Cambiando sesso sono tornato dal mio esilio. Il cammino di padre Shannon
Testimonianza di padre Shannon Kearns* pubblicata pubblicata dal sito Stonewall (Gran Bretagna), liberamente tradotta da Cinzia Papagna
“Ho capito che cambiando sesso sono tornato a vivere dal mio esilio, dal mio corpo, dalla Bibbia, da Dio”. Per molti Cristiani sono troppo esplicito circa la mia identità queer e transessuale; per molte persone queer e transessuali, invece, sono troppo cristiano. Ho passato gran parte della mia vita sentendomi come se non potessi adattarmi del tutto da nessuna parte.
Sono cresciuto in una Chiesa evangelica rurale integralista della Pennsylvania che non ordinava pastore donne e pensava che l’omosessualità fosse uno dei peccati peggiori. Ciò nonostante, quella Chiesa ha avuto un ruolo fortissimo nel determinare chi sono oggi; ci sono degli aspetti riguardanti la preghiera/adorazione che trovo carenti nelle chiese progressiste. Fu lì che sentii la chiamata al mio ministero. Ho ricevuto l’istruzione a casa e la Chiesa era la mia vita sociale. Ci andavo così spesso, loro mi hanno dato le mie chiavi! Volevo partecipare a tutte le attività, dire la mia ed essere una guida. Loro mi hanno consentito di esserlo.
Ho frequentato un’Università associata alla mia Chiesa. Fumare, bere, fare sesso e ballare erano proibiti. Durante il primo anno ho conosciuto due ragazze che stavano insieme e per la prima volta ho sentito di aver incontrato qualcuno come me. Due settimane dopo sono state cacciate per il fatto di essere lesbiche; il messaggio che mi è arrivato era: dovevo tacere.
Ho cominciato a dubitare della mia fede; le cose non avevano più il senso che avevano una volta. Stavo cercando di diventare la persona che non ero, non capivo chi ero destinato ad essere/diventare. Mi sentivo, comunque, ancora chiamato al ministero pastorale, ma fui criticato per la mia “visione soggettiva della Sacra Scrittura”. Ero in forte difficoltà, così mi rivolsi a un analista, ma smisi non appena toccò l’argomento della presentazione del mio genere.
Lottavo con Dio e volevo abbandonare il cristianesimo, pensando che ciò fosse più facile rispetto a provare a conciliare ciò che sapevo essere vero riguardo me stesso con ciò che la Chiesa considerava come vero. Pregai disperatamente affinché Dio mi correggesse, mi rendesse normale, mi rendesse giusto. Questo avanti e indietro con Dio sarebbe durato degli anni.
Fu l’aver incontrato all’Università dei giovani studenti di teatro che salvò la mia vita; loro mi consentirono di essere me stesso e non mi presero in giro per come mi vestivo. Scrissi e diressi due opere teatrali che attingevano alla mia problematica dell’essere considerato un estraneo alla comunità. Vederle rappresentate sul palcoscenico della mia Università è stata una cosa estremamente importante. È stato un modo per levarmi un po’ la maschera.
Tutto è cambiato quando, nel 2001, feci il mio tirocinio nella Chiesa Metodista Unita che ha profondamente sostenuto la mia chiamata al pastorato, sebbene fossi comunque percepito come donna, cominciai a pensare che potevo svolgere il ministero a cui ero stato chiamato. Ammisi a me stesso che ero gay (non avevo ancora un termine per esprimere il mio disagio di genere), ma fui persuaso che avrei dovuto essere casto per tutta la vita.
Dopo la laurea, ancora celibe e non dichiarato, divenni un giovane pastore in una Chiesa battista americana. Il ministro con cui lavoravo era meraviglioso, era il modello e la guida perfetta per me. Quell’estate uno dei nostri ragazzini del gruppo fece coming out. La sua famiglia e la nostra Chiesa l’hanno accettato e io ero stupefatto. Lo accompagnai in alcuni gruppi di giovani gay e alcuni Gay Pride. Questi ragazzini desideravano ardentemente una figura religiosa che li accompagnasse e non li odiasse. Per la prima volta ho incontrato gay cristiani, ministri che li accoglievano e addirittura ministri gay.
