Catechismo e omosessualità: le tendenze (CCC n.2357)
Una “Riflessione sul Catechismo della Chiesa Cattolica e l’omosessualità” del Coordinamento Sud dei gruppi: Zaccheo Puglia, Cristiani LGBT+ Calabria, Cristiani LGBT+ Sicilia, parte seconda
Catechismo della Chiesa Cattolica, n.2357: L’omosessualità designa le relazioni tra uomini o donne che provano un’attrattiva sessuale, esclusiva o predominante, verso persone del medesimo sesso. Si manifesta in forme molto varie lungo i secoli e nelle differenti culture. La sua genesi psichica rimane in gran parte inspiegabile. Appoggiandosi sulla Sacra Scrittura, che presenta le relazioni omosessuali come gravi depravazioni, la Tradizione ha sempre dichiarato che «gli atti di omosessualità sono intrinsecamente disordinati». Sono contrari alla legge naturale. Precludono all’atto sessuale il dono della vita. Non sono il frutto di una vera complementarità affettiva e sessuale. In nessun caso possono essere approvati. |
Che provano un’attrattiva sessuale: Definire l’omosessualità come semplice attrazione sessuale, andando a tralasciare l’importantissima componente affettiva (esattamente come si farebbe per l’eterosessualità) rischia di far passare il messaggio che le relazioni omosessuali siano esclusivamente imperniate sul sesso, quindi deumanizzandole e degradandole ad un atto che pure i semplici animali sono capacissimi di compiere.
Si manifesta: Questa parola ha delle ambiguità di interpretazione. Sarebbe più opportuno scrivere “Si riscontra” perchè è un termine che offre una constatazione priva di giudizi di valore e quindi scevra da ambiguità. Si manifesta per esempio una malattia o qualche condizione esterna da cui è necessario affrancarsi. La constatazione è invece una presa d’atto di una condizione interna alla persona e non patologica.
La sua genesi psichica rimane in gran parte inspiegabile: È vero che la genesi dell’ omosessualità rimane incerta tutt’oggi a livello scientifico e psicologico.
La scienza sta iniziando ad asserire che esiste una componente genetica seppur minoritaria[1], la psicologia ha prodotto tantissime ipotesi sulle origini psichiche, a volte interne all’individuo altre volte esterne.[2] Ad oggi quindi le scienze sostengono la tesi della pluralità dei fattori (biologico, ambientale, personale) non autoescludenti ma coesistenti.
Allo stesso tempo la medicina e la psicologia sono concordi nell’ affermare con certezza la depatologizzazione dell’omosessualità che è oggi definita una variante naturale del comportamento umano.[3]
Non ha senso quindi provare a guarire l’omosessualità come fosse una malattia[4].
Per questo riteniamo altrettanto importante che nel catechismo sia specificato che anche la comunità cristiana che accompagna la persona omosessuale nel percorso di fede debba accogliere senza offrire preghiere di guarigione o liberazione o altri percorsi di tipo pseudoscientifico o pseudopsicologici che dovrebbero far raggiungere l’eterosessualità.[5]
Ma la questione che noi crediamo più importante per un cristiano è che non importa se si nasce o si diventa omosessuali, in ogni caso il trattamento che un buon cristiano dovrebbe mostrare è quello di accoglienza senza se e senza ma.
A tale proposito ci troviamo d’accordo con la recente presa di distanze della Congregazione Vaticana per il Clero rispetto alle cd. terapie di conversione.[6]
Appoggiandosi sulla Sacra Scrittura, che presenta le relazioni omosessuali come gravi depravazioni: Nella Bibbia non si affronta il tema dell’omosessualità per come si intende oggi, ossia un’inclinazione erotica verso una persona dello stesso sesso. A dirlo non siamo noi ma la Pontificia Commissione Biblica, che nega di fatto ciò che è invece stato affermato dalla Congregazione per la Dottrina della Fede.[7]
I famosi passi che si crede trattare di ciò[8] condannano in realtà la violazione della legge dell’accoglienza nei confronti dello straniero, la violazione della finalità procreativa dell’atto sessuale, la violazione di norme di igiene o i violenti e sbilanciati rapporti di pederastia tipici della cultura pagana dei tempi di San Paolo.[9]
Estendere per proprietà transitiva tali passi ai rapporti omosessuali come oggi li intendiamo (basati sul consenso, sulla responsabilità e sull’equilibrio tra le parti coinvolte) risulta quindi essere una snaturazione e una interpretazione scorretta del testo sacro.
