Capricci cattolici su Avvenire, mentre viene approvato il testo base della legge contro l’omofobia
Riflessioni di Massimo Battaglio
L’Avvenire dovrebbe cambiare titolo e chiamarsi “Il passato remoto”. I suoi editoriali, almeno sui nostri temi, sono sempre più arroccati su posizioni ottocentesche. Ricordano i capricci dei bambini nei romanzi di Carolina Invernizio.
Il testo della legge è stato approvato ieri dalla Commissione Giustizia della Camera. E il quotidiano dei vescovi reagisce con un articolone in cui tenta di dimostrare che “i cattolici”, tutti, non sono d’accordo.
L’articolista, Francesco Ognibene, ingigantisce le voci contrarie. Ma non riferisce una parola di quelle dei tanti cristiani che sono ben contenti di questo provvedimento.
Comincia a far capricci sin dalle prime righe. “I tempi molto serrati imposti dalla calendarizzazione in aula a Montecitorio non promettono di consentire mediazioni significative”. Ma tace sul fatto che i detrattori hanno avuto diciotto anni per proporre una legge diversa. Risale infatti al 2002 il primo disegno di legge contro l’omofobia, a firma dell’on. Grillini.
I capricci proseguono quando, prima di dar voce al relatore Zan, ci si perita di farci conoscere l’indignazione dei rappresentanti di Fratelli d’Italia. Pare infatti che Carolina Varchi e Ciro Maschio abbiano definito la nostra legge come “un bavaglio alla libertà d’espressione e di opinione che apre la strada a pericolose derive liberticide”.
Sentivamo il bisogno di sapere che il giornale della CEI è appiattito sulle posizioni di un partito apertamente nostalgico del fascismo.
L’articolo prosegue aggiungendo che, nei giorni scorsi, contro la legge “si sono mobilitate in decine di piazze migliaia di persone”.
Ma non si prende la pena di verificare i numeri. La maggior parte di quelle piazze (meglio dire piazzette) si trovano infatti in paesini di poche migliaia di abitanti.
Le moltitudini che ci si sono radunate consistono nella persona dell’organizzatore e di un paio di amici. Quanto alla piazza principale, quella di Roma, è rimasta vuota perché l’organizzatore, Massimo Gandolfini, vi ha rinunciato.
Ma Gandolfini, leader del Family Day, è utile per annunciare altri capricci. Ecco suo commento. “La maggioranza si dimostra insensibile al disappunto espresso da un vastissimo fronte sociale – che va dalla Cei alle femministe, passando per le associazioni familiari”. Segue un elenco delle realtà che comporrebbero questo “fronte di 50 associazioni del laicato cattolico”.
Spuntano gruppetti che non avevamo mai sentito, come il “Movimento Cristiano dei Lavoratori” o la “Consulta delle Aggregazioni Laicali della diocesi di Monreale” (259.615 battezzati su 262.906 abitanti). Nulla dice delle centinaia di lettere che proprio Avvenire ha ricevuto in questi giorni.
Lettere inviate da persone omosessuali credenti, dai loro genitori e anche da alcuni preti.
Si cita piuttosto la protesta dell’arcivescovo di Udine (483.900 battezzati). Ma niente dice di ciò che ha dichiarato quello di Bologna, Zuppi, nell’apertura di un libro a firma di un giornalista della stessa redazione di Avvenire – Luciano Moia:
“Quando nelle nostre comunità cominceremo davvero a guardare le persone come le guarda Dio, allora anche le persone omosessuali – e tutti gli altri – cominceranno a sentirsi, naturalmente, parte della comunità ecclesiale, in cammino”.
D’altra parte, Zuppi non è nuovo ad affermazioni contro l’omofobia:
“La lotta contro l’omofobia e la lotta contro la violenza alle donne ci troveranno vicini. La lotta contro qualunque ingiustizia è nel profondo di chi ha a cuore il bene comune“.
Sono parole dello stesso cardinale di Bologna, pronunciate il 16 giugno 2016 all’incontro per i 115 anni della Fiom.
I capricci di Avvenire fanno pensare che il suo direttore sia consapevole di star perdendo una partita giocata poco convintamente, per la quale ha dovuto arruolare personaggi di non certo specchiata moralità.
Lo stesso Gandolfini ha già riportato condanne per diffamazione nei confronti di Arcigay, anche in assenza di una legge contro l’omofobia. Ma tutto va bene quando si sa di difendere l’indifendibile.
E’ però penoso che, chi è deputato ad annunciare la Verità, si rifugi in questi mezzucci nel tentativo di ribadire posizioni così lontane dalla verità.
E’ penoso vedere una Chiesa che difende la violenza ribattezzandola “libertà di opinione”. Fa soffrire che la presidenza dei vescovi italiani costringa i suoi funzionari a votarsi alla totale irrilevanza.
Non si lamentino se la gente non va più in Chiesa. Non è la secolarizzazione o l’aver perso i “valori non negoziabili”. E’ che a nessuno piace dar retta ai bambini che dicono le bugie.