Breve storia dell’ordinazione delle donne al diaconato
Articolo di Gary Macy* pubblicato sul periodico National Catholic Reporter (Stati Uniti) il 1 giugno 2016, liberamente tradotto da Giacomo Tessaro
La discussione, auspicata da papa Francesco, sul ripristino del diaconato femminile nella Chiesa ha comprensibilmente suscitato un rinnovato interesse nella storia di queste figure. Ci dobbiamo porre tre fondamentali domande:
– Prima domanda: sono mai esistite diacone nella Chiesa?
– Seconda domanda: se ci sono state, cosa facevano? Avevano gli stessi ruoli dei diaconi?
– Terza domanda, la più fondamentale: l’ordinazione delle diacone era assimilabile a quella dei diaconi, vale a dire un’ordinazione a un ordine maggiore, o era semplicemente una benedizione che le insediava in un ruolo (ordine) minore?
Primo punto: è incontestabile che ci fossero diacone in passato, sia in Oriente che in Occidente. In questo articolo userò il termine “diacona”, non “diaconessa”. Anche se le fonti storiche usano i due termini indifferentemente, non si trattava di due gruppi distinti. Usare un unico termine elimina ogni ambiguità. Stabilito questo, ci sono moltissime prove dell’esistenza delle diacone nella storia del cristianesimo. A cominciare da Febe, l’unica citata come tale nelle Scritture, compaiono numerosi riferimenti alle diacone in epigrafi, lettere, cronache e soprattutto nei riti di ordinazione a loro dedicati in Oriente e in Occidente. Le diacone esistono tutt’ora in alcune comunità cristiane orientali. L’esistenza di quest’ordine nella tradizione cristiana non è in discussione, né dovrebbe esserlo.
Dunque, cosa facevano le diacone? Non sorprenderà sapere che rivestivano ruoli diversi a seconda dell’epoca e del luogo. Questo è vero di tutti gli ordini della Chiesa, le cui strutture sono cambiate con il tempo per venire incontro alle esigenze delle varie epoche. I ruoli che tutte queste donne avevano in comune sembrano essere stati la lettura del Vangelo, la predicazione e l’insegnamento. Alcune collaboravano alla liturgia, in particolare nelle Chiese orientali. Tali ruoli erano affini a quelli ricoperti dai diaconi ed è per questo, ovviamente, che venivano chiamate così. Forse non sarebbero state chiamate “diacone” se non avessero fatto ciò che facevano i diaconi. Al di là di questo, le diacone ricoprivano ruoli diversi a seconda della società e del periodo in cui vivevano. Alcune erano sposate con figli, altre erano sposate, ma vivevano in castità con altri diaconi, altre non si sposavano mai ed erano più simili alle suore di oggi.
Questa grande varietà ci suggerisce qualcosa di importante: se il diaconato femminile verrà ripristinato nella Chiesa cattolica, il loro ruolo dovrà dipendere dalle esigenze attuali della Chiesa e non da quello delle loro antiche antenate. Se vogliamo essere tradizionali, dovremmo fare ciò che facevano i nostri predecessori, vale a dire provvedere strutture e ruoli ecclesiali che permettano alla comunità cristiana di vivere la vita dedicata al prossimo che il Signore risorto ci chiede di condurre. Questo è ciò che ha fatto il Concilio Vaticano Secondo (1962-65) quando ha ripristinato il diaconato maschile permanente. In breve, il passato non deve e non dovrebbe dirci come dovrebbe essere il diaconato femminile, al di là dell’ovvia constatazione che le diacone dovrebbero fare ciò che fa ogni diacono: servire la comunità, predicare e prendere parte alla liturgia.
La questione più spinosa, ovviamente, è sapere se le diacone del passato fossero considerate parte dell’ordine maggiore del diaconato, vale a dire equivalenti ai diaconi. È una questione complicata perché la stessa ordinazione era concepita in maniera molto diversa nel primo millennio. In origine, l’ordinazione consisteva nella selezione di un membro di una particolare comunità cristiana e il suo insediamento in una particolare funzione all’interno di quella comunità. L’ordinazione non conferiva un potere irrevocabile, che la persona in questione potesse esercitare altrove. Non essendoci nessuna differenza ontologica tra i vari ordini, la distinzione tra ordini maggiori e minori non era così importante. Alcune attività potevano essere più importanti di altre, ma tutte erano al servizio della comunità locale.
Forse la cosa migliore da fare è capire se alle diacone fossero riservate le stesse cerimonie di ordinazione dei diaconi. Le prove a sostegno sono utili, ma probabilmente non aiuteranno a risolvere la questione, primo di tutto perché i riti di ordinazione sono spesso, ma non sempre, abbastanza diversi tra diacone e diaconi. Il rito occidentale più completo pervenutoci, per esempio, comprende preghiere e cerimonie che derivano dalla consacrazione delle vergini. D’altro canto l’ordinazione, come quella dei diaconi, veniva celebrata dal vescovo all’altare durante la messa e consisteva nel porre la stola di una diacono (orarium in latino) sulle spalle della diacona. Nei riti orientali le somiglianze tra l’ordinazione dei diaconi e quella delle diacone erano ancora più strette: ambedue si svolgevano sull’altare e non altrove, come accadeva per gli ordini minori. Il vescovo posava le mani sul capo della candidata all’ordinazione e le posava la stola (orarium) attorno al collo, proprio come accadeva ai diaconi.
Chi sostiene che le diacone non costituivano un ordine maggiore sottolineano il fatto che i riti di ordinazione non sono gli stessi. Chi sostiene che le diacone costituivano un ordine maggiore sottolineano le somiglianze tra il rito maschile e quello femminile. Nel complesso, le argomentazioni a sostegno della seconda ipotesi paiono più robuste, ma la storiografia non risolverà la questione: piuttosto ci dirà che possiamo, se lo vogliamo, ordinare le donne nell’ordine maggiore del diaconato ma rimanendo liberi, come lo erano i nostri antenati e le nostre antenate, di fare ciò che è meglio per la Chiesa di adesso.
Per concludere, la lezione più importante che la storia delle diacone offre a una Chiesa che sta prendendo in considerazione il loro ripristino è che una storia così variegata dovrebbe lasciarci liberi di scegliere cosa è meglio per la Chiesa di adesso. Del resto, questo è ciò che significa e ha sempre significato l’autentica fedeltà alla tradizione.
* Gary Macy insegna teologia all’università gesuita di Santa Clara in California, dove dirige un programma di ministero pastorale.
Testo originale: Women deacons in history