Cari capi scout parliamo di omosessualità ma senza pregiudizi
Email inviataci da Giuseppina
Buongiorno. Mettetevi comodi sarò lunga. Mi ripresento. Sono Giusi, 36 anni, Milano. Da più di un anno conosco il vostro sito. Sono una persona eterosessuale e credente ma molto critica sulla eccessiva proibizione della sessualità da parte della chiesa cattolica. Sono molto sensibile sulle tematiche sessuali poiché anche io mi ritengo in condizione di diversità nel comportamento sessuale, infatti ho subito la pedofilia e questo mi ha portato a studiare molto cosa si possa dire sessualmente normale o giusto. Vengo al motivo di questa.
Solo da qualche giorno ho letto la new che parla del problema dei capi scout e posso dire che mi ha molto coinvolta. Non posso perciò resistere seppur molto in ritardo a commentare, criticare ed esporre le mie teorie in base a ciò che ho letto. Scusatemi se lo faccio come se fossero articoli da pubblicare, come se rispondessi ai relatori del seminario, come se dovessi convincere qualcuno. Ma amo condividere ciò che penso.
Per prima cosa (mi perdonerete) mi viene da storcere il naso quando sento dire che un omosessuale (maschio) è tale perchè si innamora di un altro uomo e non perchè prova attrazione per un altro uomo. La verità lo sappiamo è che l’attrazione viene prima dell’innamoramento. L’attrazione è forse la prima cosa che valutiamo in un altro vivente della nostra specie.
Io quando vedo un uomo la prima impressione che ho è considerarlo o meno attraente, in un istante formulo il pensiero:bello-brutto-sesso-si-sesso no- troppo vecchio-troppo giovane (e quando ero fidanzata, non importa sono impegnata). Sono io una pervertita? No, facciamo tutti così. E lo fanno anche i gay. E’ l’istinto che ci costringe a farlo. O mi volete dire che un gay quando trova attraente un altro si innamora all’istante ogni volta? Non penso proprio.
Questo processo mentale a me non lo provoca una presenza femminile che mi limiterò a giudicare bella o brutta. Quindi si è gay, etero o bisex perchè ci attrae un corpo maschile, femminile o tutte e due e non perchè ci innamoriamo.
L’innamoramento è quasi sempre un processo graduale che può verificarsi anche verso chi all’inizio non ci piaceva e che solo dopo accettiamo anche come partner sessuale. L’innamoramento omoaffettivo può avvenire anche tra gli etero ma mancando l’ispirazione erotica non porta al rapporto sessuale. Io posso amare un’ altra donna (trovarla gradevole, simpatica, tenera e la sua compagnia mi rende felice) ma questo non mi porta a desiderarla perchè, come si dice, non mi tira.
Perciò, per favore, smettiamola di nasconderci dietro l’amore. Possiamo anche voler fare sesso e basta. I gay come gli etero. Dov’è il problema? Il fatto è che per motivi ancestrali di difficile indagine, collochiamo il sesso nella sfera del male (intrinsecamente male per la chiesa), delle cose brutte che non si devono fare quindi visto che proprio proprio lo vogliamo fare dobbiamo giustificarlo e lo facciamo con la procreazione e con l’amore: “si è vero voglio trombare dalla mattina alla sera ma perchè sono innamorato (non perchè mi piace come sensazione)”.
Secondo me questa è un’ipocrisia (che come seguace di Gesù che odiava le ipocrisie non riesco ad accettare). Fermo restando che avere rapporti con la persona verso cui abbiamo dei sentimenti affettivi è più soddisfacente, la verità è che il sesso si fa perchè ne abbiamo voglia, perchè ci piace, pechè ci fa sentire bene, e non c’è niente da giustificare in questo, non c’è niente di malefico di cui vergognarsi.
Il male è ciò che crea una sofferenza, il rapporto sessuale porta piacere come fa ad essere un male? Mi obietteranno i bigotti: e lo stupro? E le perversioni ? C’è molta confusione su questi fatti ma bisognerebbe capire che in realtà questi casi sono di istinto brutale e non di istinto sessuale. Mi spiego.