È inoltre importante ricordare che come ogni testo anche un testo sacro va interpretato alla luce del contesto in cui è stato scritto. Allora si credeva che chi compisse atti omosessuali stesse violando il suo “naturale” desiderio per il sesso opposto per soddifare una libidine insaziabile e quindi lussuriosa, si riteneva probabilmente che le pratiche omoerotiche potessero portare all’estinzione del genere umano data la mancata conoscenza rispetto ai meccanismi biologici legati alla fecondità oltre che rispetto alle cure oggi disponibili che hanno abbattuto l’allora alta mortalità infantile.
La Tradizione ha sempre dichiarato che «gli atti di omosessualità sono intrinsecamente disordinati»: Ci sentiamo innanzitutto di condividere la preoccupazione espressa dal Card. McElroy[10] che il concetto di disordine non sia interpretato dal lettore comune nel senso filosofico in cui la dottrina lo intende. Di conseguenza il rischio è quello di confonderlo con il concetto psicologico di disordine, che ad oggi ha un’accezione ben più negativa. Condividiamo quindi il suo appello alla rimozione del concetto di disordine dal catechismo.
Pur sorvolando sul rischio di malinteso rispetto al termine crediamo che anche nel suo significato corretto questa espressione sia fondata su un ragionamento fallace. Il catechismo definisce disordinati gli atti omosessuali (e non l’orientamento in sé o la persona) perché la mancanza di alterità non permetterebbe una vera relazione interpersonale di coppia (che avrebbe come diretta conseguenza la fecondità). Proprio sull’assenza di un’alterità (e quindi di una fecondità) sentiamo di dissentire in accordo con quanto espresso da teologi ben più esperti di noi, ma anche alla luce delle nostre esperienze personali. Si veda l’approfondimento della questione nelle note seguenti.
Sono contrari alla legge naturale: Dire che gli atti omosessuali siano innaturali ci pare assurdo perchè in natura è stato ormai scientificamente osservato che sono tante le specie a compierli. Non crediamo, inoltre, che la ricerca di un partner, seppur dello stesso sesso, sia da ritenere contraria alla natura dell’uomo. Se una persona è attratta dalle persone del proprio sesso (esclusivamente o parzialmente) è naturale che questa cerchi una relazione da considerarsi in tutte le sue dimensioni sia quella sessuale, sia quella affettiva, sia quella genitale. In poche parole bisogna considerare la persona nell’interezza della sua umanità.
Questo nostro ragionamento è valido se il concetto di “natura” in questione è quello etologico, antropologico, storico, o biologico.
Invece il catechismo fa riferimento al concetto teologico, che considera “naturale” ciò che rispetta il fine iscritto da Dio in una determinata realtà. Quindi secondo il magistero attuale un atto omosessuale sarebbe innaturale poichè irrispettoso della finalità procreativa dell’atto sessuale. Confutiamo la “naturalità” (in senso teologico) della finalità procreativa nel paragrafo successivo.[11]
Ci uniamo inoltre all’appello di G. Piana[12] auspicando il superamento della prospettiva naturalista in favore di un’ottica personalista (che si focalizza quindi non su concetti astratti di natura ma sulla realtà dell’identità e della vocazione del singolo).
Precludono all’atto sessuale il dono della vita: Per quanto riguarda la generatività (o fecondità), così come alla coppia sterile è permesso l’atto sessuale poiché, pur mancando la fecondità procreativa è sempre presente quella spirituale, relazionale e sociale, lo stesso dovrebbe valere per le coppie omoaffettive.
