Cari genitori cristiani con figli LGBT ascoltate le nostre parole
Testimonianza pubblicata sul sito del capitolo PFLAG (Genitori e amic* di lesbiche e gay) di Atlanta (Stati Uniti) l’8 dicembre 2020, liberamente tradotta da Sara Montanaro
Mi rivolgo, con questa lettera, a tutti i genitori i cui figli e figlie hanno fatto coming out con loro, o che sono stati scoperti come lesbiche, gay, bisessuali, pansessuali, transgender, transessuali, genderqueer, questioning, o più in generale “queer”.
Mi rivolgo specialmente a quei genitori che lottano per conciliare la loro fede con i doveri che, in quanto genitori, hanno verso i loro figli dall’identità LGBT.
Per molti genitori questo potrebbe essere un momento difficile, capace di mettere alla prova la loro fede. Dopotutto non è la Bibbia a promettere “Abitua il giovane secondo la via che dovrebbe seguire; neppure da vecchio se ne allontanerà”? Come può allora vostro figlio abbandonare i chiari insegnamenti delle Scritture per una tale identità? Sembrerebbe che le uniche opzioni plausibili siano che la promessa della Bibbia sia falsa, o che abbiate sbagliato qualcosa come genitori.
Primo, è importante che voi sappiate che è stato Dio a scegliervi come genitori per il/la vostro/a figlio/a LGBT. È un legame che Lui ha scelto per il vostro bene, per il benessere di vostro/a figlio/a e per la Sua gloria. Fidatevi di Lui per sapere cos’Egli ha in serbo per voi, e aprite il vostro cuore alla Sua volontà.
Secondo, vi esorto a tenere a mente che quello che vostro/a figlio/a vi sta dicendo riguarda le sue inclinazioni, non la sua vita sessuale. Ripensate a quando eravate giovani e avete avuto la vostra prima cotta, a quanto vi facesse rimanere senza parole, a quanto essere in sua presenza vi facesse sentire col fiato sospeso; a quanto ci pensavate, a quanto ne parlavate, e presumibilmente a quante volte avrete scritto il suo nome.
Non era una cosa che riguardava il sesso. Probabilmente, infatti, eravate troppo giovani a quel tempo anche solo per pensare di andare oltre il tenervi per mano. Il solo essere nella stessa stanza sembrava bastare per un’eternità. Pensate alla prima volta che vi siete innamorati. Non avete scelto di chi innamorarvi, è semplicemente successo. È questo quello che è accaduto a vostro figlio gay o vostra figlia lesbica, solo che la loro prima cotta, il loro primo amore è stato qualcuno del loro stesso sesso.
Anche se questa informazione potrebbe rappresentare una novità, ricordate che lui o lei sono lo stesso bambino o bambina che erano prima di fare coming out con voi. Sono sempre stati LGBT, semplicemente voi non lo sapevate. Era gay quando aveva otto anni. Era lesbica quando ne aveva sei. Era genderqueer a undici anni. Mettete da parte l’idea che questo riguardi solo o prima di tutto il sesso.
Terzo, lasciate che vi rassicuri del fatto che l’identità LGBT di vostro/a figlio/a non è in alcun modo colpa vostra. Molti sacerdoti affermano che l’identità LGBT è dovuta a qualcosa che i genitori hanno fatto: il loro era un matrimonio povero, erano troppo presenti o distanti, troppo permissivi o severi e così via. Si sbagliano. Vostro/a figlio/a è LGBT per il semplice fatto che è nato/a neurologicamente diverso/a dalla maggioranza. Sebbene ci siano stati alcuni studi che indicano come lo sviluppo genetico e fetale giochino la loro parte, la semplice verità è che la sessualità umana è complessa e noi non conosciamo tutto quello che contribuisce a rendere una persona LGBT. Quello che sappiamo è che è innato e involontario.
Ma allora Proverbi 22:6? Indipendentemente da quello che sostiene la scienza, le Scritture non dicono che tutto ciò è in qualche modo colpa vostra?
Il libro Old Testament Exegesis: A Handbook for Students and Pastors (Esegesi dell’Antico Testamento: manuale per studenti e pastori) di Douglas K. Stuart riguardo questo particolare versetto dice:
“Questo versetto viene di solito tradotto come segue: ‘Abitua il giovane secondo la via che dovrebbe seguire; neppure da vecchio se ne allontanerà’. Tuttavia, quando si va ad analizzare in modo più approfondito il ventaglio di significati che le parole possono assumere, non si troverà nessun equivalente ebraico per il termine ‘dovere’… (Ricorda: più una parola della Bibbia è ben conosciuta, più un moderno traduttore professionista sarà esitante nell’allontanarsene, anche quando non è di suo gradimento, per paura che le persone non comprino una Bibbia che riporta i versetti a cui sono maggiormente legati tradotti in modo diverso.)