La brutalità, la violenza è dimostrato e chissà perchè (forse perchè l’aggressività è regolata anche essa dal testosterone) stimola l’eccitazione genitale e quindi si pensa che sia il desiderio sessuale a scatenare tale brutalità. Invece sono due eccitazioni diverse che coinvolgono entrambe i genitali. Nel desiderio sessuale si ricerca il piacere fisico in particolare genitale, la copula e l’orgasmo sono il fine ultimo, l’obiettivo del piacere.
Nel desiderio brutale si ricerca il dolore e l’umiliazione inflitti o subiti e l’orgasmo è un effetto collaterale che può avvenire anche senza copulazione, pur restando il finale dell’eccitazione e del gesto brutale. Un uomo che stupra una donna non lo fa per scaricare una tensione sessuale accumulata da astinenza, ci sono le prostitute per quello, il suo è un atto punitivo verso la donna vista con disprezzo e superiorità.
Dunque non è il sesso che perverte l’uomo ma è l’uomo perverso di suo che usa male il sesso. Disse Gesù: non ciò che entra nell’uomo lo rende perverso ma ciò che esce dal suo cuore. Il sesso di per se non è ne buono ne cattivo. Se non impariamo a distinguere tra sessualità e brutalità non progrediremo mai nel giudizio dell’atto sessuale dandogli una connotazione positiva o almeno neutra.
Questa è la mia prima teoria, tranquillamente non condivisibile. Andiamo avanti criticando passo passo il verbale del seminario capi che credo di aver letto attentamente. Per cominciare nascono la solite domande di chi è esasperato dal moralismo cattolico: perchè un gay vuole fare il capo scout sapendo che verrà considerato un problema? Perchè si insinua che un omosessuale che educhi un bambino o ragazzo crei in lui una condizione di confusione mentale, affettiva o emotiva?
A mio modo di vedere tutto l’impaccio che gira attorno alla possibilità di un cattolico di relazionarsi con un gay è fonte di confusione emotiva peggio che avere un fratello (reale o simbolico ) gay.
A mio modo di vedere il peggio che può succedere nello stare a contatto con un gay è che il ragazzo si abitui a considerare i gay persone normali, è forse proprio questo il problema? (Domanda retorica: si è proprio questo il problema, perchè non deve succedere mai che si consideri normale una depravazione, anche se stiamo bene attenti a non chiamarla così sebbene sia quello che pensiamo noi di estrazione cattolica ).
Proseguiamo. Il religioso don Compagnoni è superfluo commentarlo dice le solite cose classico- cattoliche: si segua il catechismo e chi si è visto si è visto. Prova ad essere anche rispettoso dicendo che si deve giudicare il peccato e non il peccatore, noi non siamo il nostro peccato, ma ditemi un po’ voi, come si giudica una persona se non in base a quello che fa e a quello che pensa? Don Compagnoni predica e non fa, si capisce che per lui il gay è il suo peccato anche se da tollerare con caritatevole gentilezza.
La signora Tomisich espone il processo educativo che avviene in una persona: osservazione dei modelli, identificazione, generatività; e fa intendere che il gay è uno che si è identificato male, in qualche modo, nei modelli proposti durante la crescita. Non credo proprio. Un gay non ha avuto più turbe infantili e problemi coi genitori di chiunque altro eterosessuale, il suo secondo me è un difetto (scusatemi il termine), un’ anomalia dell’istinto. Sissignori perchè secondo me la sessualità non si impara ma ci e la impone la natura prima ancora di nascere.
Nessuno di noi si chiede da piccolo: sono maschio o sono femmina? Lo sappiamo e basta . Riconoscersi di appartenere a un genere è istintivo (tranne forse nei rari casi di persone con genitali malformati a cui non si è saputo bene attribuire il genere alla nascita). Crescendo scopriamo che esistono gli altri, a partire dalla mamma, e che anche questi sono maschi e femmine e sempre istintivamente incomincia il processo di emulazione.
I maschi seguono i maschi e le femmine, le femmine. Nei gay e transessuali questa emulazione nel genere di appartenenza non è viene così naturale, qualcosa li spinge ad emulare in parte o del tutto l’altro genere. Come mai? Le teorie sono due. O, come io credo, questa spinta, diciamola, inversa è presente nel suo sistema cerebrale da sempre, oppure come sostengono gli psicologi di indirizzo psicoanalitico, qualcosa è andato storto nei primi tre anni di vita: un padre assente o debole, una madre poco accudente o oppressiva, un’imposizione di modelli solo femminili o solo maschili, avrebbe inceppato il processo edipico necessario per diventare per così dire normali.
