Caro Papa, come gay cristiano ti dico: guarda anche alle “nuove” famiglie
Riflessioni di Gianni Geraci del gruppo Guado tratte dal sito ilVostroQuotidiano Online, 4 giugno 2012
Caro Papa, sei arrivato a Milano in occasione della VII giornata mondiale delle famiglie, dove la chiesa cerca di rispondere ai problemi partendo dalla sua natura di chiesa universale, capace quindi di fare proprie «le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono».
A Milano ci sono famiglie di tutti i continenti, figlie di decine di culture, portatrici di tradizioni differenti e di concezioni della vita che rischiano di far fatica a confrontarsi e a comprendersi.
A Milano la chiesa, proprio perché è cattolica universale, cercherà di rivolgersi a tutti gli uomini e a tutte le famiglie. Ma sei sicuro che le cose stiano davvero così? Mi permetto di dirti di no, visto che un gran numero di famiglie si sente dire dai tuoi collaboratori che loro non sono famiglie.
L’ha detto l’arcivescovo di Milano: «Una famiglia è tale solo se poggia su tre fattori inseparabili: la differenza sessuale (uomo-donna), l’amore come dono di sé e la fecondità».
Peccato che a Milano, lo sai anche tu, le persone che non vivono in questa idilliaca situazione sono tantissime e anche il sindaco Giuliano Pisapia, che ti ha accolto con così tanto calore, vive una relazione familiare che non rientra nei rigidi schemi di cui ha parlato il cardinale Scola.
E le coppie che non hanno figli? E quelle che debbono fare i conti con il naufragio di una relazione? E le coppie omosessuali che convivono da decine di anni e che riescono a superare, grazie all’amore che le lega, le difficoltà di un clima sociale non certo incoraggiante?
Davvero queste non sono famiglie? Stiamo parlando di milioni di persone in Italia, decine di milioni nel mondo. Tutte “irregolari”. Indegne di nota. Il tuo messaggio vale solo per una parte dell’umanità, quella che vive relazioni di coppia eterosessuali, fedeli e feconde.
Risulta che è proprio la chiesa, con la sua influenza politica, a impedire in Italia e altrove l’elaborazione di una legge in grado di considerare le formazioni famigliari che fuoriescono dallo “schema Scola”.
Nel suo bel saluto al Papa in visita a Milano, il sindaco Giuliano Pisapia non ha mancato di sottolineare: «La fede non può essere motivo di divisione, sono le diversità che segnano i nostri tempi, insieme possiamo fare tanto se i nostri valori sapranno unire invece che dividere… lavoreremo insieme perché nessuno si senta più solo».
D’altra parte, solo qualche settimana fa alcune associazioni cattoliche di Milano, riflettendo appunto sulla Giornata mondiale delle famiglie che sei venuto a presiedere, hanno osservato come la realtà mostri «una gran quantità di matrimoni sciogliersi; esistono convivenze al di fuori delle strutture giuridiche; situazioni di cui non si può non tenere conto anche perché molto spesso sono ricche di risorse e di valori» e si sono chieste perché considerare pericoloso ammettere e ascoltare la voce di chi vive realtà diverse dal modello tradizionale di famiglia, e non ritenere invece che abbiano qualcosa di valido per la comunità cristiana.
Possibile che tu non sia in grado di prendere in considerazione anche l’esperienza di tutte queste persone?
Possibile che a una parte dell’umanità (in costante crescita in tutti i paesi occidentali) non abbia senso annunciare il messaggio cristiano, solo perché non si inquadra in un modello giuridico, quello della famiglia borghese, nato solo qualche secolo fa, a cui la chiesa, per tanti secoli, ha guardato con diffidenza?
Ci sono poi le associazioni di famiglie con un figlio omosessuale (ce ne sono decine nel mondo) che non sono mai state nemmeno considerate Oltretevere. Anche a queste famiglie la chiesa non sa che cosa dire.
Da grande teologo conosci senz’altro la frase del padre della Chiesa Vincenzo di Lerino, quando afferma: «Occorre soprattutto occuparsi affinché sia conservato ciò che in ogni luogo, sempre e da tutti è stato creduto».
La verità è che ci sono tantissime brave persone che non riescono, nella loro vita, ad adeguarsi al modello di famiglia di cui state parlando a Milano.
Ti chiedo quindi di dire finalmente delle parole sulla famiglia capaci di parlare a tutti gli uomini e a tutte le donne: sposati o no, con o meno dei figli, etero od omosessuali.
Solo se troverai queste parole il tuo messaggio alla famiglia sarà profondamente cattolico, cioè universale.