Caccia all’untore: il coronavirus è colpa del “gender”!
Riflessioni di Massimo Battaglio
Forse è inevitabile che, quando il mondo è in preda a una calamità, inizi la caccia all’untore. Stiamo rischiando di caderci tutti e non è facile trattenersi. Ci stiamo cascando per esempio quando accusiamo qualunque persona che vediamo per strada, senza pensare che magari ha ragioni molto serie per non essere a casa. A volte mi è capitato di trattenere un brivido se qualcuno mi si avvicina rischiando di superare il limite del metro di distanza. E subito dopo mi dico: che stupido! Basta che mi sposti.
Diventa molto grave se la caccia all’untore viene aperta da importanti uomini di Chiesa. Lo ha fatto il vescovo di Cuernavaca Ramón Castro y Castro nell’omelia di domenica scorsa (ultima omelia prima che il coprifuoco arrivi anche per le chiese del Messico). In una squallida predica in cui ha tentato attribuire il coronavirus all’ira di Dio, se l’è presa in particolare con tre “peccati” (i soliti). Il primo sarebbe l’aborto, il secondo l’eutanasia, e il terzo, manco a dirlo, il “gender”, cioè quella ideologia che
“lascia che i bambini aspettino di vedere quale genere vogliono essere, che un ragazzo decida di essere una ragazza o una ragazza decida di essere un ragazzo. Ah Dio! Sicuramente Dio dice: ‘Ehi figli, dove stai andando? Stiamo andando in un abisso”.
A ruota, gli ha fatto eco un presule ancora più illustre: il cardinale Burke, principe dei “dubia” contro papa Francesco, amico di tutti i sovranisti mondiali, nonché massimo collezionista di cappemagne della cattolicità. Proprio per questi suoi primati, sarei tentato di non dargli corda. Ma, dal momento che qualcuno lo piglia sul serio, l’indignazione sale.
Cosa ha sostenuto di così mostruoso? Non ha detto direttamente che il coronavirus è colpa dei gay. Più raffinato del suo collega messicano, ci ha girato intorno. Ha sostenuto che l’epidemia è grave ma “non più” di altri problemi. I quali – viva l’originalità – sono per l’appunto tre. Primo: “gli attacchi contro il nascituro innocente e indifeso” (cioè l’aborto). Secondo: “gli attacchi su coloro che sono fortemente gravati da malattie, anni avanzati o bisogni speciali. Siamo testimoni quotidiani della diffusione della violenza in una cultura che non rispetta la vita umana” (il “fine vita”). Terzo: “i comuni attacchi violenti alla vita umana, maschio e femmina, che Dio ha fatto a sua immagine e somiglianza” (il “gender”).
Ma il gender, definito addirittura “violento”, sarebbe peggio di tutti. E infatti ci torna più avanti:
“Una persona di fede non può non considerare l’attacco pervasivo all’integrità della sessualità umana, alla nostra identità di uomo o donna, con la pretesa di definire per noi stessi, spesso impiegando mezzi violenti, un’identità sessuale diversa da quella che ci è stata data da Dio. Con crescente preoccupazione, assistiamo all’effetto devastante su individui e famiglie della cosiddetta teoria del genere”.
E quale sarebbe la sua ricetta per difendersi dal coronavirus causato da tanti orrendi “peccati”? Tenere le chiese aperte affinché i cristiani possano andarci per mostrare il loro pentimento (e infettarsi a vicenda).
Altro fine stratega e analista di tutti i problemi è il patriarca ucraino Filaret: “I matrimoni omosessuali. È questa la causa del coronavirus”. “Dio bruciò Sodoma e Gomorra”
Che profondità di analisi! Secondo lorsignori, le cause della pandemia non sono mica nella frenesia irresponsabile a cui il sistema di produzione mondiale ci sottopone. E non c’entrano niente i sistemi sanitari sempre più privati, trattati come occasione di arricchimento per gli amici di politici inadeguati. Non conta nulla la ineguale distribuzione delle risorse – che farà sentire ferocemente il suo peso quando l’epidemia si estenderà all’Africa e all’Amazzonia. I “nostri” conoscono solo tre parole: aborto, eutanasia, gender (soprattutto).
Ora: finché gli autori di questi deliri sono solo le commentatrici social dei siti clerico-fanatici, possiamo sopportare. Possiamo anche ridere quando un Paolo Brosio sostiene che bisogna mantenere le acquasantiere perché, se l’acqua è santa, non può essere infetta. Ma se i protagonisti della caccia all’untore sono vescovi e cardinali, il problema diventa serio.
Personalmente, non pretendo che vengano presi provvedimenti subito contro queste vere e proprie diffamazioni e questi abusi della credulità popolare. Posso capire che la paura è tanta, che la quarantena è dura, che a tutti possono saltare i nervi. Ma domani, nulla sarà più come prima. Nemmeno la nostra pazienza.