Se fosse così però una pessima madre con più figli dovrebbe averli tutti i gay ma di solito non è così. Anche gli orfani rischiano di essere tutti omosessuali visto che gli istituti sono gestiti quasi solo da donne ma di solito questi hanno si turbe emotive ma l’orientamento sessuale non subisce colpi. Quindi è probabile che il processo edipico non c’entri niente. E’ probabile anche che il processo edipico, come io credo, non esista. Certamente può esistere qualcuno che ha delle turbe sessuali nei confronti della madre ma è un problema tutto suo non è la norma.
Delle pessime relazioni infantili, non necessariamente coi genitori e non necessariamente nei primi tre anni di vita, possono avere effetti sull’intensità del desiderio, e quanta aggressività andiamo a mescolare al sesso credendola erotismo ma difficilmente stabilisce la nostra identità di genere e il genere che ci attrae. Il verificarsi di misoginia o androfobia possono creare omosessualità fittizie ma di solito queste convinzioni sono transitorie oppure l’eterosessualità latente porta ad avere rapporti con entrambi i generi. Se l’androfobia e l’adesione a comportamenti maschili fossero cause necessarie per il lesbismo io dovrei essere lesbica da 20anni, invece a me le donne nude non piacciono.
Io faccio un paragone, che sarà sbagliato, ma forse essere gay è come essere mancini (anch’essi una volta condannati dalla chiesa). Un mancino è tale non perchè il padre era mancino e lui si è identificato in quello, qualcosa nel suo cervello agisce diversamente dalla norma. Così anche chi ha orecchio assoluto per la musica non ha ascoltato tantissima musica nei primi tre anni di vita ma lo ha per natura. Anche per l’omosessuale la spinta, o orientamento, a una omo sessualità potrebbe essere del tutto naturale.
Questa è la mia seconda teoria, anch’essa non condivisibile. Il dottor Seghi, anche lui propenso a credere in un errore edipico nel gay, è quello che ha scatenato di più la mia fantasia opinionistica. Punto primo. Il dr Seghi dice: si nasce in un corpo maschile e femminile ma si diventa maschi e femmine mediante la relazione. Io non capisco come si faccia ad affermare una corbelleria simile.
Noi, come tutte le specie, nasciamo maschi e femmine e siamo maschi e femmine per natura, quello che impariamo crescendo è essere maschili e femminili secondo stereotipi stabiliti dalla cultura. Crescendo apprendiamo che nel nostro mondo i comportamenti, i gusti, e gli oggetti, sono considerati alcuni maschili e altri femminili, ma queste considerazioni sono solamente invenzioni culturali, non hanno alcun fondamento naturale.
Non ci sono cose da maschio e cose da femmina in natura. Mi piace dire per esempio: sapreste distinguere un tigro maschio da una tigre femmina senza guardargli sotto la coda? No perchè il loro comportamento è identico. Ci sono veramente pochissime cose che si possono dire istintivamente solo maschili o femminili, e non me ne viene in mente neanche una.
Facciamo un altro esempio evidente. Pensiamo all’automatismo con cui ormai attribuiamo il colore azzurro al maschio e il colore rosa alla femmina. Perchè? In natura l’azzurro è solo azzurro e il rosa è rosa, ci e lo siamo inventato noi umani che uno è da maschio e l’altro da femmina e ci siamo inventati anche che alla femmina deve piacere istintivamente il rosa e al maschio l’azzurro e se fosse il contrario forse hanno dei dubbi sulla loro identità di genere.
Non è così. In realtà non c’è nessun motivo per cui a una femmina non debba piacere l’azzurro e al maschio il rosa è solo il condizionamento culturale degli adulti che li porta a questo. Questo discorso può essere riportato a qualsiasi altra cosa.
Altro esempio reale è mio figlio. Mio figlio di due anni è un continuo pronunciare: “pullman, treno, macchina, camion, ruspa”; bene dovrei dire, sono cose da maschio. Però gli piacciono anche le bambole: “bella bambola, dormi” dice, e le fa le coccole. Dovrei preoccuparmi e impedirglielo perchè è una cosa da femmine, oddio oddio potrebbe diventare gay? Ma perchè? Per quale motivo a un maschio non dovrebbero piacere anche le bambole e a una femmina anche le macchine?
