La Bibbia racconta una storia di inclusione (Giovanni 10:7-16)
Riflessioni bibliche* di Austen Hartke** pubblicate sul suo sito personale (Stati Uniti) il 16 aprile 2019, liberamente tradotte da Maria Alessia Nanna
Lo scorso febbraio ho avuto l’onore di essere invitato a tenere un’omelia presso la Chiesa luterana di Elk River, in Minnesota. Erano in corso una serie di sermoni su come leggere la Bibbia, mi hanno chiesto di scegliere un tema ricorrente nelle Scritture; ovviamente ho scelto l’inclusione!
Giovanni 10:7-16
Perciò Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità vi dico: io sono la porta delle pecore. Tutti quelli che sono venuti prima di me sono stati ladri e briganti, ma le pecore non li hanno ascoltati. Io sono la porta; se uno entra per mezzo di me, sarà salvato; entrerà, uscirà e troverà pascolo. Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; ma io sono venuto affinché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza. Io sono il buon pastore; il buon pastore depone la sua vita per le pecore. Ma il mercenario, che non è pastore e a cui non appartengono le pecore, vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge; e il lupo rapisce e disperde le pecore. Or il mercenario fugge, perché è mercenario e non si cura delle pecore. Io sono il buon pastore, e conosco le mie pecore e le mie conoscono me, come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e depongo la mia vita per le pecore. Io ho anche delle altre pecore che non sono di quest’ovile; anche quelle io devo raccogliere, ed esse ascolteranno la mia voce, e vi sarà un solo gregge e un solo pastore.
Buongiorno a tutte e tutti! Questa mattina vorrei cominciare raccontandovi una storia di quando ero bambino. In realtà non ricordo questo episodio, ma è quel genere di storie che i tuoi genitori raccontano così tante volte che entrano a far parte dei miti e delle leggende di famiglia.
Dovevo avere circa tre anni e, a quanto raccontano, un giorno mia madre entrò nel soggiorno e mi vide mentre saltavo su e giù dalla nostra grande poltrona blu.
Si rivolse subito a me chiamandomi con il mio nome completo, e disse: “Smettila di saltare su e giù da quella poltrona!”. Io obbedii, e mia madre tornò nel suo ufficio. Dieci minuti dopo, mia madre sentì un rumore cigolante e ripetuto dal soggiorno, si alzò e tornò nel soggiorno, dove mi trovò a saltare su e giù da una poltrona verde più piccola. “Cosa ti ho appena detto??” mi chiese, in parte arrabbiata e confusa sul perché non la ascoltavo. E a quanto pare, io smisi di saltare giusto il tempo di indicare il lato opposto della stanza e dire: “Mi hai detto di smettere di saltare su QUELLA poltrona!”.
Da allora mia madre ha sempre detto scherzando che, con un simile occhio per i cavilli, da grande sarei diventato un avvocato.
Alla fine, però, non ho studiato legge: sono andato in seminario, sorprendendo quasi tutte le persone che mi conoscono, perché per l’intera adolescenza e i primi anni della mia vita adulta avevo provato dolore e frustrazione a causa della versione del cristianesimo con cui ero cresciuto, che non sosteneva le persone LGBT.
Ora, dopo il seminario, e in quanto persona apertamente bisessuale e transgender, trascorro molto tempo a parlare con altre persone della Bibbia e del modo in cui recepiamo le regole e le istruzioni che vi troviamo.
Quando parlo in chiese e organizzazioni che non conoscono le questioni LGBTQ+, uno dei primi punti che la gente solleva sono i versetti che storicamente sono stati utilizzati contro le persone di diverse sessualità e identità di genere. Noi chiamiamo quei versetti “i versetti-bastone”, perché spesso vengono usati come arma per costringere le persone LGBTQ+ al silenzio o alla sottomissione.
Ma, come avrete appreso durante questa recente serie di sermoni con il pastore Nathan, la Bibbia non è un blocco testuale unitario, realizzato nella stessa epoca, nello stesso luogo e con un significato che non cambia mai nel corso del tempo!
Dato che noi cristiani non seguiamo ogni singola regola e suggerimento della Bibbia, abbiamo dovuto trovare dei modi per capire quali parti della Bibbia possano essere le più importanti o rilevanti per noi.
Uno dei modi che abbiamo escogitato è quello di chiederci se un certo argomento nella Bibbia è specifico e compare solo una volta o due, o se viene ripetuto più volte nell’intero canone delle Scritture. Quando leggiamo la Bibbia, può essere d’aiuto cercare temi ricorrenti.
Come nella storia di prima, quando mia madre entra nella stanza la prima volta e mi dice di non saltare “su quella poltrona”, ho la certezza che non devo saltare su quella specifica poltrona, ma avrò dubbi per quanto riguarda le altre poltrone. Invece, quando mia madre entra la SECONDA volta e mette in chiaro che intende TUTTE le poltrone, si crea uno schema che ci offre più chiarezza.
