Il cammino di liberazione spirituale dei gruppi dei cristiani omosessuali
Riflessioni di Giuliana Arnone* tratte dalla sua tesi di laurea su “Il difficile equilibrio tra azione e contemplazione: strategie di riconoscimento di un gruppo di omosessuali credenti”, Università Ca’ Foscari di Venezia, Corso di Laurea magistrale in Antropologia culturale, etnologia, etnolinguistica, ottobre 2013, pp.125-127
La posizione dei gruppi omosessuali credenti è dunque diversa sia da chi rinuncia alla cristianità, sia da chi accetta la definizione cristiana della omosessualità come afflizione. (I gruppi di omosessuali credenti) sono interessati a un’integrazione del sistema di significato cristiano che includa la loro identità queer, che integri, entrambe le identità. Ciò crea una massa critica che può essere interpretata come una particolare forma di movimento queer cristiano.
Fortunato inoltre afferma che gli omosessuali credenti hanno una maggiore spiritualità. Tale affermazione è dovuta al fatto che, a suo parere, le persone che hanno portato fuori e ammesso a se stessi la loro omosessualità, non possono permettersi di avere una religiosità semi-cosciente, come definisce quella di un etero-borghese medio che ha interiorizzato il sistema di significato come quello cristiano. Senza averlo, cioè, elaborato. La scoperta della propria contraddittoria sessualità richiede un così elevato livello di consapevolezza molto distante dalla consapevolezza necessaria alle persone eterosessuali. Esse, difatti, semplicemente, non hanno bisogno di decostruire e ricostruire questo sistema di significato.
Le persone che occupano posizioni sociali contraddittorie, invece, si ritrovano a dover superare certi confini sociali e ad allargare il campo sintattico attraverso cui definiscono il mondo. Nel farlo, sviluppano una consapevolezza che riflette la loro posizione marginale. Molti percepiscono questa condizione come vantaggiosa: in fondo, essa è un’ occasione di riflessione. Anzi, essa diventa indispensabile nel formare la loro identità cristiana.
(…) C’è dunque un movimento in crescita che sta prendendo piede in seno alla comunità ecclesiale, la contraddizione viene presentata sull’arena pubblica e forza la comunità a farci i conti (O’Brien, 2004, p.196). L’essere passati dal silenzio alla parola – inizialmente con la nascita del movimento omosessuale e poi con la nascita di un movimento omosessuale cristiano all’interno del movimento omosessuale stesso, è un’azione concreta che trasforma gli oggetti oppressi in soggetti che rispondono all’emarginazione sociale con argomentazioni complesse e coerenti. Ciò crea e continua a creare una particolare modalità di stare al mondo, di vedere il mondo.
(…) Questo mi sembra, di per sé, abbastanza straordinario.
* Giuliana Arnone si è laureata all’Università Cà Foscari di Venezia in Antropologia culturale con una tesi dal titolo “Il difficile equilibrio tra azione e contemplazione Strategie di riconoscimento di un gruppo di omosessuali credenti” (ottobre 2013) ed ha conseguito il dottorato in Studi Storici Geografici e Antropologici all’Università di Padova con una ricerca etnografica riguardante la realtà di LGBT cristiani in Italia intitolata “Tutta una questione di riconciliazione: uno sguardo etnografico sui percorsi di riconoscimento del movimento LGBT cristiano in Italia” (2016). Ha curato per il Forum Italiano dei cristiani LGBT la ricerca “Rapporto 2016 sui cristiani Lgbt in Italia” (settembre 2016) ed ha scritto con Paola Coppi e Pasquale Quaranta il capitolo intitolato “Una testimonianza: gruppi LGBT e Chiese nell’Italia contemporanea” contenuto nel volume “Tribadi, sodomiti, invertite e invertiti, pederasti, femminelle, ermafroditi… Per una storia dell’omosessualità, della bisessualità e delle trasgressioni di genere in Italia” a cura di Umberto Grassi, Vincenzo Lagioia, Gian Paolo Romagnani, Edizioni ETS, Pisa, 2017.