Finchè non gli e lo diciamo noi grandi per i bambini tutto è da maschi e tutto è da femmine e personalmente non vedo il motivo di convincerli che non sia così. Questo non confonde affatto la loro consapevolezza di essere maschi e femmine ne condizionerà i loro futuri rapporti sessuali. E’ un’opionione mia ma ne sono certa.
Vietare una cosa a un maschio perchè è da femmina o imporne un’ altra perchè da maschio serve solo a fargli venire complessi di colpa, di vergogna e a fargli credere che qualcosa in lui non va. Io da piccola mi vergognavo di rispondere alla domanda “cosa vuoi fare da grande” perchè volevo fare il falegname, e siccome era una cosa da maschi e avevo sentito dire che se ti piace una cosa da maschi sei una maschietta, io mi sentivo tale. Ora so che non è così. Ero una femmina normalissima alla quale per indole creativa piaceva costruire con il legno. Perchè non dovrebbe piacermi?
Si obietterà: allora non ci sarebbe nessun motivo per cui a un maschio debba piacere per forza una femmina e viceversa a entrambi possono piacere tutti e due. Da un punto di vista estetico per me è così. Io posso trovare più bella una donna di un uomo. Ma l’attrazione sessuale non è tra le cose che impariamo a conoscere crescendo, è un meccanismo comportamentale dell’istinto che è presente nel nostro cervello da sempre, come la fame.
Si obietterà ancora: ma nella vita a seconda di dove si nasce ci abituiamo a mangiare e ad amare cibi diversi anche per i gusti sessuali può essere così. Infatti impariamo a preferire uno magro ad uno grasso piuttosto che uno biondo o moro ma secondo me non a preferire un genere sessuale.
Come dovrebbe avvenire che un bambino impari in vita a preferire un genere ad un altro? Col fantomatico complesso edipico? Sia l’omosessuale che l’etero vengono da svariati tipi di famiglia e tipi di educazione e ambienti, se c’è un processo psicologico che deriva dall’educazione e dalla relazione che fa scegliere il genere di attrazione dovrebbe esserci una certa parità di presenze etero e gay nella stessa società invece mi risulta che i gay siano una netta minoranza. Quindi dove sia il grave difetto edipico io non lo vedo.
Si obietterà oltre: anche un bambino piccolo prova leggere eccitazioni genitali e le prova sia davanti a un nudo di donna che di uomo quindi dovrebbe voler dire che sono tutti potenzialmente bisessuali; solo insegnandoli che devono avere gusti pertinenti al loro genere impareranno a identificarsi nel modo giusto e scegliere quale dei due corpi gli piace di più. Non credo sia così.
Insegnare gusti e comportamenti maschili a un maschio non garantisce che egli si affermi etero. Anche un camionista potrebbe essere gay, e un parrucchiere un gran tombeur de femmes. In secondo luogo il bambino si imbarazza e si eccita davanti a qualsiasi nudo perchè li percepisce entrambi come attinenti alla sessualità, un po’ come quando vediamo l’accoppiamento degli animali, ci imbarazza ma non ci fa diventare bestialisti (chissà quale complesso edipico irrisolto hanno i bestialisti). Se però un bambino ha delle fantasticherie, e le ha, le avrà già verso un genere.
Per i bisessuali questa mia teoria ha qualche falla, dovrebbero essere loro a dire se da bambini si infatuavano di entrambi i generi. Si può insistere che infatuarsi di questo o di quello dipende dall’appagamento del rapporto con la mamma nei primi anni di vita ma io suppongo di no, è istinto non apprendimento.
Seconda affermazione del dr Seghi: l’omoaffettività. La mancanza di rapporti omoaffettivi tra adolescenti porterebbe a una confusione di genere poiché mancherebbe l’identificazione nel gruppo maschile o femminile (se non ho capito male). Secondo me è il contrario, l’eccessiva suddivisione di maschi e femmine porta a diffidare e non amare la compagnia dell’altro genere. Un bambino che cresce con dieci sorelle sarà un po’ femminile ma probabilmente si innamorerà più facilmente di una donna rispetto a uno che le donne non le frequenta. Qui non c’entra il processo edipico ma l’abitudine alle condizioni ambientali.
