Cari Senatori prima di votare il ddl Zan ascoltate la voce dei genitori di un ragazzo gay
Lettera inviata dai genitori Dea Santonico e Stefano Toppi alle Senatrici e ai Senatori della Repubblica Italiana per chiedergli “di approvare SENZA modifiche il ddl Zan contro l’omotransfobia”
Onorevole Senatrice, onorevole Senatore, siamo Dea Santonico e Stefano Toppi, viviamo a Roma e siamo genitori un ragazzo gay. Cinque anni fa, completamente inaspettato, il suo coming out. E le nostre vite sono cambiate…
Insieme alla sofferenza, che si è fatta sentire, la scoperta di un mondo, che non avremmo mai conosciuto così da vicino se nostro figlio Emanuele non avesse trovato il coraggio di rivelarci la parte più intima di sé. “Ne avevo fatto un mostro” – ci ha detto il giorno dopo del suo coming out. E abbiamo provato ad immaginarci cosa potesse significare. Un mostro fa paura, e se quel mostro è dentro di te, e se quel mostro sei tu…
Chi e cosa avevano fatto sì che il nostro Emanuele si vivesse come un mostro? Così è iniziato il nostro cammino nel mondo LGBTQ+ e con i genitori che condividono la nostra stessa esperienza. Molta confusione all’inizio, ma avevamo capito che bisognava sconfiggere quel mostro nella nostra Società e nella Chiesa cattolica, di cui facciamo parte. Bisognava farlo per Emanuele e per i ragazzi e le ragazze come lui.
Perché le raccontiamo questo? Perché pensiamo che il voto sul ddl Zan debba avere molto più a che fare con le storie, la vita concreta delle persone LGBTQ+ e delle loro famiglie, che non con posizioni politiche.
Un mondo, quello LGBTQ+, molto vario al suo interno. Diverse le posizioni politiche che lo attraversano, come le sensibilità religiose, per alcuni/e fortemente presenti, per altri/e no.
Merita quindi una riflessione il fatto che la stragrande maggioranza di questo mondo, pur con le sue tante diversità, è unita nel sostenere il ddl Zan, così com’è, senza modifiche. Ciò che li unisce in questo sono le loro esperienze di vita, che vincono su ogni appartenenza politica o religiosa.
Mentre sui media si parla quasi esclusivamente dello scontro politico sul ddl, molto altro ci sarebbe da dire se fosse data voce a questo mondo e a quello delle loro famiglie.
Fabio, un ragazzo gay pugliese che vive a Macchia di M. S. Angelo, saprebbe spiegare bene perché questa legge è necessaria. Un paio di mesi fa ha subito un’aggressione sul lungomare di Manfredonia. Un gruppo di ragazzi gli ha lanciato bottiglie di vetro. Ha denunciato e seguita a vivere lì, uscendo allo scoperto, perché pensa che solo così le cose possano cambiare.
E Maria Rosaria, mamma di Foggia, sa bene perché è così importante che di queste cose se ne parli a scuola. Aveva 12 anni suo figlio quando i suoi amici di scuola gli hanno detto che quelli come lui dovevano morire e hanno messo una sedia sotto la finestra. Lui ci è salito sopra ed è saltato giù dal secondo piano. Si è fatto male solo ad una caviglia.
Fortuna, o – come dice Maria Rosaria – il Signore ha voluto ridarglielo un’altra volta. Dopo 9 anni da quell’episodio Maria Rosaria ha fondato Agedo Foggia e si è impegnata con una psicologa a lavorare nelle scuole di Foggia, perché il bullismo fa male non solo ai ragazzi/e che ne sono vittime, ma anche agli altri/e.
Sul perché sia così importante lasciare nella legge la dicitura identità di genere, sono diventati esperti, loro malgrado, Alessandro e Maria Rosaria di Grottaglie. Tre figli, con il secondo parto gemellare sono nate due bambine. Dada e Lorenzo sono i nomi con cui vogliono essere chiamati ora. Entrambi non si riconoscono nel genere registrato alla loro nascita. Hanno 26 anni e più tentativi di suicidio alle spalle.
Solo qualche piccolo flash sul mondo pugliese che conosciamo meglio.
Quando voterà la preghiamo di pensare ad Emanuele, a Fabio, a Dada e Lorenzo e a quel ragazzo, ora grande, che non ha riportato ferite nella sua caduta dal secondo piano, ma che sta ancora curando le sue ferite interne.
Non avrebbero diritto loro all’ultima parola sulla legge, più del suo partito, qualunque esso sia? Semmai vorrà conoscere le persone di cui abbiamo parlato qui, saremo felici di organizzare per lei un incontro.
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