Cerchiamo di capire meglio questo schema esaminando tre esempi diversi, tutti dal 19° capitolo del libro del Levitico. Cominciamo con Levitico 19:23, che dice che non bisogna mangiare il frutto di un albero da frutta per i primi tre anni da quando è stato piantato.
Se cerchiamo nel resto della Bibbia le regole riguardanti gli alberi, non troviamo altri riferimenti a questa storia dei tre anni: è un esempio di un argomento della Bibbia che compare una volta sola.
Il secondo esempio viene dal Levitico 19:9, che dice: “Quando mieterete la messe della vostra terra, non mieterai fino ai margini del tuo campo e non raccoglierai le spighe lasciate indietro del tuo raccolto”. Il versetto successivo applica le stesse regole all’uva dei vigneti, e spiega che queste parti del campo vanno lasciate a persone povere e immigrate.
Esaminando il resto della Bibbia, vediamo che questa regola ritorna un paio di volte; gli esempi più memorabili sono quello nel libro di Ruth, dove Ruth incontra suo marito Boaz, uno straniero, mentre questi raccoglie spighe nel suo campo, e Matteo 12, quando Gesù e i suoi discepoli prendono del grano per mangiare dal margine di un campo durante il sabato.
Quindi è chiaro che c’è un tema ricorrente nella Bibbia riguardo il fatto di lasciare del cibo nei campi per chi ne ha bisogno, ma in un certo senso è un tema di media importanza. È rilevante, ma probabilmente non lo inserireste in una lista dei dieci insegnamenti fondamentali della Bibbia.
Il terzo esempio è tratto da Levitico 19:4, che dice “Non rivolgetevi a idoli e non fatevi degli dèi di metallo fuso. Io sono l’Eterno, il vostro Dio”. Ora, sappiamo che questo è molto importante, giusto? È uno dei Dieci Comandamenti, santa pace! Venerare idoli e altri dèi è una delle difficoltà in cui gli israeliti inciampano più spesso in tutto l’Antico Testamento o Bibbia ebraica, e continua ad essere un tema rilevante in tutto il Nuovo Testamento e anche al giorno d’oggi, nonostante i nostri idoli siano cambiati nel tempo.
Sicuramente possiamo inserire “non venerare altri dèi” in una lista dei dieci temi più importanti della Bibbia.
Ho preso tutti questi esempi dal Levitico per due motivi. Primo, perché molti dei versetti usati contro le persone LGBTQ+ provengono da questo libro e dal successivo, il Deuteronomio, perciò volevo esaminare alcuni degli argomenti che hanno la stessa collocazione.
Secondo, perché a parte i versetti sulla sessualità e il genere, noi cristiani e cristiane tendiamo a trascurare questi libri della Legge, in quanto non rilevanti per noi. Leggiamo quei versetti sugli alberi da frutto e i margini dei campi e diciamo: “Gesù ha abolito tutta questa roba, per cui non dobbiamo preoccuparci di regole sulle fibre miste o i frutti di mare”.
Ma, come abbiamo visto, ci sono argomenti in questi primi libri che ritornano nel corso delle scritture e SONO rilevanti per noi, per cui dobbiamo fare attenzione a non buttare il bambino con l’acqua sporca.
Il fatto è questo: i passaggi usati contro le persone LGBTQ+ esistono. I divieti sui comportamenti omosessuali che troviamo in Levitico 18:22 e 20:13, per esempio? Esistono, anche se capiamo che sono stati scritti in e per un tempo e un luogo completamente diversi, con una concezione della sessualità tremendamente diversa.
Ma il numero di volte in cui compaiono questi commenti sulle persone con sessualità diverse impallidiscono al confronto con il numero di volte in cui al popolo di Dio viene detto di percorrere la strada dell’inclusione.
La mezza dozzina di testi sulle persone con sessualità diverse ricadono chiaramente nella categoria “ricorre più di una volta, ma decisamente non è uno dei temi principali”. L’inclusione di persone che in precedenza erano escluse dalla società, al contrario, è uno dei temi più importanti di tutta la Bibbia.
Prendiamo l’esempio di Ruth, che abbiamo ricordato quando abbiamo parlato della spigolatura. Deuteronomio 23:3 esclude esplicitamente per legge due tribù di persone quando dice: “L’Ammonita e il Moabita non entreranno nell’assemblea dell’Eterno, nessuno dei loro discendenti, neppure alla decima generazione, entrerà mai nell’assemblea dell’Eterno”.
Ma all’inizio del libro di Ruth ci viene detto che la stessa Ruth è una moabita, e nonostante questo viene accolta da sua suocera Noemi a far parte della comunità israelita. A Ruth è persino concesso l’onore di essere una delle quattro donne citate nella genealogia di Gesù in Matteo! Senza l’inclusione di questa donna, a cui non avrebbe dovuto essere permesso l’ingresso nella comunità, non avremmo avuto lo stesso Gesù di cui leggiamo nei Vangeli.
