Cari vescovi, come genitori vi diciamo: “guardate negli occhi le persone LGBT per vedere il dolore della discriminazione”
Lettera al direttore di Avvenire di Andrea e Silvia Baghi di Parma
Gentile Direttore, siamo genitori cattolici di un ragazzo gay, da diversi anni impegnati a promuovere nella comunità civile e religiosa, l’accoglienza, il rispetto e l’integrazione delle persone Lgbt.
Ci ha profondamente amareggiati l’intervento della Presidenza della Cei nel dibattito sulla proposta di legge Zan-Scalfarotto che intende estendere i reati d’odio, previsti dalla legge Mancino, anche all’orientamento sessuale e all’identità di genere, introducendo pene più severe per chi compie atti di discriminazione e di violenza ispirati da omofobia.
Contrariamente a quanto sostenuto dai nostri vescovi, che sembrano negare un’evidente emergenza sociale, riteniamo necessario e urgente, da parte del legislatore, configurare la discriminazione e la violenza omofobica, al pari di quella religiosa e razziale, come forme di odio perseguite dalla legge penale per garantire una tutela rafforzata a persone particolarmente vulnerabili.
E’ indiscutibile, infatti, che le persone LGBT nella nostra società siano fortemente esposte a sentimenti di avversione, disprezzo e odio generalizzati che possono generare violenza, discriminazione e sopraffazione.
Quante volte abbiamo visto nei loro occhi non solo il dolore per la discriminazione e il rifiuto sociale ma anche la paura di essere vittime di maltrattamenti, il senso di minaccia e insicurezza per il solo fatto di esistere.
Ed è indiscutibile, purtroppo, che le persone Lgbt, spesso si trovino sole e indifese ancor più delle vittime dei reati a sfondo religioso e razziale in quanto senza la protezione delle proprie famiglie e comunità religiose di appartenenza che, sovente, anziché dare sostegno e conforto, a loro volta discriminano e stigmatizzano aggiungendo emarginazione e vulnerabilità.
Non è in discussione la libertà di espressione ma il principio di uguaglianza e la tutela della integrità fisica e morale delle persone Lgbt.
Andrea e Silvia Baghi (Parma)