniquità di tua sorella Sodoma: superbia, cibo in abbondanza e totale disinteresse. Oltre a questo lei e le sue figlie non hanno soccorso il povero e l’indigente, si sono insuperbite ed hanno commesso abomini in mia presenza. Per questo le ho respinte, come tu stesso hai visto” (Ezechiele 16:49-50).
Questa affermazione non è un anacronismo. L’abominio ha a che fare con aspetti sociali che ancora oggi gridano vendetta al cielo. La superbia di chi ha una ricca mensa a scapito della fame di molti, in società costruite nel completo disinteresse per le risorse di un ecosistema messo a totale rischio.
L’unica volta che Gesù di Nazareth nomina queste città non lo fa in relazione ad alcuna situazione sessuale ma a una situazione che è chiaramente connessa con l’ospitalità: “E se non vi riceveranno e non vorranno ascoltare le vostre parole, nell’andarvene da quella casa o da quella città, scuotete la polvere dai vostri piedi. Vi assicuro che nel giorno del giudizio Sodoma e Gomorra saranno trattate meno duramente di quella città” (Matteo 10:14-15).
Attualmente molte persone di orientamento omosessuale hanno dovuto scuotere la polvere dai loro piedi e abbandonare molte delle nostre comunità religiose perché non vogliamo ascoltare le loro parole né le parole che ci dicono diverse organizzazioni scientifiche che hanno eliminato dall’elenco delle malattie l’orientamento omosessuale poiché, dopo lunghe e appassionate discussioni, sono giunti alla conclusione che essa non possiede nessuno dei presupposti necessari per essere considerata una malattia.
La bibliografia dimenticata e nascosta
Quasi quindici anni prima che diventasse visibile la lotta per i diritti civili della popolazione gay e lesbica, a metà degli anni ’50, si infrangono i modelli e i paradigmi in base ai quali era stata considerata l’omosessualità. Questi parametri, che si erano creati nei secoli XI e XII, erano stati considerati un valido riferimento senza mai subire cambiamenti e senza essere rimessi in discussione né dalla comunità scientifica né dalle diverse scuole teologiche, indipendentemente dalla confessione a cui appartenevano.
Quando l’Inghilterra prende la decisione di cambiare la legge che criminalizzava l’orientamento omosessuale, il Parlamento britannico istituisce una commissione presieduta da Lord John Wolfenden e che nel 1957 produce quello che giustamente è noto come Rapporto Wolfenden [4].
Per la prima volta questa commissione stabilisce che il comportamento omosessuale privato tra adulti consenzienti non può essere considerato una trasgressione o un affronto criminale.
Tutti i suoi membri meno uno sono concordi nel ritenere che “l’omosessualità non può legittimamente essere considerata una malattia, perché in molti casi questo è l’unico sintomo e in altre aree è compatibile con una perfetta salute mentale”.
Queste indicazioni non trovarono facile applicazione visto che soltanto nel 1967 il Parlamento inglese modificò finalmente la legislazione che depenalizzò l’omosessualità invalidando, con molta difficoltà, ciò che era stato approvato nel 1533 da Enrico VIII. Come risultò estremamente complicato smontare un paradigma sociale, così lo è ancora il ricostruire ciò che in epoca prescientifica venne stabilito nel secolo XII. La commissione Wolfenden convocò tra gli eruditi anche dei teologi e dei pastori.
In questo contesto il canonico anglicano Derrick Bailey presentò uno studio dettagliato e completamente nuovo dei testi biblici utilizzati allora e ancora oggi, di cui si fa una lettura fondamentalista che ignora il contesto storico nel quale questi testi furono scritti, studio che consente di rompere con una lunga tradizione di stigma e di discriminazione. Risultato di questa ricerca è il libro “Omosessualità e tradizione cristiana occidentale” [5] nel quale l’autore critica l’uso di questi testi e dimostra che essi non hanno alcun rapporto con ciò che oggi definiamo orientamento omosessuale.
Passa in rassegna anche l’interpretazione che i Padri della Chiesa come anche i teologi dell’Alto e del Basso Medio Evo hanno dato di questi testi, arrivando fino al secolo XII della tradizione cristiana quando a suo giudizio si è consolidata la posizione tradizionale che conosciamo senza significative modificazioni. In seguito alla pubblicazione di questo lavoro il dibattito, favorevole o contrario a questi apporti, ha ruotato intorno ad essi. Purtroppo il testo non è stato tradotto in spagnolo.
Diversi anni dopo, nel 1976, la stessa interpretazione dei testi biblici che era stata data dalla tradizione cristiana riguardo alle interpretazioni teologiche attinenti all’omosessualità è accettata da un sacerdote della Chiesa cattolica romana dell’ordine dei Gesuiti, John McNeill.
Il suo libro dal titolo “La Chiesa di fronte all’omosessualità” [6] come quello di Bailey è diventato un’irrinunciabile opera di riferimento nel trattare questo argomento. La pubblicazione di questo studio ha avuto una storia complicata. Per anni la bozza del progetto è andata avanti e indietro dal Vaticano a New York, dove abitava l’autore. Furono suggerite varie modifiche che vennero discusse e accettate prima di essere approvate dalla Chiesa per la pubblicazione.