Il superamento della mera finalità procreativa non è quindi una rivoluzione che vorremmo compiere noi ma qualcosa che è già stato affermato dal magistero per le coppie eterosessuali sterili[13].
È quindi lo stesso Magistero implica che l’unica vera finalità connaturata all’atto sessuale è quella generativa (in senso ampio) e non quella strettamente procreativa.
D’altronde non si spiegherebbe altrimenti perché Dio continua a prevedere nel suo insondabile disegno l’esistenza di persone infertili o di periodi del ciclo mestruale in cui l’atto sessuale stesso non può mai portare alla procreazione (o di persone attratte dal loro stesso sesso, oseremmo aggiungere).
La fecondità (nel senso lato di bene comune offerto alla società) può scaturire da un’unione omoaffettiva, continuiamo ad osservarla nelle tante storie di amore omosessuale che ben conosciamo. Il significato unitivo dell’atto sessuale è altresì certamente presente anche nella coppia omoaffettiva.[14]
Crediamo infatti che solo il significato generativo (inteso in senso lato) e il significato unitivo dell’atto sessuale possano considerarsi inscindibili.
Infine ci teniamo a ricordare che se una coppia omoaffettiva sentisse la vocazione alla genitorialità esiste ad oggi, non ancora in Italia, la possibilità di adozione oltre che quella di gestazione per altri, ma non intendiamo dilungarci nella nostra riflessione morale su tale questione che meriterebbe uno spazio più adeguato.
Ci limitiamo a ricordare che la Chiesa essendo in questo mondo non deve mai rifiutarsi di fare i conti (anche tramite la Dottrina) con le cose del mondo, conservando come stella polare il comandamento fondamentale dell’Amore.
Non è allora affatto impossibile una generatività (sempre intesa in senso lato) per la coppia omoaffettiva che comprenda anche la crescita e l’educazione di un figlio.
Non sono il frutto di una vera complementarità affettiva e sessuale: Sosteniamo che sia possibile osservare una complementarietà e generatività di un’unione omoaffettiva, infatti ridurre il discorso alla sola genitalità ci pare molto riduttivo.
Crediamo che la complementarietà è possibile sotto diversi aspetti (non esclusivamente fisici) in quanto due persone sono sempre e comunque diverse l’una dall’altra e non riducibili al loro apparato genitale, quindi è facile che possano completarsi e sostenersi vicendevolmente nei punti di debolezza.
L’alterità sessuale esiste sempre anche tra due persone dello stesso sesso perchè l’identita di ognuno è composta da una componente corporea, una culturale e una spirituale.
Pur osservando che quella corporea può essere simile (e mai identica sia a livello psicologico che bio-fisiologico), è bene considerare che ci sono anche le altre due componenti che saranno diverse perché ogni persona è frutto di un diverso contesto socio-culturale e soprattutto avrà diverse caratteristiche sotto il profilo dello spirito.
In nessun caso possono essere approvati: Per i motivi suddetti e seguenti non capiamo come si possa “non approvare” gli atti omosessuali in astratto senza nemmeno lasciare la possibilità di giudicare il caso concreto con le relative variabili reali in gioco.
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[1] Cfr. articolo di metanalisi di Andrea Ganna e altri su Science: https://www.science.org/doi/10.1126/science.aat7693
[2] Cfr. A. Fumagalli, L’amore possibile. Persone omosessuali e morale cristiana, Cittadella, Assisi, 2020, pp. 45-57 e B. Brogliato, D. Migliorini, L’ amore omosessuale. Saggi di psicoanalisi, teologia e pastorale. In dialogo per una nuova sintesi, Cittadella, Assisi, 2014, pp. 75-109.
[3] Si veda come non considerano più l’orientamento sessuale non eterosessuale come un disturbo sia l’Organizzazione Mondiale della sanità, ICD-11, icd.who.int, sia l’American Psychiatric Association, DSM-5-TR-Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, Raffaello Cortina Editore, Milano, 2023.