“Pertanto, con riferimento a Proverbi 22:6, quello che si può facilmente stabilire consultando pazientemente un dizionario è che ‘alpiy’ significa ‘secondo’, e che ‘derek’ significa semplicemente ‘via’, quindi ‘darko’ significa sia ‘la sua via’ che la ‘propria via’. La prima metà di questo distico poetico in realtà, quindi, recita ‘Abitua il giovane secondo la propria via da seguire’, e qui non si trova nulla riguardo al ‘dovere’. Il vero punto del versetto, come potrete correttamente concludere, è che un bambino a cui è egoisticamente permesso di fare quello che vuole quando è piccolo avrà la stessa tendenza egoistica da adulto”.
In altre parole, questo versetto non è una promessa, ma un avvertimento simile a molti altri nel libro dei Proverbi. Quindi, no, cari genitori, non siete responsabili dell’identità LGBT dei vostri figli e no, non li avete cresciuti male. Riposate tranquilli, e non lasciate che altri addossino la colpa su di voi.
Voglio prendermi un momento per rivolgermi ai genitori di figli e figlie trans*. Molta gente accusa le persone trans* di andare contro il volere di Dio riguardo la loro vita se cercano di vivere il genere con cui si identificano, cambiando in vari modi il loro corpo o adottando le abitudini, i vestiti e il nome del genere al quale sentono di appartenere. Molti sostengono “È Dio che ti ha reso uomo/donna, e non dovresti intrometterti in tutto ciò”.
Tali argomentazioni non tengono conto di due fattori. Primo, studi scientifici hanno dimostrato come le persone trans* siano neurologicamente simili a quelle del genere con cui si identificano piuttosto che a quelle che possiedono il loro stesso apparato riproduttore. Sarebbe semplicistico sostenere che la volontà di Dio riguardo la vita di una persona risieda solamente negli organi genitali con cui lui o lei sono nati, e non nella loro testa.
Secondo, siamo pronti a correggere molte anormalità e difetti di nascita senza pensare nemmeno per un secondo che così facendo si possa violare la volontà di Dio. I bambini sordi vengono dotati di impianti cocleari, coloro che hanno il palato e il labbro leporino vedono le loro malformazioni corrette. Ai bambini con forame ovale pervio, il “buco nel cuore”, esso viene chiuso. Sistemiamo una miriade di problemi.
Ora, non sto dicendo che la disforia di genere sia un difetto congenito o una malformazione, ma per molte persone trans* mantenere il genere con cui sono nati è una sofferenza allo stesso modo in cui lo è lasciare un difetto congenito così com’è, sebbene in molti casi ci si possa convivere. Cerchiamo di alleviare la sofferenza di questi bambini, e non dovremmo fare di meno per le persone trans*.
Torniamo ora all’affermazione tra parentesi di cui sopra: “Ricorda: più una parola della Bibbia è ben conosciuta, più un moderno traduttore professionista sarà esitante nell’allontanarsene, anche quando non è di suo gradimento, per paura che le persone non comprino una Bibbia che riporta i versetti a cui sono maggiormente legati tradotti in modo diverso”.
Vorrei che rifletteste su questo. Vorrei che consideraste che magari gli insegnamenti delle Scritture non sono così chiari come pensate, per il semplice fatto che i traduttori della Bibbia sono esseri umani. Si avvicinano al loro lavoro seguendo le proprie inclinazioni, sia personali che culturali, e sono influenzati anche dalla necessità che le loro traduzioni siano accettate da eventuali lettori e clienti. Tutto ciò che si allontana troppo dalle comuni norme culturali è probabile venga rifiutato, assieme alla loro traduzione.
Prima di parlare ai vostri figli riguardo i chiari insegnamenti delle Scritture, vi incoraggio a leggere i passi in questione. Tenete conto del contesto (le persone per le quali sono stati scritti, la cultura nella quale sono stati prodotti e il loro originale significato testuale). Non accettate in automatico che la traduzione sia corretta, vi prego, cari genitori, non allontanate vostro figlio o vostra figlia dalla propria fede, dal vostro amore o dalla vostra casa rifiutandoli sulla base di un pugno di versetti. Il nostro sito Progetto Gionata vi fornisce molte risorse.