Il libro provocò un tale scalpore sia dentro che fuori la Chiesa che la Curia Romana andò in agitazione e subito proibì all’autore di tornare a scrivere o a parlare in pubblico dell’argomento. A grandi linee questo testo segue le affermazioni e le proposte di rilettura biblica del sacerdote anglicano. Sebbene questo testo sia stato prontamente tradotto in spagnolo, esso ha avuto una distribuzione limitata e non si è mai cercato di ristamparlo.
Il terzo libro, che va nella stessa direzione con un approccio rigorosamente scientifico a questo argomento, è l’opera di John Boswell, professore di storia medievale presso l’Università di Yale negli Stati Uniti.
Pur non essendo un sacerdote egli è il fondatore, nella Chiesa cattolica Romana, del movimento Dignity, che ha l’obiettivo di promuovere il pieno riconoscimento e l’incondizionata inclusione in questa Chiesa delle persone di orientamento omosessuale.
Questo studioso ha pubblicato nel 1982 “Cristianesimo, tolleranza sociale e omosessualità. I gay in Europa occidentale dall’inizio dell’era cristiana fino al secolo XIV” [7]. Questo studio, di maggior rigore investigativo sia dei testi biblici che dei documenti che portano alla costruzione teologica della Chiesa antica e medievale, ha meritato vari riconoscimenti accademici proprio per la serietà di questo lavoro.
Conclusione
Dobbiamo stare molto attenti agli anacronismi, perché stanno in agguato spiando chi divorare. Affermare che Seneca, per il solo fatto di essere nato nella penisola iberica, è spagnolo, è un grave errore perché il concetto di ciò che attualmente chiamiamo “spagnolo” si è creato, secondo l’opinione attuale, tra il secolo XVI e il XVII. Ugualmente, se definissimo Alessandro Magno una persona di orientamento omosessuale non renderemmo idea di ciò di cui stiamo parlando perché a quel tempo le persone non si riconoscevano come tali (omosessuali) né si classificavano in questo modo, perché la sessualità era vissuta secondo parametri che andavano ben oltre una bipolarità etero od omosessuale.
Dobbiamo anche riconoscere che i paradigmi biblici e teologici in base ai quali nel secolo XIV si prese corpo l’atteggiamento delle comunità cristiane verso l’omosessualità si sono sgretolati nel secolo XIX. Insistere con approcci ormai vecchi a questo argomento non significa essere fedeli alla tradizione ma è esattamente il suo tradimento.
Il contesto attuale si è modificato sia grazie agli apporti del mondo scientifico, culturale e sociale che agli strumenti dell’analisi biblica. È sorprendente come molte comunità cristiane, che in quasi tutti i temi hanno un approccio critico al testo e al contesto in cui i racconti biblici furono scritti, quando arrivano ai versetti applicati all’orientamento omosessuale tornano ad una interpretazione letterale e fondamentalista. Anche questo è un ostacolo che dobbiamo superare.
In questo breve cammino che abbiamo fatto insieme, cercando una miglior comprensione di un tema così poliedrico come è l’orientamento sessuale, la sessualità in generale e l’orientamento omosessuale in particolare, il suo rapporto col mondo scientifico contemporaneo e l’approccio moderno ai testi biblici, mi sono proposto come obiettivo quello di presentare nuovi punti di vista, fare chiarezza nella terminologia e far uscire dall’ombra quei testi che possono aiutarci ad essere veramente persone e comunità molto più ospitali con chi, per la sua identità sessuale e di genere, è stato ed è tuttora vittima dei roghi della nostra cecità religiosa.
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[1] Diccionario Enciclopédico Océano. Edición 1993. Barcelona. Volumen 1
[2] Idem. Mancino/a “Dícesi della persona che usa la mano o il piede sinistro per cose che la maggioranza delle persone fa con la mano o il piede destro. Pertinente o relativo alla mano sinistra. Figurativo e familiare: “Al contrario di come si dovrebbe fare”.
[3] Jennings, Theodore W. “The man Jesus loved. Homoerotic narratives from the New Testament” The Pilbrim Press. Ohio 2003
[4] The Wolfenden Report. Report of the Committee of Homosexual offense and Prostitution. Septiembre de 1957
[5] Bailey, Derrick Sherwin: “Homosexuality and the Western Cristina Tradition”. First Published 1955, Logman, Green and Co. Inc. London
[6] McNeill, John. “La Iglesia ante la Homosexualidad” Colección Relaciones humanas y sexología Nº 9. Ediciones Grijalbo, S.A. Barcelona. 1979
[7] Boswell, John: “Cristianismo, Tolerancia Social y Homosexualildad. Los gays en Europa occidental desde el comienzo de la Era Cristiana hasta el siglo XIV”. Muchnik Editores. Barcelona. 1992
Testo originale: Anacronismo, Biblia y homosexualidad