Beato te se oggi sei tra quelli “condannati dalla Legge” (Luca 7, 36-50)
Riflessione di don Cristiano Mauri pubblicata sul sito labottegadelvasaio.net il 9 febbraio 2015
“Uno dei farisei invitò il Signore Gesù a mangiare da lui. Egli entrò nella casa del fariseo e si mise a tavola. Ed ecco, una donna, una peccatrice di quella città, saputo che si trovava nella casa del fariseo, portò un vaso di profumo; stando dietro, presso i piedi di lui, piangendo, cominciò a bagnarli di lacrime, poi li asciugava con i suoi capelli, li baciava e li cospargeva di profumo. Gesù disse a lei: «I tuoi peccati sono perdonati». Allora i commensali cominciarono a dire tra sé: «Chi è costui che perdona anche i peccati?». Ma egli disse alla donna: «La tua fede ti ha salvata; va’ in pace!»”. (Luca 7, 36-38.48-50).
Entra coi capelli sciolti, portando un vaso di profumo. Circa la sua professione non ci sono dubbi. I capelli così li portavano solo le prostitute. Erano considerati un’arma di seduzione tale che a una donna sposata bastava svelarli in pubblico per essere ripudiata dal marito. Il massaggio con l’unguento profumato era specialità che le professioniste regalavano ai clienti. Senza dire una parola che giustifichi la sua presenza, piange lacrime più di gratitudine che di pentimento. Quella di chi finalmente abbraccia l’Amato che cercava da tempo. Si dedica ai piedi di Gesù, proprio quelli che biblicamente hanno un fortissimo simbolismo sessuale. Li bacia, li sfiora, li accarezza. Anzi, stando alla lettera del testo, li “palpa sensualmente” (apto, il verbo greco usato da Luca per indicare il gesto della donna richiama direttamente gli atti sessuali). Più che equivoci, i suoi gesti sono espliciti. Forse è il solo linguaggio che conosce.
Può essere che anche lei, come molte sue “colleghe”, sia stata abbandonata neonata ai margini del villaggio, raccolta dai mercanti di schiave e venduta poi come prostituta ancora bambina. Le figlie non erano gradite a quel tempo e quando erano più di una, ce ne si liberava senza troppi scrupoli. Finivano col non sapere né potere far altro che quello, senza alcuna speranza di uscirne. Nessuno sposava donne di quel genere e, una volta iniziato, le possibilità erano solo due: vivere di accattonaggio o continuare a “fare la vita”. Ma Lui non è un cliente.Lui è la Misericordia senza limiti né confini, senza barriere né pregiudizi, senza pretese né condizioni. Lei Lo aveva sentito, Gli aveva creduto, Lo aveva scelto. La donna vede la Misericordia di Dio venirle incontro e di slancio la accoglie concedendosi interamente ad Essa in un gesto che ha lo spessore altissimo della fede e l’intensità umana di un amplesso appassionato. Viene a raccogliere solo ciò che nelle parole e nelle opere di quell’uomo, impregnate di compassione e pazienza, aveva udito come promessa. Sa che Lui e la Sua salvezza sono venuti apposta per lei: senza indugio, senza vergogna, in piena libertà e fiducia se li prende.
Lo fa come può, come le riesce, come sa. Gesti che agli occhi della gente appaiono provocazioni sensuali, fuori posto e sconvenienti, agli occhi del Maestro hanno il sapore di un atto quasi sacramentale: l’incontro della Grazia con chi ad essa si affida. Non importa come, non serve chiedersi per quanto, perfino il perché sembra passare in secondo piano: conta che lei sia lì, che cerchi Lui, che creda alla Misericordia. Non ci sono parole di ripensamento, ammissioni di peccato, promesse di revisione di vita da parte della donna. Lui, peraltro, nemmeno li chiede. In fondo non servono: in quella consegna totale e fiduciosa all’Amore c’è tutto quel che occorre per la salvezza. D’altronde non è il pentimento ad accendere la Misericordia, né le promesse di ravvedimento a meritare il Perdono. Piuttosto il contrario.
La Compassione di Dio sta prima e oltre ogni nostro agire ed essere, buono o malvagio. Come un dono offerto a chiunque lo voglia cogliere, comunque lo voglia prendere. Gesù lascia fare. Lui e la donna sembrano parlare lo stesso linguaggio. Simone, invece, no. Il fariseo alla Pietà di Dio non crede. In effetti lui, che si sente “già a posto così”, di quella Grazia non sente alcun bisogno. Paradossalmente, il fariseo, il solo ad essere a posto, finisce con l’essere l’unico a sentirsi fuori posto e a disagio in quello spazio di comprensione e perdono aperto da Gesù.
La donna, invece, è nella beatitudine e nell’agio sereno di chi si sente definitivamente a casa propria. Di quella Misericordia fa la sua dimora, una volta per tutte. Ed è così compiuto il suo stabilirsi in Cristo, che non si sente imporre da Lui alcun cambiamento di vita. Forse Gesù evita di farlo sapendo quanto poteva essere difficile abbandonare definitivamente quella vita.
Ma, è più bello credere che, dopo aver visto quella donna entrare a piedi uniti nel Regno della Misericordia, era certo non ne sarebbe più uscita. Perfino nel caso in cui le circostanze della vita, le necessità materiali o le debolezze umane l’avessero ricondotta a quella schiavitù chiamata mestiere.
Le mani, la bocca, i capelli della donna dovevano avere il calore, il sapore, l’odore di un per sempre.
Convertirsi al Vangelo è correre ad afferrare la Misericordia di Dio una volta per tutte, lasciandosi totalmente afferrare da Essa, credendoLa più grande e più potente di qualsiasi peccato commesso e più tenace di qualsiasi cattiva condotta da cui ci si è lasciati catturare. Beato te se oggi piangi perché sei di quelli “condannati dalla Legge”, perché qualcuno ti accusa di esserlo, perché senti i tuoi peccati puntarti il dito contro: il Regno della Consolazione è tutto per te. Prenditelo.
Trova i tuoi gesti, i tuoi modi, le tue parole e con la stessa ammirevole e nobilissima sfrontatezza di quella donna, grida anche tu il tuo per sempre alla Compassione di Dio. Lo vedrai lasciarti fare, compiaciuto, ammirato e fiero. Beato pure Lui.