[4] Al contrario di come veniva tristemente ipotizzato in Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede, Dichiarazione Persona Humana circa alcune questioni di etica sessuale, Roma, 1975, n. 8.
[5] Ci si sta riferendo alle cosiddette teorie riparative. Cfr. B. Brogliato, D. Migliorini, L’ amore omosessuale. Saggi di psicoanalisi, teologia e pastorale. In dialogo per una nuova sintesi, Cittadella, Assisi, 2014, pp. 171-180.
[6] Si legga a tale proposito l’articolo di Miguel Ángel Malavia e José Beltrán pubblicato sul sito del settimanale cattolico Vida Nueva (Spagna) il 9 luglio 2021, liberamente tradotto da Giacomo Tessaro in italiano sul portale Gionata: https://www.gionata.org/la-congregazione-vaticana-per-il-clero-condanna-le-terapie-riparative-proposte-ai-cattolici-spagnoli/
[7] Cfr. Pontificia Commissione Biblica, Che cosa è l’uomo? Un itinerario di antropologia biblica Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano, 2019, nn. 185-195 e Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede, Homosexualitatis Problema – Lettera ai vescovi della chiesa cattolica sulla cura pastorale delle persone omosessuali, Roma, 1986.
Si attenzioni soprattutto il punto conclusivo 195 in cui si auspica che il contributo delle scienze umane, dei teologi e dei moralisti possa aiutare la Chiesa a compiere “un’intelligente interpretazione che salvaguardi i valori che il testo sacro intende promuovere, evitando dunque di ripetere alla lettera ciò che porta con sé anche tratti culturali di quel tempo“. Speriamo anche noi altrettanto, prendendo nota che al momento attuale questo non è ancora avvenuto, vogliamo dare il nostro input per aiutare la Chiesa Cattolica ad uscire da questo isolamento temporale e sociale.
[8] Genesi 19,1-28; Levitico 18,22; Levitico 20,13; Giudici 19,15-28; Romani 1,26-27; 1Corinzi 6,9-10; 1Timoteo 1, 10
[9] Cfr. La Tenda di Gionata (a cura di.), Genitori fortunati. Vivere da credenti il coming out dei figli, Effatà, Cantalupa, 2022, pp. 67-86 e G. Piana, Omosessualità una proposta etica, Cittadella, Assisi, 2010, pp. 21-36 e Aa.Vv., Bibbia e omosessualità, Claudiana, Torino, 2002, pp. 9-36.
[10] Testo consultabile in inglese o italiano su: https://www.americamagazine.org/faith/2023/01/24/mcelroy-synodality-inclusion-244587 e https://www.gionata.org/quando-papa-francesco-e-il-cardinale-mcelroy-si-confrontano-sui-temi-lgbt/
[11] Per chiarire il concetto di natura e le relative implicazioni cfr. B. Brogliato, D. Migliorini, L’ amore omosessuale. Saggi di psicoanalisi, teologia e pastorale. In dialogo per una nuova sintesi, Cittadella, Assisi, 2014, pp. 221-253.
[12] Cfr. G. Piana, Omosessualità una proposta etica, Cittadella, Assisi, 2010, pp. 49-53.
[13] Cfr. Paolo VI, Humanae Vitae – Lettera Enciclica, Edizioni Paoline, Roma, 1968, n. 11.
[14] Cfr. A. Fumagalli, L’amore possibile. Persone omosessuali e morale cristiana, Cittadella, Assisi, 2020, pp. 159-161. Quanto da noi affermato è quindi in antitesi con ciò che viene affermato in Paolo VI, Humanae Vitae – Lettera Enciclica, Edizioni Paoline, Roma, 1968, n.12 o in Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede, Dichiarazione Persona Humana circa alcune questioni di etica sessuale, Roma, 1975, n. 5 in cui si parla di finalità procreativa (e non generativa in senso ampio).
IL TESTO COMPLETO> Una riflessione sul Catechismo della Chiesa Cattolica e l’omosessualità (File PDF)