Il cammino delle persone LGBT nella diocesi di Torino. Sulle vie della vita anche quando sono in salita!
Riflessioni di Franco del Tavolo di lavoro “Fede e omosessualità” della Diocesi di Torino
Il Tavolo di lavoro “Fede e omosessualità” della Diocesi di Torino, coordinato da Don Gianluca Carrega, nell’ambito delle iniziative promosse con il logo “Alla Luce del Sole”, ha organizzato un “cammino di meditazione”* con salita, attraverso una antica mulattiera, dal piccolo centro di Sant’Ambrogio di Torino fino alla bellissima Sacra di San Michele, affidata alla cure dei Padri Rosminiani.
L’auspicio del Salmo 138 (Guidami sulle vie della vita) ha dovuto fare i conti con un meteo inclemente e che ha imposto un repentino cambio di programma. La salita, con tappe di meditazione e preghiera presso quattro stazioni della Via Crucis, è diventato un tranquillo incontro al coperto e si è concluso con la recita dei Vespri.
Anche il format del cammino, che pensiamo sia assolutamente da riproporre alla luce del sole e senza pioggia, è stato rivisto e, ciò nonostante, l’incontro è stato ricco e partecipato.
Una ventina di persone, provenienti da Torino e provincia, qualcuno arrivato dalla provincia Milanese, hanno dato vita a questo appuntamento che ha raccolto persone Lgbt e non, fra le quali un paio di coppie di genitori con figli omosessuali. Una presenza che pare indicare con insistenza una direzione: quella della connessione fra pastorale con persone Lgbt e pastorale con le famiglie in senso più generalista, ed in senso più stretto con le famiglie delle persone Lgbt.
Lo spirito del cammino, a pensarci bene, non è stato tradito perché ciascuna e ciascun partecipante è giunto con una propria storia ed ha trovato un luogo dove poter prendere la parola ed esprimersi in una prospettiva di fede e di ricerca.
E’ stato chiesto ai partecipanti di sintetizzare in poche e scarne parole il senso del nostro essere convenuti e di volerne immaginare una qualche prospettiva.
Sul tavolo i post it dicevano di una domanda di accoglienza sincera, di condivisione e di indirizzo spirituale fedele alla Parola che ci dona senso e speranza. I genitori hanno parlato di necessità di comprendere a fondo la realtà di questi ragazzi, i loro e non solo, che facendo coming out spiazzano e inducono un cambiamento, una evoluzione che richiede di fare dei passi gli uni verso gli altri.
Il significato più semplice ed immediato del cambiamento, cui non solo i genitori in verità hanno fatto cenno, allude ad una condizione: quella delle persone Lgbt credenti, che chiedono di poter integrare la propria fede e la propria appartenenza ad una comunità di credenti in cammino. La sfida di questa pastorale nuova, ma non del tutto inedita, pare ambire a questo: creare dei luoghi di incontro e di conoscenza dove le differenze, simbolicamente rilevanti, come quelle del sexual orientation o più in generale della identità di genere, possano essere riconosciute. Riconosciute e possibilmente non rimosse perché la promozione umana richiede questo passaggio ineludibile: stare di fronte al Padre e alla comunità senza rinunciare alla propria identità o a parti di essa.
Don Gianluca ha ricordato che se da un punto di vista teologico o del magistero i cambiamenti non sono facilmente programmabili, la frontiera pastorale consente qualche agilità in più ed è in questo ambito specifico che ci auguriamo qualche esperienza positiva si radichi nella Chiesa italiana. Qualche segnale di apertura già c’è.
Con i Vespri una breve meditazione sul Vangelo della domenica e sul senso della correzione fraterna. Don Gianluca ha messo l’accento più sull’aggettivo che sul sostantivo. La correzione, senza la fraternità, somiglia molto ad un rimprovero. Il contesto della fraternità restituisce dignità alla correzione e fa emergere la novità: vedo il difetto del mio prossimo ma non rinuncio ad accoglierlo perché io, per primo, sono stato accolto nonostante i miei difetti.
Si può accogliere per mera adesione ad un precetto come si può accogliere perché consapevoli di un proprio bisogno di essere accolti, riconosciuti e ben voluti. Il cambiamento che le persone Lgbt auspicano è figlio della consapevolezza perché è di quella che si sono nutriti per rimanere sui sentieri della fede. Questo elemento inserisce la pastorale con le persone Lgbt nel contesto della sua ordinarietà: scardinare i meccanismi più radicali del pregiudizio – non sempre facile– aprirebbe al riconoscimento dell’altro, differente da me e portatore della mia stessa dignità. Pensiamo che questo spirito pastorale e questo “sguardo” sulle persone, non estraneo alle nostre comunità, possa essere propedeutico a fare dei passi significativi su quei “ponti” che stanno sorgendo qua e là.
* Il “Cammino di Emmaus” è un iniziativa relizzata, da alcuni anni, da alcune diocesi cattoliche francesi dedicata in particolare alle persone omosessuali, perchè camminare insieme favorisce un profondo incontro umano e spirituale. I “Cammini” riuniscono persone di diverse età e percorsi di vita: omosessuali, genitori con figli e figlie omosessuali, i loro amici e cattolici lontani da questa realtà ma che vogliono confrontarsi… “Ho partecipato a molti Cammini di Emmaus, in varie diocesi cattoliche (francesi) e vi posso assicurare che fanno cadere molti pregiudizi sull’omosessualità” (Claude Besson).