Ci sarebbero, per Seghi, più gay e transessuali maschi che lesbiche perchè le femmine sono più portate all’omoaffettività poiché dalla nascita hanno un rapporto omoaffettivo con la mamma quindi per le femmine il complesso edipico è meno complesso. A dimostrazione dell’abitudine all’omoaffettività femminile ci sarebbe il fatto che le bambine si tengono per mano, si baciano e vanno in bagno insieme mentre i maschi non lo fanno. Non è vero. I maschi non lo fanno per la ragione che noi insegniamo loro in modo subliminale che tenersi per mano è una smanceria e le smancerie sono da femmine e quindi loro smettono di farlo. Ma i bambini maschi piccolissimi, sotto i tre anni, ancora non condizionati hanno effusioni affettive uguali alle femmine, anzi sono pure più coccoloni, chi come me ha un figlio maschio lo può notare. Questo non stabilisce che siano a rischio omosessualità.
La statistica di una maggior presenza di omosessualità maschile giocherebbe a favore del complesso edipico tuttavia io azzardo a sostenere ancora il biologico. Se non ho capito troppo male le mie letture (che tutti possono fare su web) per un embrione che diventa feto è più complesso e lungo trasformarsi in maschio che in femmina, addirittura inizialmente tutti gli embrioni sarebbero femmine, nel divenire maschio c’è anche una differenziazione del cervello ad opera degli ormoni, è possibile che in alcuni casi questa differenziazione resti incompleta. Per le femmine invece ci sarebbe un inizio di trasformazione ma evidentemente è più facile che sia il feto maschio a non completarsi. Questa è sempre una teoria non accettabile.
Domanda se un bambino ha solo la figura femminile da cui apprendere cosa succederebbe?
Assodiamo che è impossibile avere solo la figura femminile come modello da imitare, anche se non ci fosse il padre ci sarà il nonno, uno zio, vicini di casa, insegnanti, sacerdoti, vari ed eventuali. Ma ipotizziamo che per assurdo un maschietto cresca fino a 15anni solo tra donne senza mai vedere un uomo. Si crederebbe una femmina? O si accorgerebbe di essere morfologicamente diverso e quindi non come loro?
Non proverebbe alcun turbamento o fantasia erotica nei confronti delle sue compagne o al contrario proverebbe un forte attaccamento e desiderio nei loro confronti? Quando a un certo punto incontrerà un uomo sarà forse contento di vedere un suo simile, o forse ne avrà timore ma non penserà per forza di dovergli piacere sessualmente perchè si sente femminile.
E se invece un bambino crescesse solo con uomini senza mai vedere una donna?
Crederebbe che le donne non esistono? Proverebbe attaccamento e desiderio verso i maschi o ne resterebbe indifferente sentendo che desidera qualcos’altro? E’ probabile che la mancanza di donne lo faccia ripiegare su rapporti maschili ma questo non stabilisce che sia diventato omosessuale. Quando incontrerà una donna potrebbe venirne immediatamente turbato e incuriosito o forse no ma non è detto che la snobbi perchè ormai si sente omosessuale anche se assolutamente mascolino.
In entrambi i casi la mancanza di modelli diversi non garantisce che il giovane individuo non si identifichi nel suo genere e non senta spinta eterosessuale. C’è sempre la probabilità che per diventare gay ci debba essere qualcosa di anomalo insito nel cervello già in partenza.
Altra affermazione che si legge del dottore: il bambino la notte vuole dormire con la mamma ed è geloso del padre che sente essere al primo posto (sessualmente) per la madre. Ecco un’altra dimostrazione del complesso edipico, e secondo me ecco un’ altra sparata. Il bambino maschio vuole dormire con la mamma e anche la bambina femmina vuole dormire con la mamma.
