“Caro Francesco, ti rivelo un segreto”
Racconti di Marco Vichi tratti da “Il Fatto Quotidiano” del 23 settembre 2013
C’era una volta un mendicante che si chiamava Francesco. In una bella mattina d’inverno apparve in piazza San Pietro con una busta in una mano e un vecchio bastone nell’altra. Salì umilmente la scalinata che portava alla basilica, a testa bassa, cercando di non disturbare la gente che andava e veniva. Varcò la soglia della chiesa, si bagnò la punta delle dita nell’acqua santa e si fece il segno della croce, inginocchiato a terra come gli antichi pellegrini.
I turisti, armati di macchine fotografiche e di Iphone, lanciavano un’occhiata divertita a quel pittoresco personaggio italiano e gli facevano una foto. Lui ricambiava con un sorriso.
Prese a vagare sui pavimenti decorati della basilica, osservando distrattamente le colonne attorcigliate, i soffitti a cassettone, le volte dorate, i marmi multicolori, gli altari, i capitelli, le statue…
Ma in realtà stava cercando un prete, e non per confessarsi. Si guardava intorno con pazienza, sempre pronto a farsi di lato per non essere d’intralcio alla gente. Dopo un po’ vide un giovane sacerdote che discorreva piacevolmente con due belle donne, davanti a una statua della Madonna che teneva tra le braccia con tenerezza il cadavere del suo povero Figlio. Si avvicinò, ma non troppo, e si mise ad aspettare con pazienza.
A un certo punto gli si parò davanti un tipo in divisa, ma non doveva essere un poliziotto.
“Guardi che non può stare in chiesa vestito in questo modo.”
“Perché?”
“Venga…” sussurrò con decisione l’uomo in divisa, facendo un cenno in direzione dell’uscita.
“Mi scusi, ma questa non è una chiesa?”
“Certo che è una chiesa… Intanto mi segua, parliamo là fuori.” Non si azzardava a toccare il mendicante, era troppo sudicio, e puzzava da vomitare.
“La chiesa è la casa del Signore” disse lo straccione.
“La prego, mi segua.”
“Gesù ama i poveri…”
“Insomma devi andartene” sussurrò duramente l’uomo, che stava perdendo la pazienza. In quel momento il sacerdote finì di discorrere con le due donne, e prima che se ne andasse il mendicante gli corse incontro più veloce di una lepre, inseguito dal guardiano.
“Padre, ho bisogno di parlare con lei” disse con la testa china. Il sacerdote indietreggiò appena, sorpreso e imbarazzato. Arrivò il guardiano, ansimando per l’agitazione “Non sono riuscito a trattenerlo” disse, con aria mortificata.
Prese l’intruso per un braccio, rassegnato a doversi sporcare le mani per trascinarlo fuori. “Vai pure, Anselmo… Ci penso io…” disse il sacerdote, che voleva evitare scene sgradevoli di fronte a turisti di tutto il mondo.
“Va bene” disse il guardiano, contento di non doversene più occupare. “Ha un minuto per me?” disse il mendicante. “Ho un po’ fretta… Ma mi dica…” “Ecco… Vorrei parlare con il Papa.” “Cosa?” disse il sacerdote, sorridendo. Doveva trattarsi di un matto. “Non abita qui, Papa Francesco?” chiese il mendicante, preoccupato. “Sì, ma…” “Sa che anche io mi chiamo Francesco?”
“Ne sono felice… Adesso però devo andare…”
Non sapeva più cosa dire, e poi non era abituato a parlare con persone di quel tipo. “Allora mi accompagna lei dal Papa?” “Ma si rende conto di quello che mi sta chiedendo?”
“In che senso?”
“Come può pensare di poter parlare con il Papa?”
“Come sarebbe? Io ho assolutamente bisogno di parlarci, devo dirgli una cosa importantissima!”
“Dica pure a me, farò in modo di fargli avere il suo messaggio” disse il prete, per toglierselo di torno.
“No no no, devo parlare con lui. È importantissimo , mi creda.” “Ma lei non può entrare in Vaticano…” “Facciamo così: dica al Papa che io lo aspetto qua.”
“Cosa devo fare per farle capire che…” Ma non poté finire la frase. Il mendicante si lasciò andare in ginocchio, alzò le braccia al cielo e si mise a gridare più forte che poteva…
“Voglio parlare con Papa Francescooo! Voglio parlare con Papa Francescoooo!”
Continuava a ripetere questa frase, e in meno di un minuto una folla di turisti si radunò intorno a lui. Il prete era smarrito, non sapeva che pesci pigliare. “La prego, smetta di urlare…” “Voglio parlare con Papa Francescooo! Voglio parlare con Papa Francescoooo!”
Accorsero dei guardiani, ma quando cercarono di afferrare il matto la folla si mise nel mezzo per difenderlo. Successe un parapiglia, e il prete corse via balbettando… Avvertì il vescovo… che avvertì il cardinale… e alla fine la notizia arrivò alle orecchie del Papa… e il Papa finalmente arrivò.
“Cosa devi dirmi, figliolo?” disse, mentre una folla immensa osservava la scena.
Il mendicante si alzò in piedi, e fece capire al Papa che voleva parlargli in un orecchio. Il Papa si piegò in avanti. Ascoltò. Dilatò gli occhi. Scosse il capo.
“Il diavolo…” sussurrò.
Assisi
Un pomeriggio d’inverno, appena fece buio, due mendicanti incappucciati e vestiti di stracci apparvero come per incanto nella periferia della cittadina. Camminavano fianco a fianco, in silenzio. Non avevano bisogno di parlare. Erano in missione per conto di Dio. Entrarono nella basilica di San Francesco, e salutarono come un vecchio amico il giullare che portava la parola di Gesù nelle strade del mondo, che parlava alla Natura, che amava gli ultimi…
Il santo poverello che aveva rinunciato alle proprie ricchezze per vivere in letizia. E il Santo si palesò, sussurrando con gioia: “Era da tanto tempo che aspettavo questo momento.”
I due mendicanti tornarono sulla strada, e si avventurarono nel centro di quella bella cittadina che per merito del Santo poverello riusciva a vivere nel lusso. La gente si voltava a guardarli, alcuni con disprezzo, altri con pietà. Ma loro non se ne curavano. Erano in missione…
Si fermarono di fronte a un bellissimo albergo che aveva l’aria di un convento… Anzi, era proprio un convento a cinque stelle. I due si scambiarono un’occhiata d’intesa, poi entrarono con passo deciso nella hall.
“Siamo due poverelli diretti a Roma, avremmo bisogno di un pagliericcio per posare il capo…”
Il portiere sbiancò, e la sua mano corse a qualche pulsante nascosto.
“Non possiamo pagare, ma pregheremo per voi.”
Il portiere era sbalordito, non riusciva nemmeno a parlare.
“Non è forse questa la città di San Francesco?” Apparvero tre giganti, brutti e cattivi come quelli delle fiabe, che “accompagnarono” i due pazzi fuori dalla porta… E fu a quel punto che uno dei due mendicanti si tolse il cappuccio. “Sono Papa Francesco…”