Cari genitori ascoltatemi! Lettera di un figlio gay
Lettera tratta dal blog ‘Lo que un gay quiere ver’* (Spagna) del 17 maggio 2011, liberamente tradotta da Adriano C.
Mamma, papà, domani sarà il mio compleanno. Ventitre anni che sono qui. Come passa il tempo. Se guardo indietro, mi accorgo di aver vissuto parecchie cose e fin da quando ero piccolo mi siete stati accanto.
Lo so, me lo hanno detto tutti, anche voi stessi, che da quando avete scoperto che sono omosessuale, non è stato facile. Credetemi se vi dico che non lo è stato neppure per me.
Non è stato facile sentirmi solo in molte occasioni, vivere col cuore a pezzi e tornare a casa nascondendo le lacrime o piangere silenziosamente per non dar fastidio. Mi addolora il silenzio che ricevo e l’evasività su questo argomento. I muri li avete messi voi.
No, non è stato facile e davvero vorrei comprenderlo, ma talvolta mi risulta complicato. Lo so: la vostra educazione è molto diversa, perchè vi hanno inculcato parecchie barriere. Vi hanno insegnato che l’amore è solo tra uomini e donne. Lo so, ho infranto i vostri programmi di vedermi prendere una moglie, di venirvi a farvi visita la domenica con i nipotini. Lo so, vi ha fatto male perchè nessuno vi ha preparato ad affrontare una situazione imprevista nella quale la religione, la gente, la famiglia possano influire sulla paura e sulla mancanza di controllo.
Capisco tutto quanto, ma non lo giustifico. Non giustifico che davanti all’ignoto chiudete gli occhi e non cerchiate alternative per creare nuovi legami. Nessuno vi ha insegnato come essere genitori come nessuno ci ha insegnato ad essere figli. Lungo la strada si impara insieme. I figli apprendono dai genitori, ma anche i genitori devono apprendere dai figli e per i figli.
Mamma, papá, sono qui, ma sto, e manca poco, per prendere il volo. Sono io. Non sono cambiato. Sono ancora energico, lo stesso che piange guardando un film o leggendo un libro, che ride e abbraccia, che ha obiettivi e non rimane taciturno, lo stesso che ha fatto i disegni all’asilo e che ha danzato alle recite scolastiche.
Lo stesso che vi dice che vi vuol bene. Lo stesso che non ha mai commesso un male per il fatto di amare e avvicinarsi a qualcuno del proprio stesso sesso. E’ solo amore e l’amore non ha sesso.
Ho pianto molte volte nel sentire che perdiamo tempo e che nulla cambierà. Tempo che potremmo utilizzare a ri-conoscerci, ad avvinarci l’un l’altro e a condividere la vita senza maschere. Per fortuna ho imparato a vivere con la vostra presenza e la vostra assenza, ho imparato a fare famiglia con i miei amici e condividere parecchie cose con loro. Cose che amerei condividere anche con voi e che invece vi state perdendo.
Vorrei vi rendiate conto che il presente se ne va, è talmente fugace che non ci rendiamo conto, domani forse ci accorgeremo che qualcuno di noi si è sbagliato, e sarà troppo tardi. Sono tranquillo nel riconoscere che ho tentato parecchie volte, che, come questa lettera, ne ho scritte altre precedentemente, che vi ho cercato informazioni che non cercavate, e che non posso farci niente. Il silenzio e le serrature non sono miei.
Io proseguo, la mia vita va avanti e va bene. Ma potrebbe essere fantastico se foste presenti e condivideste con me questo cammino che si chiama vita. Condividendo le esperienze, le discussioni, i momenti, i sorrisi e i pianti.
L’uscita allo scoperto con la propria famiglia non è facile. Madri e padri vivono processi di assimilazione che non sempre sono facili nè rapidi. Per nessuno è comodo vivere una situazione nella quale si rompe con ciò che è prestabilito e nella quale per il silenzio, la paura, e le assurdità indiscusse, nessuno fa nulla e le cose si complicano. I tabù superano l’amore che c’è e allontanano le persone.
Lo capisco, ma vi chiedo anche di capire me. Questa non è una guerra, non ci sono trincee ne schieramenti. Se vi sentite feriti nel gestirlo, non ferite l’altro. Non ci sono nè vittime nè carnefici. Solo ignoranza, silenzio e barriere.
Probablmente tutto è perduto tra di noi ora, potrebbe essere che in futuro si cambi rotta, mi spiace di non essere tanto sicuro e non so se ci sarà permesso di avere un futuro e se ne avremo il tempo. Non c’è amore da riscattare.
* Questa lettera l’abbiamo trovata in rete, non sappiamo chi l’ha scritta.
Testo originale: Carta de un gay a sus padres