Benedetto colui che viene nel nome del Signore! (Matteo 21:1-11)
Riflessioni bibliche* di Leah Lewis, Jill Marshall e Shively T. J. Smith tratte dal progetto Out in Scripture (Stati Uniti), del gennaio 2008, liberamente tradotte da Giacomo Tessaro
Le due letture proposte per la Domenica delle Palme, il Salmo 117 (118):1-2, 19-29 e Matteo 21:1-11, ci presentano l’immagine di una grandiosa entrata in città tra due ali di folla che rendono grazie, cantano e agitano rami. Il collegamento tra i due passi è offerto dalla citazione del salmo da parte di Matteo: “Benedetto colui che viene nel nome del Signore” (versetto 26: Matteo 21:9). Storicamente questo salmo era l’ultimo dei salmi del Hallel cantati durante la festività giudaica di Pesach. L’utilizzo di questo salmo riflette la celebrazione di Pesach e il ricordo collettivo della liberazione del popolo di Dio dalla schiavitù e dall’oppressione.
– Vi sono delle “celebrazioni” inaspettate nella memoria collettiva della vostra congregazione e della comunità LGBT che mettono in risalto le azioni liberatrici di Dio?
Eppure la stranezza della scena matteana non è mitigata dal suo collegamento con il salmo. Vediamo Gesù che cavalca un asino e un puledro in mezzo a una grande folla di credenti che grida “Osanna al figlio di Davide! Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Osanna nel più alto dei cieli!” (versetto 6). Solo dei credenti possono immaginare e venerare questo uomo umile su due miti mammiferi. Solo dei credenti possono comportarsi con una tale rumorosa esuberanza di fronte a un Re così povero materialmente.
Da un punto di vista intellettuale questo quadro dà veramente un’impressione ironica e incongruente. Ma questi credenti, analogamente al salmista del Salmo 117 (118), danno prova di una consapevolezza sicura ed euforica che il loro Messia è arrivato. I due passi si riferiscono all’entrata del Re per la festa e alla celebrazione della bontà del nostro Signore. Ci viene dato un assaggio della natura liberatoria degli atti di lode e di culto, che è essenzialmente una autentica esperienza olistica somatica/corporea. Cosa interessante, la nostra “rettitudine” o la mancanza della stessa non sembrano essere un ostacolo alla lode e all’adorazione.
Noi cristiani siamo spesso fuori strada quando pensiamo che essere liberi dalla colpa o dal peccato sia condizione essenziale per relazionarci con la Divinità. Possiamo chiederci chi, tra la folla di Matteo 21 e i partecipanti alla liturgia nel Salmo 117 (118), fosse veramente retto e mite. Solo Dio sa e giudicherà rettamente. Il peccato, reale o percepito come tale, non preclude la capacità di avvicinarsi a Dio. Al contrario, il peccato fornisce innumerevoli ragioni per cercare il volto di Dio, la sua grazia e la sua misericordia.
– In che modo gli stereotipi hanno impedito a voi, alla comunità LGBT e alla vostra comunità di fede di cercare e lodare Dio? Vi sono delle maniere costruttive per superare tale stigma negativo?
In definitiva, la comunità del salmista e la comunità che circonda Gesù si raduna per assistere alla loro entrata con gioia e rendimento di grazie. L’entrata di Gesù però causa un’altra reazione agitata (versetto 10). L’intera città di Gerusalemme è letteralmente scossa ed eccitata. Questa reazione mette in moto gli eventi che porteranno alla morte di Gesù. L’entrata di un individuo che rappresenta la resistenza e la liberazione ispira due reazioni naturali: rendimento di grazie per alcuni, agitazione per altri.
– In che modo possiamo essere i catalizzatori della resistenza e della liberazione e in che modo ci prepariamo alla doppia reazione di ringraziamento e agitazione?
.
La nostra preghiera
Forse la preghiera, la riflessione più appropriata è il passo di oggi tratto dal libro dei Salmi. Mentre pregate e meditate sul Salmo 117 (118) chiedete a voi stessi: “In che modo il cammino di Gesù verso la missione e la vittoria mi infonde coraggio per la missione della mia vita?”.
.
Salmo 117 (118):1-8; 14-17
Alleluia.
Celebrate il Signore, perché è buono;
perché eterna è la sua misericordia.
Dica Israele che egli è buono:
eterna è la sua misericordia.
Lo dica la casa di Aronne:
eterna è la sua misericordia.
Lo dica chi teme Dio:
eterna è la sua misericordia.
Nell’angoscia ho gridato al Signore,
mi ha risposto, il Signore, e mi ha tratto in salvo.
Il Signore è con me, non ho timore;
che cosa può farmi l’uomo?
Il Signore è con me, è mio aiuto,
sfiderò i miei nemici.
È meglio rifugiarsi nel Signore
che confidare nell’uomo.
Mia forza e mio canto è il Signore,
egli è stato la mia salvezza.
Grida di giubilo e di vittoria,
nelle tende dei giusti:
la destra del Signore ha fatto meraviglie,
la destra del Signore si è innalzata,
la destra del Signore ha fatto meraviglie.
Non morirò, resterò in vita
e annunzierò le opere del Signore.
.
* I passi biblici sono tratti dalla Bibbia di Gerusalemme/CEI
.
Testo originale: Ash Wednesday, Lent and Easter through Pentecost Sunday Year A