Cambiamenti in corso. Il Libano organizza il primo gay pride del mondo arabo
Articolo di Melanie Hané pubblicato sul sito del quotidiano Libération (Francia) il 20 maggio 2017, libera traduzione di Marco Galvagno
La società libanese considera da sempre l’omosessualità un reato, ma guardando il Beirut pride, previsto per domenica, la comunità gay sottolinea che c’è stato qualche passo in avanti. È una prima volta per la difesa dei diritti GLBT in Medio Oriente.
Domenica, alla fine d’una settimana di festeggiamenti organizzati contro la discriminazione sessuale, il Libano accoglierà il primo gay pride del mondo arabo, nel nord del paese a Batroum. L’avvenimento sarà un sit in che si prevede che radunerà centinaia di persone intorno sulle colline libanesi. “È un passo in avanti significativo di cui andare fieri” reagisce Hadi Damien, iniziatore del Beirut Pride, un segno incoraggiante per la promozione della dignità umana e la denuncia della violenza, basata sulla diversità di sesso e di genere.
Dopo aver accettato nel 2004 la creazione di Helm, la prima associazione gay della regione e la pubblicazione trimestrale del suo giornale Barra, il Libano si conforta con l’organizzazione di questo gay pride, la sua è una posizione all’avanguardia, in materia di tolleranza delle persone GLBT nel mondo arabo.
Le resistenze restano tuttavia forti in seno alla società libanese, che considera sempre l’omosessualità un reato. L’articolo 534 del codice penale prevede una condanna a un mese a un anno di imprigionamento, accompagnato da una multa che va dai 120 ai 600 euro in caso di rapporti sessuali contro natura.
Violenze
A 31 anni Tarek è stato condannato a due mesi di prigionia per omosessualità. Arrestato nel 2015 era stato detenuto per dieci giorni nella prigione di Hbeich a Beirut, prima di essere liberato, in attesa di giudizio.
Sieropositivo racconta di essere stato privato dalle medicine e sottoposto a violenze da parte delle autorità libanesi. “Mi hanno insultato e picchiato” ci confida. “Nella stanza c’era sangue ovunque, ho detto di fare attenzione a non infettarsi. Erano furenti, poi si sono rifiutati di darmi le medicine e hanno cominciato a darmi scosse elettriche per evitare ogni contatto con me”.
In Libano non esistono statistiche sul numero di persone giudicate sulla base dell’articolo 534, ma la sua esistenza reca con se numerose derive.
Maya non è stata arrestata per il fatto di essere bisex, ma la giovane di 25 anni dice di essere stata ricattata, dopo aver denunciato un tentativo di stupro. “Non ho fatto attenzione a ciò che dicevo, ero sotto shock per l’aggressione e ho ammesso di essere lesbica. Se ne sono serviti contro di me, chiamando la mia ex, volevano che testimoniasse su un’altra questione. Non rispondeva, al telefono, all’inizio, ma hanno finito per dirle che se non fosse andata al commissariato, l’avrebbero arrestata per omosessualità”.
Passi in avanti
E gli abusi non si limitano alla polizia. La società libanese, in seno alla quale, la religione la fa da padrone rimane molto conservatrice. “Le discriminazioni cominciano dalla famiglia, molte persone LGLBT devono nascondersi se non vogliono essere cacciati di casa, poi proseguono all’università e nei luoghi di lavoro”, conferma Bertho Makso, co-fondatore dell’Ong Proud Lebanon, che è stata costretta ad annullare una giornata di seminario sulla diversità sessuale, dopo aver subito minacce da parte delle autorità religiose islamiche.
Cosciente di queste ingiustizie Hadi Damien preferisce tuttavia ricordare i passi avanti della causa per i diritti degli omosessuali in Libano, come il rifiuto di decine di giudici nel 2009 di mettere tra i reati il diverso orientamento sessuale e la legalizzazione, dal gennaio 2’017, del cambiamento di sesso, fatto da un transessuale.
Il cammino da percorrere è ancora lungo, ma il cambiamento è ancora in corso. “Siamo sulla buona strada” assicura l’organizzatore del Beirut Pride.
Testo originale: Le Liban organise la première Gay Pride du monde arabe