Bibbia e omosessualità. Discutiamone insieme
Riflessioni del pastore Enric Capò tratte da Lupa protestante (Spagna) del dicembre 2010, liberamente tradotte da Dino
Una prima lettura della Bibbia ci porta alla conclusione che in essa ci troviamo di fronte ad una condanna assoluta dell’omosessualità. Nell’Antico Testamento incontriamo passaggi molto forti che proibiscono energicamente le relazioni sessuali tra uomini, ed arrivano addirittura a punirle con la pena di morte.
“Se qualcuno si avvicina ad un altro uomo come si fa con una donna, commette una grande perversione; entrambi devono essere messi a morte” (Levitico 20,13).
Non è quindi strano che molti cristiani siano totalmente contrari a questa pratica sessuale e che qualcuno arrivi ad applicare la pena prevista dal libro del Levitico.
Negli Stati Uniti sono migliaia le vittime del fanatismo religioso contro gli omosessuali. Ricordo alcune fotografie, che mi hanno mostrato, della scena dell’assassinio di un omosessuale.
Era stato ucciso nella sala da pranzo della sua casa, e su una delle pareti della stanza in cui si trovava il cadavere, si poteva vedere scritta a mano la citazione di Levitico 20,13. Quasi che questo potesse giustificare tutto quanto.
Siamo arrivati alla stessa conclusione quando abbiamo letto il Nuovo Testamento. La prima lettura dei passaggi di Romani 1,26-27, e di altri simili (1 Co 6,9; 1Tim 1,8-10; Gd 1,7), ci confermano la condanna delle relazioni omosessuali: “Cosicchè Dio li ha abbandonati alla mercè di passioni vergognose.
Le loro donne cambiano il naturale uso del sesso e si dedicano a pratiche innaturali. E allo stesso modo gli uomini cessano le relazioni naturali con la donna e si accendono di desiderio gli uni con gli altri. Uomini con uomini compiono azioni infamanti, e ricevono nel loro proprio corpo il castigo che il loro errore merita”.
I passaggi sono tanto chiari ed espliciti che sembra non lascino spazio all’accettazione di qualunque pratica omosessuale. Senza dubbio, una seconda lettura degli stessi testi, più pacata e meticolosa, ci fa sorgere dei dubbi riguardo alle conclusioni alle quali siamo arrivati con la prima lettura.
Il primo dubbio si riferisce all’interrogativo se il passaggio del Levitico riguardi noi cristiani. Si deve considerare che i versetti del Levitico che abbiamo citato appartengono alla parte le libro chiamata “Codice di Santità” (Cap. 17-26) nella quale si danno istruzioni al popolo di Israele, istruzioni che noi cristiani non ci sentiamo obbligati ad osservare.
Per esempio, diverse proibizioni alle quali non diamo importanza: mangiare sangue, che rende meritevoli di essere eliminati dalla propria gente (17,10), seminare un campo con due tipi di sementi o portare vestiti fatti con due diversi tessuti (19,19), tagliarsi i capelli in tondo o accorciarsi la barba (19,27), mangiare un animale morto o che sia stato sbranato dalle bestie feroci (22,8) ecc.
Dall’altro lato viene permesso – cosa che noi non accettiamo – di comprare e vendere schiavi (25,44-46), o di punire con la morte il blasfemo (24,14). Tra tutte queste proibizioni c’è anche quella di “unirsi ad un maschio come si fa con una donna”. In cosa sono diversi questi divieti?
Dobbiamo rispettarli tutti quanti, o al contrario dimenticarli considerandoli questioni che si riferiscono ad un detrminato popolo e ad una determinata epoca, ma che non riguardano noi?
Il secondo dubbio consiste in questo: noi che viviamo nel XXI secolo stiamo parlando lo stesso linguaggio della Bibbia e diamo lo stesso significato alle parole? Sia nei passaggi dell’Antico Testamento che in quelli del Nuovo, la proibizione di rapporti sessuali tra uomini riguarda la situazione di uomini malvagi che corrompono la creazione.
Senza alcun dubbio si riferisce ad uomini eterosessuali che “siccome non hanno interesse a conoscere Dio, Dio stesso li ha abbandonati alla mercè di una mente pervertita che li costringe a fare ciò che non devono.
Sono ricolmi di ingiustizia, perversità, cupidigia, malvagità; sono invidiosi, assassini, truffatori, malintenzionati, ecc. (Romani 1,28-29).
Quindi la pratica dell’omosessualità si colloca nel contesto dei vizi sessuali e della corruzione dei costumi.
Così, nel passaggio di 1 Corinzi 6, gli omosessuali sono condannati insieme ai fornicatori, agli idolatri, agli adulteri, ai ladri, ai bevitori, ecc. Anche nel passaggio di 1 Timoteo 1,8-10 vengono assimilati ai parricidi e ai matricidi, ai fornicatori, ai mentitori e agli spergiuri, ecc. E così in altri passaggi.
Potremmo concludere che nella Bibbia viene condannata la promiscuità sessuale e tutto il comportamento vizioso, sia omo che eterosessuale, ma che in nessun passaggio è contemplata la possibilità di amore e fedeltà tra persone dello stesso sesso.
Io credo che questo debba essere superato e tenuto in considerazione nella nostra seconda lettura della Bibbia. Poichè nè nell’Antico nè nel Nuovo Testamento si parla dell’omosessualità per quello che essa è realmente: una particolarità della natura che non ha nulla a che vedere con le perversioni sessuali citate nella Bibbia1.
L’omosessuale non è un vizioso che deve essere castigato, come invece è stato considerato nel corso della storia, ma un essere umano che affettivamente e sessualmente si comporta in modo diverso a quelli che chiamiamo eterosessuali.
Pertanto è totalmente ingiusto applicare i passaggi che abbiamo citato a quegli uomini e donne che, pur essendo dello stesso sesso, si sentono attratti tra loro, si innamorano, si amano e decidono di vivere uniti nella fedeltà “fin che morte non ci separi”.
Questo non è perversione, nè vizio, ma un’altra forma di amare, certamente atipica, ma non per questo meno lecita nè meno degna di rispetto.
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1 L’omosessualità è un orientamento sessuale e si definisce come l’interazione o l’attrazione sessuale, emozionale, sentimentale e affettiva verso individui dello stesso sesso (Wikipedia)
Testo originale: Biblia y Homosexualidad