Credo che una volta studiata la Parola di Dio, troverete che non c’è vergogna nell’identità LGBT dei vostri figli, come non lo è l’avere la pelle scura o gli occhi blu, l’essere mancino o il soffrire di ADHD.
Quindi, cosa dire ai vostri figli?
Primo, dovete garantire loro il vostro amore incondizionato. L’amore di Dio è immutabile, a prescindere da quello che abbiamo o non abbiamo fatto, e nella misura possibile dovrebbe esserlo anche il vostro. Non negate il vostro amore con l’idea che i vostri figli possano cambiare o cambieranno il loro orientamento sessuale per riconquistarlo. Se già avete detto parole che possono aver ferito i vostri figli, cercate con sincerità il loro perdono.
Secondo, assicuratevi che vostro figlio o figlia sappia che apprezzate l’onestà e la fiducia che vi ha dimostrato, e che non vedete l’ora di essere più ascoltatori che oratori. Questo non riguarda voi, non riguarda quello che la Chiesa o i vicini o la vostra zia nubile pensa: riguarda i vostri figli e come imparare a vivere con il loro corpo, percorso che per qualsiasi persona potrebbe rappresentare un arduo viaggio, e per un bambino che in qualche modo è diverso può essere ancora più difficile.
Le statistiche riguardo i suicidi tra i giovani LGBT sono impressionanti, ma uno spiraglio di luce è rappresentato dal fatto che, rispetto a quelli le cui famiglie li rifiutano, i giovani LGBT che godono del supporto delle famiglie sono meno propensi a lasciarsi sopraffare dalla disperazione. Siate quella famiglia. Permettetegli di condividere problemi, gioie, speranze e sogni. Permettete a tutto ciò di essere motivo di unione, piuttosto che di separazione.
Terzo, rassicurateli che siete con loro in questo viaggio spirituale per comprendere la volontà di Dio per la vostra famiglia. Non è il momento di predicare, ma il momento di cercare. Cercare insieme.
Ricordatevi, inoltre, di ascoltare molto più che parlare. So che c’è la tentazione di bruciare le tappe: o di rifiutare completamente l’idea che le relazioni tra persone dello stesso sesso possano essere morali, o di abbandonare del tutto quei passi delle Scritture per il bene di vostro/a figlio/a. Vi prego, non mettetevi fretta. Assicuratevi che vostro/a figlio/a comprenda che tutto ciò potrebbe richiedere del tempo, ma che voi non abbandonerete il vostro amore per lui o lei. Il vostro supporto è importante, così come lo è la vostra fede. Prendetevi del tempo per coltivare entrambi.
Quarto, come genitori potete e dovete educare i vostri figli LGBT secondo gli stessi standard che adottereste con un figlio cisgender (vale a dire, qualcuno la cui sessualità coincide con la sua identità di genere) ed etero. Rimanendo genitori aperti e sinceri, potrete sostenere i valori di amore e rispetto di una relazione affettiva indipendentemente se sia tra persone dello stesso sesso o del sesso opposto.
Tuttavia, questo non deve essere il centro del vostro insegnamento come genitori, o per lo meno non più di quanto lo sarebbe stato nel rapporto con un figlio etero. Orientamento sessuale e identità di genere non devono essere motivo di diffidenza.
Quinto e ultimo, è comprensibile che possiate avere un periodo di sconforto per i sogni e le speranze perdute che avevate su vostro/a figlio/a, e per un futuro che non potrà mai essere. Per il solo fatto di essere in una minoranza di genere o sessuale, vostro/a figlio/a dovrà affrontare maggiori difficoltà nella sua vita, ma a dire il vero nessuno di noi ha mai condotto una “vita normale”, perché non esiste nulla del genere. È tempo di dare un ultimo e intenso sguardo a quei sogni, compiangerli per un po’ e poi metterli da parte, per abbracciare una speranza per il futuro basata sulla verità recentemente scoperta su vostro/a figlio/a. I sogni possono cambiare tanto o poco, ma se sarete presenti per vostro/a figlio/a, avranno più possibilità di avverarsi.
Il Progetto Gionata offre molte risorse che possono essere d’aiuto ai genitori cristiani di figli LGBTQ+, tra cui segnaliamo: l’ebook “Genitori fortunati: vivere da credenti l’omosessualità dei figli”; una serie di articoli su “Cosa dice la Bibbia sull’omosessualità?”; una raccolta di testimonianze di “Genitori” con figli LGBT o sul “Coming out” in famiglia.
Testo originale: An Open Letter to Christian Parents of LGBT Children