Pensiamo agli eunuchi, persone di genere non conforme del mondo antico che vivevano al di fuori dei confini di sesso e genere così come erano interpretati al tempo. Deuteronomio 23:1 dice che a nessuno, i cui organi riproduttivi esterni sono stati modificati, dovrebbe essere permesso di entrare a far parte della comunità israelita.
Eppure, in una delle letture di oggi, avete sentito ciò che Dio ha detto per bocca del profeta Isaia: che decenni dopo la scrittura del Deuteronomio Dio cambiò le regole e accolse gli eunuchi, dando loro un posto speciale nella casa di Dio.
La storia degli eunuchi continua negli Atti degli Apostoli, capitolo 8, dove incontriamo un eunuco etiope, uno dei primi convertiti al cristianesimo, a cui viene concessa piena appartenenza alla comunità cristiana, senza bisogno di cambiare nulla del suo genere o della sua sessualità.
Naturalmente il premio per aver accolto il maggior numero di emarginati va allo stesso Gesù, che innalzava costantemente le persone che, a torto o a ragione, venivano considerate “contro le regole”. Per la maggior parte delle persone cristiane le parole di Gesù hanno peso maggiore delle altre parti della Bibbia, qualcuno di voi potrebbe aver trovato persino una Bibbia in cui le Sue parole sono stampate in rosso per sottolinearne l’importanza. Quando Gesù riafferma un tema che avete trovato ripetutamente nel resto della Bibbia, avete la certezza che si tratta di un tema importante.
Non è quindi una sorpresa che, nella lettura di oggi dal Vangelo di Giovanni, Gesù parli ancora una volta di inclusione. Qui è dipinto come il Buon Pastore, quello che conosce ogni pecora per nome e continua ad aggiungere nuove pecore al suo gregge! La nostra lettura di oggi comincia al versetto 7, ma tornando indietro di pochi versetti scopriamo che Gesù sta rivolgendo questo sermone sulle pecore ai capi religiosi della comunità, le persone incaricate di decidere chi poteva essere parte della comunità e chi no.
Al versetto 16 egli dice: “Io ho anche delle altre pecore che non sono di quest’ovile; anche quelle io devo raccogliere, ed esse ascolteranno la mia voce, e vi sarà un solo gregge e un solo pastore”.
Con queste parole Gesù ci ricorda che non siamo noi a decidere se vogliamo queste altre pecore nel nostro gregge. Alla fine, ci dice, saremo un unico gregge con un unico pastore. Gesù ci mostra l’intera portata di questa traiettoria che punta verso l’inclusione, con un’estremità ancorata all’inizio nella Genesi e l’altra nella casa di preghiera di Gesù per tutte le genti.
E questo è il motivo per cui è così importante per noi essere qui, in questa Domenica della Riconciliazione con Cristo [1], per riaffermare il movimento per l’inclusione di tutte le persone, incluse quelle con differenti identità di genere o orientamenti sessuali. Perché, anche se non siamo noi a decidere chi fa parte del gregge di Gesù, come comunità abbiamo il potere di decidere come le altre persone vivranno la propria esperienza nel gregge, qui e ora.
Le persone LGBTQ+ che crescono a Elk River in Minnesota vedranno una chiesa che si concentra su un singolo versetto, o sperimenteranno l’amore di una comunità che vive l’ampio abbraccio di Dio, di cui leggiamo ripetutamente nelle Scritture? I visitatori vedranno un gruppo di persone intento a marcare confini, o vedranno il Corpo di Cristo lavorare insieme per assicurarsi che tutte le persone possano vivere una vita prospera?
Ricordare a noi stessi del nostro impegno ad amare, e di come questo amore si manifesti in una piena accoglienza dell’altro, è lo scopo di questa giornata nella vita della Chiesa. Possa Dio permettermi di vivere questa missione ogni giorno, per il resto di questo anno.
Amen.
[1] Un’iniziativa di alcune chiese luterane negli Stati Uniti per “creare una celebrazione religiosa per tutte le persone amate da Dio, a prescindere da orientamento sessuale, identità e espressione di genere”.
* I passi biblici sono tratti dalla versione Nuova Diodati.
** Austen Hartke è l’autore di Transforming: The Bible and the Lives of Transgender Christians, un libro di teologia e storie personali pubblicato da Westminster John Knox Press nel 2018. È anche fondatore e amministratore di Transmission Ministry Collective, una comunità online dedicata alla cura, alla formazione spirituale e al potenziale di leadership di persone cristiane transgender, non binarie, genderqueer e non conformi. In quanto persona transgender religiosa, la passione più grande di Austen è aiutare altre persone trans e dal genere non conforme a ritrovarsi nelle Scritture.
Testo originale: “The Bible is a Story About Inclusion” – A Sermon on John 10:7-16