Il bambino, maschio o femmina, oltre provare affetto per la madre poiché gli da benessere, è animato da spirito di sopravvivenza, quindi sentendo di non essere in grado di provvedere a se stesso sente il bisogno di qualcuno a scopo utilitario, qualcuno che lo nutra,lo aiuti, lo tenga al riparo e lo protegga. Questo qualcuno è in primo luogo la madre che è il primo vivente con cui viene a conoscenza e che soddisfa il suo bisogno di sopravvivere. Se disgrazia volesse che la mamma venga a mancare il bambino sposterà i suoi bisogni sulla seconda persona che provvede al suo accudimento che di solito è il papà o in molti casi anche la nonna, come il mio dove mio figlio è cresciuto sia con me che con mia madre. Dormire da solo, di notte al buio fa certamente paura al bambino che sente quindi il desiderio di essere protetto, per questo vuole rifugiarsi sotto l’ala della mamma, se non ci fosse quella del papà, se non ci fosse quella della nonna.
Mio figlio anche se io sono presente dorme spesso con la nonna, questo significherebbe che ha dirottato il complesso edipico su di lei e nutre per lei un desiderio sessuale? A me sembra una cavolata, evidentemente il bambino percepisce la nonna come più brava a soddisfare i suoi bisogni e forse la ama anche più di me.
Soddisfazione del bisogno di protezione quindi e non desiderio sessuale spinge il bambino fra mamma e papà nel lettone.
E’ vero però che il bambino prova gelosia per il padre. Come lo prova per i fratelli e sorelle e per chiunque gli sembri distrarre la mamma dalle attenzioni che deve avere solo per lui. Il bambino piccolo è egoista, non ha ancora la consapevolezza che anche gli altri provano sentimenti e desideri come i suoi e non capisce che anche altri possono aver bisogno della mamma e che la mamma possa amare anche altre persone. La mamma è sua proprietà e basta. Questo non significa che la erotizzi. Il bambino non vuole sostituirsi al padre per stare con la madre ma egli crede che la mamma non può amare nessun altro che lui! Il papà è solo un intruso. Quando scopre che è possibile che la mamma ami anche altre persone ne prova sofferenza (gelosia) ma impara a condividere i sentimenti.
Infine il papà per la mamma è al primo posto sessualmente ma non affettivamente. Il primo posto, l’amore più grande è sempre il figlio o i figli. Il padre lo può criticare e mandare al quel paese quando vuole, i figli sono sempre i più bravi e i più belli anche se ammazzassero qualcuno (“sicuramente lo hanno deviato lui non lo farebbe mai!”).
Altra affermazione, qui non si parla più di come un bambino possa diventare gay ma si parla del problema educativo: i maschi hanno istintivamente paura dell’omosessualità infatti i giovani la usano spesso come presa in giro fra amici (come per esoricizzare questa paura). Questo sarebbe un motivo per cui un capo scout gay non dovrebbe rivelarsi, per non mettere a disagio i ragazzi animati da sessuofobia.
I maschi in effetti temono l’atto omosessuale, non tanto la persona, forse perchè è sopravvissuta la paura ancestrale dell’atto anale violento che è possibile fosse praticato primitivamente come azione umiliatoria e punitiva in certi clan di guarrieri. L’atto omosessuale maschile è sempre quindi inconsciamente associato alla brutalità. Prendersi in giro dicendo “sei gay” è un modo non solo per allontanare la paura, “anche se sei gay non mi spaventi”, ma anche un po’ un modo per riproporre in modo simbolico il gesto di umiliazione, come se dare del gay fosse dare dell’inferiore, poiché gay è femminile e femmina è inferiore. Colui che dice gay si mette al di sopra del compagno a cui lo dice e simbolicamente e ironicamente lo brutalizza. Nel maschio infatti è presente una certa dose di istinto brutale che deve esprimersi in qualche modo.
Non è detto che però la paura irrazionale dell’omosessualità porti necessariamente a degli atteggiamenti irrazionali, come nervosismo e disprezzo, il ragazzo può essere perfettamente in grado di discernere la realtà e nonostante abbia acquisito la cultura che gay uguale inferiore oppure uguale a uno che lo vuole violentare nel di dietro, può accettare che un omosessuale non sia affatto pericoloso o di personalità melensa.
Tuttavia la possibilità che l’irrazionalità si manifesti c’è, un ragazzo a contatto con un capo gay potrebbe avvertirlo come una minaccia o non riconoscerlo come autorità poiché non è un vero uomo. A motivo di ciò forse non è effettivamente conveniente che un gay che lavora con dei ragazzi si dichiari. Neanche che lo tenga nascosto in ogni modo, se i ragazzi venissero a conoscenza che un capo è gay non servirebbe a nulla far finta di niente se non ad affermare l’opinione che l’omosessualità è una vergogna da nascondere.
