Cambiamenti. In moschea con il primo imam gay
Articolo di Anna Fries pubblicato sul sito islamico Qantara (Germania) il 23 settembre 2019, liberamente tradotto da Giacomo Tessaro
Uomini di tutte le età si sfilano le scarpe e le lasciano all’ingresso della moschea, poi trovano un posto sul pavimento coperto di tappeti colorati, tutti rivolti verso la Mecca. Di fronte, l’imam Amir Aziz guida la preghiera mentre la moschea si riempie. Solo una donna è presente: arriva e sparisce in un angolo, dietro a una parete di legno. Lì si trova una scatola piena di veli da indossare durante la preghiera del venerdì; alcune aperture nella parete di legno danno una vaga idea di ciò che accade nella sala principale.
“Noi non lo facciamo nella nostra moschea” dice Christian Awhan Hermann; la separazione dei sessi non corrisponde alla sua idea dell’Islam. Christian Awhan Hermann vive a Berlino, ha quarantanove anni, ed è in visita alla moschea Ahmadiyya durante la preghiera del venerdì. Si è convertito all’Islam due anni fa [2017], e si presenta come il primo imam apertamente gay della Germania.
Scopo dell’associazione Kalima, da lui fondata, è dare voce ai musulmani che incontrano discriminazioni, in particolare le persone omosessuali, gay e transgender, che difficilmente trovano aiuto da parte delle autorità islamiche. Anche le donne sono ben accette, e hanno uguali diritti sotto tutti gli aspetti, dal guidare la preghiera al diventare imam.
Conciliare la fede con la sessualità
Gay e musulmano: per molti musulmani allevati secondo le tradizioni, le due cose non possono stare insieme: è sempre stato loro insegnato che l’omosessualità è “haram”, ovvero proibita. Questa è l’esperienza di un giovane del Bangladesh, che studia a Berlino e ha incontrato Hermann su Internet: parlando con l’imam, ha potuto conciliare la sua fede con la sua sessualità.
Ci sono molti musulmani gay che hanno l’impressione di dover scegliere tra le due identità: alcuni si sentono esclusi [dall’Islam] e voltano le spalle alla loro religione, altri invece scelgono di seguire in modo particolarmente rigido i precetti religiosi, in quanto ritengono che la loro sessualità sia il motivo per cui Dio non li ama, ma Hermann sostiene che questo è un lavaggio del cervello. Secondo lui “questi uomini hanno introiettato l’idea che non va bene essere come sono”, ma il Corano non proibisce esplicitamente l’omosessualità.
Altri musulmani hanno un’opinione diversa, e fanno presente il racconto coranico di Lot e delle città di Sodoma e Gomorra, distrutte a causa del comportamento osceno dei loro uomini. Il Consiglio Centrale dei Musulmani in Germania dice più o meno la stessa cosa: l’omosessualità “non è permessa” nell’Islam.
La posizione islamica sull’omosessualità “non è chiara”
Molti interpreti, tuttavia, non considerano l’omosessualità in sé una trasgressione: secondo il Consiglio Centrale è piuttosto la sua pratica “attiva e aperta” ad essere peccaminosa, e anche se può non avere conseguenze nel mondo, è qualcosa che si svolge “tra l’uomo e Dio”.
“Le fonti, in realtà, non sono così chiare” dice l’imam [Christian Awhan Hermann], il cui titolo, non riconosciuto però da tutti i musulmani, gli dà una certa autorità. Hermann ha studiato presso l’imam francese Ludovic-Mohamed Zahed, anch’egli gay, e riceve molte critiche online: “Ieri gay, oggi, a quanto pare, imam” dice un commento.
L’ostilità viene soprattuto dalla destra, mentre è possibile avere un dialogo con i musulmani conservatori, viste le sue profonde conoscenze [sull’Islam]. Ma forse non è famoso abbastanza da attirare oppositori: la sua pagina Facebook conta circa 650 like e circa 720 follower, ed è difficile stabilire quante persone riesca a raggiungere.
Hermann è ancora un imam senza moschea, perché la sua comunità è sparsa un po’ in tutta la Germania. Ogni settimana assiste alla preghiera del venerdì in moschee sempre diverse in giro per Berlino, cercando di fare la conoscenza di vari imam e comunità.
Creare il cambiamento nella comunità islamica
Vuole farsi conoscere con l’etichetta di “imam gay”, cercando di parlare con la gente e creare il cambiamento dall’interno della comunità islamica, si considera qualcuno con cui i musulmani gay possono parlare, e passa molto tempo a creare una rete negli ambienti LGBTQI berlinesi.
