Basta nascondersi! Vi racconto la mia vita
Testimonianza di Cristiano del Gruppo Emmanuele di Padova
Mi chiamo Cristiano, sono nato nel 1968 ed sono vissuto fino all’età di 27 anni in Toscana con i miei genitori. Qui ho studiato e mi sono laureato in ingegneria.
La mia è stata un’infanzia felice anche se ho sofferto di un rapporto molto conflittuale col mio babbo. Non sempre, però. i ricordo quando da piccolo mi raccontava le fiabe e mi addormentava accarezzandomi la testa. Era molto bello.
Poi qualcosa si è rotto: probabilmente a causa della nascita di mia sorella ho sviluppato una forte gelosia e mi sono trasformato (probabilmente per un bisogno di considerazione ed approvazione) in un mezzo ometto. Autosufficiente, bravo a scuola, tranquillo.
Però, come ho rinfacciato più tardi ai miei, con una sete di un loro contatto fisico che mi è mancato per tanti anni. Mia mamma è invece stata il punto di riferimento per tante, tante cose. E’ stato con lei che ho parlato per la prima volta del mio sviluppo. Anche con lei ho vissuto, nell’adolescenza, un momento di forte conflittualità.
Oserei dire normale, visti l’età e i caratteri che abbiamo. Devo ammettere che ho sempre avvertito latente la necessità di proteggerla. Da giovani si gioca, si scherza e si fanno esperienze in cui , come sempre, si scopre qualcosa di noi. Mi ricordo che mi piaceva molto quando mio cugino S. mi abbracciava e mi baciava sul collo.Poi c’è stato un periodo di netto rifiuto di questo gioco.
Fu quando mia cugina B. stigmatizzò certe cose come DA FINOCCHI. Ricordo come fosse adesso il ribrezzo in quella frase e la vergogna che provai.
Gli anni dell’adolescenza sono stati per me di grossa lotta. Non sapevo chi ero, vedevo i miei coetanei prendersi le loro naturali cotte per le ragazze.
Ed io non soltanto non provavo niente di simile ma, per di più, avvertivo spesso una straordinaria attrazione proprio per i miei amici di allora. La società condannava come viziosi certi atteggiamenti ed io vivevo nell’angoscia di provare sentimenti o pulsioni che non potevo rivelare,anche per non tirarmi addosso il giudizio negativo degli altri.
A completare la miscela esplosiva è stata anche la mia fede di allora: sì perché, da ragazzo desideroso di seguire la via tracciata da Gesù, mi sono trovato di fronte le idee e le affermazioni del magistero della Chiesa che bollavano l’omosessualità prima come contro natura, poi in seguito, ammorbidendo (ma non troppo) il giudizio, come disordine oggettivo.
Vivevo in un profondo stato di tensione. Cercai perfino di instaurare una relazione amorosa con una ragazza, ma la cosa si risolse in una grande frustrazione:non riuscivo a dimostrare di essere un uomo.
Caddi nella disperazione e fu così, non so con quale forza, che parlai per la prima volta coi miei di quello che sentivo di diverso in me. Avevo circa 19 anni. Mi portarono da una psicologa. In tre sedute era già finito tutto.
Anche per causa mia, lo ammetto: mi metteva una profonda ansia il pesare economicamente sui miei per questa “cura”. Dovevo ritornare l’inossidabile Cristiano di una volta. Così ritornai, un po’ bastonato ma ancor più motivato, nel gruppo giovani dell’oratorio.
Fu allora, proprio nel gruppo della parrocchia, che mi aprii per la prima volta ad un ragazzo. Lo ricordo come ora, si chiamava A. ed era solo di due anni più piccolo di me. Parlavamo spesso di varie cose. Era un ragazzo intelligente e solare. Un giorno eravamo da soli e, riferendosi a me,mi confessò che mi stimava molto e percepiva come bella la mia parte dolce-maschile (lui la chiamò femminile).
Questa confessione ebbe per me un grande effetto. Qualche mese dopo, a seguito di vicende in cui non voglio dilungarmi, gli confessai che mi ero innamorato di lui.
