Caro Vescovo Reig, sono un omosessuale cattolico e sono felice
Lettera aperta di un gay cattolico a Juan Antonio Reig (Vescovo di Alcalà de Henares, Spagna) tratta da Religiòn digital (Spagna), 25 aprile 2012, liberamente tradotto da Adriano C.
Carissimo fratello Reig (Vescovo di Alcalà de Henares, Spagna), chi le sta scrivendo è un giovane di 30 anni che è omosessuale ed è cattolico. Ed è felice.
E so di non essere l’eccezione che conferma le regole della sua teoria. Conosco fratelli e sorelle omosessuali che sono cristiani e sono felici, e vivono pienamente la loro affettività e la loro fede.
Lei ci sta presentando dei testimoni che solamente per il fatto di esprimere la storia personale di qualcuno meritano il rispetto e la considerazione di tutti.
Non sarò io colui che giudica lo spazio sacro dell’intimità e della verità delle persone che hanno espresso i propri sentimenti.
Sono persone che manifestano una grande sofferenza fin dall’infanzia: la non-accettazione, il rifiuto, la mancanza di autostima.
Che futuro affettivo e che equilibrio emozionale potrebbe ottenere qualche ragazzo che sta ascoltando un discorso in cui si dice che la sua forma di amare è male, peccaminosa e sporca?
Non è il nostro orientamento sessuale che ci conduce all’inferno. Sono i discorsi come il suo che hanno fatto in modo che durante i secoli le persone omosessuali abbiamo dovuto vivere l’amore come qualcosa di sporco e peccaminoso, questo ha distrutto una realtà tanto umana e tanto divina come l’amore.
Non solo, ma anche la nostra dignità come persone, la nostra autostima e la nostra capacità di donarci agli altri.
Sono i discorsi come il suo che hanno fatto in modo che molti fratelli e sorelle omosessuali abbiano dovuto vivere la loro affettività nella paura, nel nascondimento.
E questo ha fatto in modo che le nostre relazioni si siano sviluppate in stanze buie, con la musica a tutto volume e alcoolici che impediscono delle relazioni sane e personali.
I discorsi come il suo hanno causato morti e hanno condotto all’inferno molti dei miei fratelli e delle mie sorelle, impedendogli di sviluppare un’affettività sana e matura, chiudendoli nei ghetti e facendoli condurre stili di vita e relazioni malsane e che attentano alla dignità della gente.
Però grazie a Dio le cose stanno cambiando. Io sono omosessuale e sono felice. E molti miei fratelli e sorelle vivono i loro amori, le loro relazioni di coppia, e molti già il loro matrimonio, con amore e con la fedeltà, l’impegno e la donazione. E sono felici e si sentono amati da Dio.
Da quando amare è diventato un peccato nel cristianesimo? L’omosessualità non è una faccenda di sesso, né di prostituzione, né di depravazione, né di malattia, benchè molte persone che sono entrate nel confessionale, che hanno interiorizzato i discorsi come il suo, potrebbero averlo vissuto in questo modo. L’omosessualità è una questione d’amore.
Di nuovo torno a dire: sono felice. E lotto ogni giorno per vivere secondo gli insegnamenti di Gesù da quando lo sono. Io mi sento amato da Dio e da Lui accettato. Come persone omosessuali non abbiamo più bisogno di essere condannati.
Abbiamo bisogno che una Chiesa samaritana ci accompagni nel cammino della nostra piena integrazione nella società, poiché è stata questa in gran parte a metterci ai margini, e ci aiuti a vivere il Vangelo nella nostra realtà.
Testo originale: Carta abierta de un cristiano gay a Juan Antonio Reig. “Soy homosexual, soy católico… y soy feliz”