L’islamologo Andreas Ismail Mohr, che ha pubblicato vari lavori sull’omosessualità nell’Islam, si interessa all’attività di Christian Awhan Hermann, che secondo lui ha buone intenzioni e sta facendo un buon lavoro, ma che non è un imam: “Gli imam guidano regolarmente la preghiera e sono esperti in teologia”. È un titolo che chiunque può attribuirsi, ma Hermann farebbe meglio a prenderne le distanze, anche per rendersi meno vulnerabile gli attacchi.
La vita da attivista, comunque, gli piace: gli piace andare in giro con la sua barba castana brizzolata e il suo abito tradizionale pakistano, una tunica a strisce beige e marroni che indossa con un paio di pantaloni e scarpe da ginnastica blu con stringhe arancioni. Durante la preghiera indossa una taqiyah, il tradizionale copricapo maschile. Ha abbandonato quasi del tutto il suo precedente abbigliamento composto da jeans e maglietta, perché così si sente “connesso con l’oriente”. Porta con sé la sua “moschea mobile”, consistente di un trolley blu che contiene un laptop, tappeti da preghiera e libri di testo religiosi.
Dal suo aspetto, pochi penserebbero che si è convertito solo due anni fa. Ha lasciato la scuola a diciotto anni, e ha svolto un apprendistato come assistente manager industriale. Dopo aver dato un’occhiata alle deduzioni delle tasse riservate alle Chiese, ha abbandonato la Chiesa [luterana], ma Dio ha sempre avuto un ruolo nella sua vita.
Nel 2017 ha trovato l’Islam nella moschea Ibn-Rushd-Goethe, fondata dall’attivista per i diritti delle donne e imamah Seyran Ateş, una delle principali voci critiche dell’Islam tedesco. Nella sua moschea gli uomini e le donne pregano insieme, e sono accolte le persone omosessuali e i musulmani delle più varie correnti.
Hermann è grato a Seyran Ateş, anche se i due, un anno fa, hanno diviso le loro strade. Hermann ne è rimasto deluso: “Se dessimo retta a Seyran, il dialogo tra i gruppi islamici sarebbe troppo difficile”, in quanto sarebbe interessata più al suo impatto sui media che alla dottrina.
Dopo la preghiera del venerdì nella moschea di Wilmersdorf, una giovane coppia si avvicina all’imam Amir Aziz e gli chiede di celebrare il loro matrimonio. Lei è siriana, lui iraniano. Dieci minuti dopo, sono sposati: due fedeli della congregazione fanno da testimoni, la madre della sposa dà il suo consenso via videochat, e l’imam firma il certificato.
Per una interpretazione contemporanea del Corano
“Il matrimonio islamico è un contratto civile, non un sacramento” spiega Hermann, che viene spesso avvicinato da donne che vogliono un divorzio islamico: senza il consenso del marito, pochissimi imam in Germania pronuncerebbero sentenza di divorzio, ma in casi eccezionali esso può essere deciso unilateralmente, per esempio se il marito è violento o infedele.
Secondo Hermann un buon imam, più che guidare la preghiera o essere uno studioso, deve saper dare consigli, essere disponibile e conoscere il Corano. Le sue critiche non vanno all’Islam, bensì contro certi “fanatici che interpretano i testi alla lettera”, e l’istruzione religiosa che fornisce è diretta a una interpretazione contemporanea del Corano.
In attesa di avere una sua moschea, fa lezione nella cucina di un suo amico. Sulle porta, una mappa mentale della discriminazione; in un angolo, su un pianoforte, un’immagine della Vergine Maria e di alcuni angeli; il tutto, circondato da candele e lampadine colorate, assomiglia un po’ a un altare.
Ci sono due allievi seduti attorno al tavolo, e altri due prenderanno parte via Skype. Stasera si parla del “quarto pilastro” dell’Islam, il digiuno e il Ramadan, e si discute se, durante il mese sacro, rinunciare alla plastica o alla carne possa essere accreditato come digiuno, o su cosa pensare della carne “halal”, cioè consentita, ma che proviene dagli allevamenti intensivi.
A Hermann piace parlare dell’Islam, del Corano e del profeta Muhammad, di cui trova impressionanti le soluzioni pratiche ai problemi della sua epoca, ma è tuttavia grato di non essere nato musulmano, in quanto si è risparmiato “un doppio coming out” come musulmano gay.
Quando un cameriere gli chiede cosa desidera, risponde “Dieci milioni di euro per la mia moschea e un uomo con cui passare il resto della vita”.
Testo originale: Finding a mosque for Germany’s first gay imam