Basta coi farisei del nuovo millennio che usano i simboli della fede per fare politica!
Riflessioni di Massimo Battaglio
A un dato momento però basta! Uno può sforzarsi di essere imparziale, di non fare propaganda per un partito o contro un altro. Può addirittura convincersi a non fare politica, a credere che la politica non deve entrare in chiesa. Ma arriva il momento di dire basta!
Non è sopportabile che, nel nuovo millennio ormai inoltrato, a sessant’anni dal Concilio, a trecento da Pascal, l’ultimo dei nazionalisti pensi di usare la fede cristiana come strumento di potere. E’ una posizione coerente con il suo modo di intendere la politica ma non col buon senso. Nè tantomeno con la fede, menché col messaggio di Cristo.
“Rendete a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio”
non l’ho inventata io. E’ una massima che compare in tutti i vangeli sinottici (Mt 22,21; Mc 12,17; Lc 20,25). Roba seria, caro ministro Salvini. Così come è roba seria il motto:
“Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio” (Mt 7,21)
E qui non ci siamo proprio. Perché la volontà del Padre non è quella di “difendere i confini nazionali”, ma casomai di gettare ponti tra i popoli. Non è di promuovere la “legittima difesa” ma di abolire la violenza. Gesù ha perdonato i peccati ma non ha condonato l’evasione fiscale. Non fatto pagare più tasse a chi si occupa di volontariato ma ha “ricolmato di beni gli affamati e ha rimandato i ricchi a mani vuote” (Lc 1,53).
Per tornare a temi a noi più vicini, Gesù non ha mai parlato della “Famiglia (con una F più maiuscola possibile) fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna”. Non si è mai scagliato contro “il genitore 2”. Ha semplicemente parlato di famiglie. La sua famiglia, quella con cui ha celebrato la Pasqua, era formata da sua madre, da una dozzina di amici scappati da casa e da un paio di donne chiacchieratissime. Mica è stato a guardare se erano sposati in chiesa per dargli il “bonus”. Ha consegnato loro la prima Chiesa. E’ diverso.
E’ perfettamente legittimo che un politico laico abbia altre idee. Ma non dica che corrispondono al Vangelo. Non chiami Dio in soccorso di una politica fondata su valori totalmente mondani. Questo è “nominare invano il nome di Dio”, cioè contravvenire al secondo comandamento.
Sono stufo di chi fa finta che i dieci comandamenti si riducano al sesto: “non commettere atti impuri“. Intanto perché, tra gli atti impuri, non vedo inclusa la pedofilia, la violenza sulle donne (che “se la sono cercata”), il cambiare compagne di letto come si cambia una casacca (militare). Solo, sempre, ostinatamente, amare persone del proprio stesso sesso. Attendo con terrore il momento in cui verrà definito impuro anche l’amore tra persone di etnia diversa.
E poi perché i comandamenti sono anche altri. Uno di quelli più importanti è “non rubare”, e non aggiungo commenti. Un altro è “non uccidere”, e Gesù ci dice che va inteso in senso lato: non degradare mai la vita di un tuo fratello. Poi c’è “non dire falsa testimonianza” … ce n’è una quantità!
Allora ripeto: basta! Non mi si chieda di essere imparziale, di non piegare il Vangelo alle mie ideologie. Io, il Vangelo, quello vero, lo difendo.