Calendarizzato il ddl Zan, avanti con l’omofobia!
Riflessioni di Massimo Battaglio
In rete sta circolando un simpatico giochino. La presentazione dice così: “è stato finalmente calendarizzato il ddl Zan. Facciamo un gioco: che frase userà l’opposizione per cercare di bloccarlo?”
Poi compaiono tre serie di frasi alla rinfusa per cui, combinando l’iniziale del proprio nome, il proprio giorno e il proprio mese di nascita, vengono fuori cose come: “la famiglia arcobaleno toglierà di mezzo tutte le chiese“, “l’utero in affitto minaccia il presepe nelle scuole“, “il pride può uccidere la festa della mamma“.
All’ultima combinazione deve essersi ispirato il grande don Mirco Bianchi quando ha twittato: “Si sta avvicinando la festa della mamma. Potrebbe essere l’ultima se venisse approvato il ddl Zan”.
L’ottavo comandamento continua ad ammonire: “non dire falsa testimonianza” ma, per certi preti, il decalogo finisce con “non commettere atti impuri” (che sarebbero quelli dei gay laici).
Secondo me, anche la presidenza della CEI ha sperimentato questo gioco quando ha voluto (perché doveva proprio) diramare il suo ultimo comunicato contro la legge contro l’omofobia (e cioè a favore dell’omofobia). Non riesco a spiegarmi altrimenti la confusione di concetti che vi si legge, nemmeno uno dei quali c’entra qualcosa col testo votato alla Camera e ora calendarizzato in Senato. C’è un po’ di famiglia tradizionale, un po’ di importanza delle differenze tra i sessi, uno spruzzo di papa Francesco e vai shakerando. La sola frase chiara è l’ultima:
“Auspichiamo quindi che si possa sviluppare, nelle sedi proprie, un dialogo aperto e non pregiudiziale, in cui anche la voce dei cattolici possa contribuire alla edificazione di una società più giusta e solidale”.
Tradotto per i poveri: “Vogliamo essere uditi in Commissione Giustizia, noi e tutte le associazioni che ci piacciono, per tutto il tempo che servirà per affossare la legge. In alternativa, fate riscrivere a noi il ddl e piantatela lì con questa storia dello Stato laico“.
Per carità: padronissimi di chiedere. Faccio solo tenuemente notare che pure io sono cattolico, così come tutti quelli che partecipano al Progetto Gionata e a tante altre belle cosine non propriamente in linea con l’ufficio di presidenza della conferenza dei vescovi.
Lorsignori hanno presente, per esempio, i gruppi di Azione Cattolica messinesi? E la Comunità Cristiana dei Gesuiti? Tutta gente piuttosto cattolica, mi pare. Eppure pensa che il ddl Zan va proprio bene così com’è calendarizzato. Basta fare presto.
Intanto, mentre i non sottoscritti monsignori (il documento non è firmato) continuano a far giochini a nome di tutti i vescovi (e magari di tutti i cristiani d’Italia), continua la mattanza. Dall’ultimo aggiornamento delle nostre Cronache di Ordinaria Omofobia, si sono aggiunte altre vittime. Ecco le loro storie:
- 11 aprile: luogo riservato: da fonte non rivelabile, apprendiamo che due donne sono approdate in struttra di accoglienza segreta perché le famiglie vogliono ucciderle.
- 20 aprile: Battipaglia (SA): persona di identità non binaria è inseguita in strada e insultata pubblicamente e ripetutamente.
- 26 aprile: Latina: Va a processo la storia di due donne lesbiche, colleghe di lavoro, mobbizzate per anni, costrette a licenziarsi a causa del proprio orientamento sessuale.
- 27 aprile: Sassari: Un uomo fa un video a un ragazzo riempiendolo di insulti omofobi e, alle proteste della vittima, rincara la dose. Poi condivide il materiale in rete. Ovviamente, la polizia raccoglie la denuncia.
- A questa serie si aggiunge una lunga storia raccontata da un giovane di Catanzaro, Davide, 25 anni. Il 25/06/2020, uno sconosciuto comincia a insultarlo e minacciarlo su instagram. Il 22/09/2020, lo sconosciuto passa ai fatti e Davide si trova la macchina rigata con insulti omofobi. Il 28/02/2021, la storia assume toni violenti: lo stalker aspetta Davide in strada e, dall’auto, gli lancia prima insulti omofobi e poi un sasso. Il primo marzo 2021, nuovo incontro con lo stalker, con nuovi insulti, minacce e sputi.
- Intanto, da un servizio di Simone Alliva su l’Espresso, apprendiamo le storie di alcuni ragazzi, ospiti della Casa Arcobaleno di Milano:
– M. 25 anni, trans F>M, cacciato di casa nell’ottobre 2020 dopo un brutto litigio col padre e lascia il paese. Approdato a Milano, incontra una ragazza che lo accoglie ma poi lo abbandona quando lui fa coming out.
– Roberto, 22 anni, a fine 2020 fugge alla Casa Arcobaleno dopo che il padre gli ha spezzato un dito.
– M. 22 anni, ragazza non binaria di Roma, nel dicembre 2020 è abbandonata dalla madre presso un’amica di Milano, che poi la abbandona a sua volta. Si rivoge a Casa Arcobaleno.
– A., ragazza non binaria, 20 anni, a inizio 2021 è cacciata fuori casa dalla famiglia.
Se queste sono le famiglie che la CEI vuol portare a esempio, è meglio che le Loro Eccellenze continuino a dedicarsi ai giochini generatori automatici di fesserie. Ma magari su temi meno seri del ddl Zan, che è già in ritardo per quanto calendarizzato.