Frequentavamo entrambi due ragazze ma ciò non ci impediva di vederci ed apprezzare il tempo insieme. Una sera, in camera sua, lo baciai tre volte. E’ stata una delle più grandi emozioni della mia vita.
Avevamo scoperto una forte attrazione l’uno verso l’altro. Un desiderio di stare insieme che univa armoniosamente sia il corpo che la mente. Di lì a poco, però, le paure ed i tormenti interiori di entrambi ci avrebbero allontanati definitivamente.
In seguito sono stato per ben due anni con una ragazza. Una musicista, incantevole e intelligente. E’ stato un rapporto in cui ho creduto tanto: costituì un atto di volontà senza precedenti per me. Purtroppo la storia finì perché mi resi conto che, da parte sua, non c’era abbastanza amore.
Di lì ad un anno conobbi un altro ragazzo, G., più piccolo di me. Fu molto bello con lui. Eravamo pappa e ciccia, ci punzecchiavamo e ascoltavamo per ore. Con lui ho avuto le prime esperienze complete ed è stato bellissimo. Perché a nostro modo ci amavamo e ci rispettavamo.
Io però continuavo ad essere preda di forti sensi di colpa. La sera ci vedevamo e stavamo bene insieme. Il giorno dopo lo cercavo per dirgli che quello che avevamo fatto era sbagliato. Che razza di casino non accettarsi!
Tutto andò avanti con questo tira e molla per circa due anni. Poi avvenne un patatrac: i miei scoprirono alcune lettere che mi aveva spedito G., da cui si capiva benissimo che tra noi non c’era solo una semplice amicizia. SUCCESSE UN FINIMONDO.
La mia famiglia fu attraversata da un vero terremoto emotivo ed io caddi in depressione. Mi ci sono voluti circa due anni per ristabilire un umore adeguato e per poter prendere finalmente in mano la situazione : non sapevo perché, non sapevo per quale fine ma ero omosessuale. Questa era la verità.
In quegli stessi due anni feci il servizio civile e mi laureai. Decisi che uscire di casa era per me una scelta giusta. Con in mano il primo contratto di lavoro mi trasferii al nord. Ho abitato per qualche mese in provincia di Varese e poi per quasi tre anni a Magenta.
Qui ho conosciuto G. 2, l’allora presidente del Guado (il primo gruppo di gay credenti che conobbi). Con lui sono stato ad Agape nel 1996.
Lassù ho conosciuto D., con cui sono stato insieme quattro anni. Poi differenza di carattere, problemi, desideri diversi, ci hanno fatto prendere strade differenti. Sono stato quasi due anni uccel di bosco.
Poi due incontri importanti: A. (un cuoco di Verona che purtroppo si trasferì all’estero), ed Al., impegnato in politica , con cui sono rimasto per due anni e mezzo.
A 39 anni vivo la mia vita un po’ meno sognatore di una volta. Non so se l’amore arriverà nuovamente, mi piacerebbe molto. Ma vorrei che stavolta fosse la volta buona.
Ci sono voluti anni prima che accettassi questo mio non comune modo di sentire. Ci sono stati momenti difficili, anche con i miei quando hanno preso atto della mia scelta.
Una scelta controcorrente, secondo loro non facile e rischiosa (basti pensare alle discriminazioni, agli ambienti poco rassicuranti che i mass media stessi dipingono come l’ambiente omosessuale).
Ma che in fondo per me era una scelta obbligata: o accettavo di essere come ero (nella mia verità) oppure lo rinnegavo (restando nella falsità).
Ho cercato di seguire la prima strada senza rinnegare i miei valori ed i miei principi. Provando invece a fare una sintesi tra quello che è il mio modo di vivere le relazioni di ogni genere ed la mia ricerca del giusto e del vero, nel modello di Gesù Cristo.
Sto ancora camminando, la strada è lunga ed interminabile. Quante cose ancora da fare, da capire, da cambiare… prima di tutto in me! Però una grande gioia è stata quella di trovarmi in compagnia di tanti altri che, come me, hanno avuto il coraggio di vivere la propria diversità. Con dignità. Con curiosità. Con apertura.
E soprattutto con la consapevolezza di essere amati così, per quello che siamo, dal Dio-con-Noi, L’Emmanuele.