Avete condannato e ucciso il giusto (Giacomo 5,1-6)
Riflessione bibliche di Gianni Geraci*
Nel leggere questo brano di Giacomo come non ricordare a noi stessi che i ricchi di cui parla siamo proprio noi, che possiamo permetterci di stare seduti al caldo nelle nostre case, che abbiamo di che mangiare e di che sprecare tutti i giorni dell’anno, che possiamo muoverci senza problemi da un capo all’altro del nostro paese, che abbiamo un lavoro con cui ci permettiamo di acquistare ciò che è necessario, ciò che è utile, ciò che è inutile e anche ciò che è dannoso.I ricchi di cui parla Giacomo siamo noi perché la nostra ricchezza, il nostro benessere, la nostra tranquillità, sono costruiti in un mondo in cui ci sono miliardi di persone che non hanno un lavoro che dia loro un minimo sostentamento, persone che oggi non sanno se riusciranno a sfamarsi e a sfamare i loro cari, persone che non possono curarsi, persone che non sanno dove ripararsi per trovare un po’ di riposo, persone che sono costrette a lavorare duramente per salari da fame solo per dare la possibilità a noi ricchi, di consumare senza troppa spesa, il frutto della loro fatica.
Ha un bel dire l’autore della lettera di Giacomo che le nostre ricchezze sono marce, che i nostri tesori sono consumati dalla ruggine: se facciamo un esame di coscienza serio ci accorgiamo che quello che in realtà ci interessa davvero è poter mantenere il nostro tenore di vita senza essere disturbati troppo dalla miseria e dalla povertà di chi paga il nostro benessere. E magari pensiamo pure di essere dei bravi cristiani che credono in Dio! Ma le cose non stanno così: ogni forma di sfruttamento, ogni ingiustizia, ogni forma di disprezzo per i poveri e per chi vive nel bisogno è, di fatto, una scelta che bestemmia la presenza di Dio nei fratelli che soffrono, una negazione radicale della sua esistenza.
Se vogliamo continuare a dirci cristiani dobbiamo cambiare immediatamente mentalità e fare scelte concrete che ci permettano di condividere il nostro benessere e la nostra sicurezza con chi ne resta escluso.
Dobbiamo fare un serio esame di coscienza e chiederci quali sono le cose a cui possiamo rinunciare per costruire un piccolo tesoro da mettere a disposizione di chi ha bisogno.
Una volta accumulato questo piccolo tesoro non dobbiamo pretendere di conservarne il controllo, ma dobbiamo esercitare la nostra creatività (magari insieme ad altri) per trovare il modo migliore per trasformarlo in un aiuto concreto a chi ha bisogno. Perché se è vero quello che dice Giacomo, quando afferma che la ruggine che consuma le nostre ricchezze ci accuserà e divorerà la nostra carne, è altrettanto vero che il sollievo di quanti avremo aiutato ci aiuterò a trovare una giustificazione agli occhi di Dio.
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Lettera di Giacomo 5,1-6
E ora a voi, ricchi: piangete e gridate per le sciagure che vi sovrastano! Le vostre ricchezze sono imputridite, le vostre vesti sono state divorate dalle tarme; il vostro oro e il vostro argento sono consumati dalla ruggine, la loro ruggine si leverà a testimonianza contro di voi e divorerà le vostre carni come un fuoco. Avete accumulato tesori per gli ultimi giorni! Ecco, il salario da voi defraudato ai lavoratori che hanno mietuto le vostre terre grida; e le proteste dei mietitori sono giunte alle orecchie del Signore degli eserciti. Avete gozzovigliato sulla terra e vi siete saziati di piaceri, vi siete ingrassati per il giorno della strage. Avete condannato e ucciso il giusto ed egli non può opporre resistenza.
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* Gianni Geraci è nato nel 1959. Ha studiato in Cattolica e si è laureato in Statistica all’università di Padova nel 1984. Dopo aver partecipato attivamente alla vita di alcune associazioni cattoliche è entrato in contatto col Guado, il gruppo di cristiani omosessuali di Milano, di cui è attualmente un animatore ed anche il portavoce.