Credo che un lungo lavoro di accettazione dell’omosessualità debba essere fatto prima che si possa dichiarare con tranquillità tale condizione. Altro passo. I bambini e i ragazzi hanno bisogno di un modello da seguire e da imitare, un capo quindi deve essere un buon modello. A quanto pare un gay che si dichiara tale non può essere un buon modello.
Ma i bambini e i ragazzi di un modello perfetto e irreprensibile da seguire non ne sentono poi tanto il bisogno, essi guardano a questo e quello e assimilano ciò che più gli aggrada. Se un ragazzo si identificasse solo o prevalentemente con un modello e si convince che lo deve imitare in tutto e per tutto anche se sbaglia potrebbe significare che è sotto plagio per infatuazione o non sta sviluppando personalità indipendente o entrambe le cose. Un buon educatore secondo me non è colui che pretende di essere copiato ma colui che stimola il senso critico e l’autonomia. Diceva Gesù: fate quello che dicono ma non fate quello che fanno.
Ancora sull’educazione: il gay non sarebbe un buon modello perchè dovere di un capo è anche educare ad essere maschi e femmine. “Non credo sia una bestemmia voler educare ad essere maschi e femmine” dice il dr. Seghi.
In che modo un gay potrebbe deviare questo tipo di educazione mi risulta misterioso, ma soprattutto mi chiedo cosa significa essere un vero maschio o una vera femmina? Che il maschio deve comandare e la femmina deve fare la calzetta? Che il maschio ha da puzza’ e la femmina da cucina’? Ma che vuol dire? Ho già esposto abbondantemente la mia opinione sul maschile e femminile e ripeto soltanto che non ha senso.
Non sarà una bestemmia questo tipo di educazione ma è una pretesa culturale che mortifica l’indole dell’individuo. Perchè un poeta non dovrebbe sentirsi un vero maschio? Perchè una donna che guida l’autobus non dovrebbe sentirsi una vera femmina? Che scopo avrebbe questa educazione a non confondere i ruoli tradizionalmente maschili e femminili ? Ma forse l’affermazione del Seghi sottintende che bisogna educare ad essere eterosessuali?
Credo proprio che l’idea sia quella. Ma ribadisco che a parere mio non c’è nulla che possa vietare ad una persona di scoprirsi omosessuale. Un’educazione di modelli maschili e femminili perentoria causerà solo più o meno sofferenza, più o meno paura della società, più o meno tempo per autoaccettarsi nell’individuo che si sente omosessuale ma difficilmente lo convincerà che deve sforzarsi di essere etero.
Ultima battuta: un gay che si dichiara non sarebbe un buon modello perchè sarebbe vittima di protagonismo, vuole mettere i suoi bisogni al centro dell’attenzione e caricare gli altri delle sue idee. Il protagonista è uno che vuole esporre le sue idee e farle accettare come verità assolute.
A parte che mi vengono in mente un paio di persone che vivono a Roma che si comportano così, per quale motivo un gay sarebbe protagonista, cioè uno che vuole farsi notare? E quali sarebbero le sue idee che vorrebbe spacciare per verità? Forse che essere gay è normale? E si, è questa la terribile idea che quel presuntuosone del gay vorrebbe diffondere. Sia mai.
Il dr. Seghi ha cercato per tutto il seminario di sembrare politicamente corretto mettendo l’etero sul piano del gay, dicendo che anche l’etero può essere un pessimo educatore malato di protagonismo e un modello sbagliato, ma si capisce bene che per lui l’omosessualità è uno scandalo da evitare.
Tutta la storia di educare al maschile e femminile che fa il dottore e con lui tutte le guide cattoliche appare chiaramente una scusa per camuffare l’ideologia che gay è sbagliato e perverso e non si deve diffondere un sentimento di liceità su tale condizione. Penso che i gay debbano cominciare da altre parti a far capire che non sono dei mostri piuttosto che dagli ambienti cattolici. Per farsi accettare dalla società cattolica bisogna prima passare per quella laica.
Finalmente ho finito il pappone. Spero di non avervi fatto strabuzzare troppo gli occhi per le stupidate. Se si chiedo scusa. Con stima. Giuseppina