Per me era qualcosa di veramente nuovo. Ho abbandonato le mie idee sull’inferno e ho abbracciato un Dio d’amore che non mi avrebbe abbandonato perché ero gay. Ho anche capito che talvolta devi prendere una posizione impopolare nella Chiesa; una famiglia abbandonò la nostra Chiesa perché io non avrei insegnato ai loro ragazzi che l’omosessualità è qualcosa di sbagliato.
Tre anni dopo incontrai una donna e mi innamorai di lei. Fu un ciclone e divenni fortemente depresso mentre cercavo di essere un ministro (gay) non dichiarato, un ragazzino (gay) non dichiarato, e un partner. Mi ritrovai in ospedale a causa della mia ansia; qualcosa doveva succedere. Mia mamma mi chiese se fossi gay, feci coming out con lei. Per un po’ fu duro, ma lei fu davvero straordinaria in tutto. Accolse la mia partner e la incluse nelle attività familiari.
Ho rassegnato le mie dimissioni dalla mia Chiesa quando assunsero un nuovo pastore omofobo. Era troppo pericoloso restare. Subito prima della mia ultima domenica, le mie tendenze omosessuali furono rivelate da un ragazzo che aveva scoperto la mia pagina su Myspace. Mi fu chiesto di non tenere il sermone nel mio ultimo giorno perché questo avrebbe dato un “cattivo esempio”.
Fu totalmente demoralizzante. La mia compagna mi fu vicino e i nonni del giovane uomo che aveva fatto coming out nella mia prima estate lì mi presero in disparte. Chiesero alla mia compagna di sedersi con loro, e dissero che se qualcuno l’avesse presa in giro, se la sarebbe vista con loro. Queste erano persone che per anni sono state all’interno della Chiesa: così ho capito che potevo essere un pastore gay.
Qualcosa stava cominciando a cambiare dentro di me. Me ne sono andato via per un anno, ho sposato mia moglie in Canada e ho letto tutti i libri di teologia che mi capitavano per le mani. Cominciai ad allontanarmi dall’esperienza religiosa emotiva della mia giovinezza e mi immersi nell’istruzione. Feci domanda per entrare nel seminario di New York e fui accettato. Finalmente ricevetti gli strumenti intellettuali per comprendere la mia fede e fui accolto come una persona queer dichiarata. Ho lavorato in un gruppo di giovani cristiani queer: era meraviglioso dire loro che erano amati così com’erano. Infine, mi fu dato spazio per parlare del mio disagio di genere.
L’anno dopo feci coming out come transessuale. Il seminario mi sostenne ma non sempre sapeva come comportarsi con me. Ho dovuto sopportare professori che facevano delle affermazioni transfobiche e compagni di classe che, anche dopo che dal punto di vista medico avevo cambiato sesso, non ancora riuscivano a pronunciare il mio pronome in modo corretto. Dovevo essere una spiegazione ambulante di cosa significasse essere trans. E poiché la mia fede era passata dall’emotivo all’intellettuale, non avevo più nulla su cui poter fare affidamento. Dovevo trovare un modo per entrare di nuovo in contatto con il mio cuore senza rigettare la mente durante il processo.
In quel periodo studiammo la storia di Tommaso nel Vangelo di Giovanni: qualcosa cambiò dentro di me. Ho capito che, cambiando sesso, sono tornato a vivere dal mio esilio, dal mio corpo, dalla Bibbia, da Dio. Questo mi ha trasformato. Mi laureai in teologia e poi mia moglie ed io divorziammo. Seguendo la mia transizione, decidemmo di dividere le nostre strade.
La mia fede mi conserva transessuale e il mio essere transessuale mi mantiene fedele. Entrambe queste identità, al loro meglio, riguardano le persone ai margini e la giustizia per tutti. Gesù ci teneva alla giustizia, rovesciava la schiavitù aiutando le persone ad essere libere. I discepoli di Gesù devono essere come Lui. Sto imparando ad accettare la mia condizione come chi è ai margini e rendo grazie per il modo in cui questo dono mi consente di vedere cose che altre persone non riescono o non vogliono vedere.
* Padre Shannon T.L. (Shay) Kearns è un sacerdote della Chiesa vetero-cattolica, un gruppo indipendente focalizzato sulla giustizia sociale che ordina le donne e le persone LGBTQ. Ha fondato “Casa della trasfigurazione”, una chiesa a Minneapolis (USA), ed è co-fondatore di queertheology.com, un sito per Cristiani LGBTQ.
Testo originale (PDF): ‘I realised that by transitioning I had come back from exile; from my body, from the Bible, from God.’