Catechismo e omosessualità: una “inclinazione, oggettivamente disordinata”?
Una “Riflessione sul Catechismo della Chiesa Cattolica e l’omosessualità” del Coordinamento Sud dei gruppi: Zaccheo Puglia, Cristiani LGBT+ Calabria, Cristiani LGBT+ Sicilia, parte terza
Catechismo della Chiesa Cattolica, n.2358: Un numero non trascurabile di uomini e di donne presenta tendenze omosessuali profondamente radicate. Questa inclinazione, oggettivamente disordinata, costituisce per la maggior parte di loro una prova. Perciò devono essere accolti con rispetto, compassione, delicatezza. A loro riguardo si eviterà ogni marchio di ingiusta discriminazione. Tali persone sono chiamate a realizzare la volontà di Dio nella loro vita, e, se sono cristiane, a unire al sacrificio della croce del Signore le difficoltà che possono incontrare in conseguenza della loro condizione. |
Tendenze omosessuali profondamente radicate: Ci sembra di cogliere una imprecisione riduttiva nell’identificare la tendenza con l’inclinazione. Secondo la definizione propria la tendenza è: disposizione e inclinazione, sia naturale e spontanea, sia acquisita e consapevole, verso un determinato modo di sentire, di comportarsi e di agire. Resta quindi chiaro il concetto che non può essere una superficiale inclinazione quanto piuttosto una disposizione.
La qualificazione di “profondamente radicate” lascia intendere che non è del resto una disposizione acquisita ma naturale. Pertanto, è giusto riconoscere il valore obiettivo delle persone omosessuali, le quali presentano una disposizione o, per meglio dire un orientamento innato e, dunque, naturale.
Il termine tendenza, che nei tempi odierni ha assunto il significato di moda del momento, potrebbe aver esaurito il suo significato originale e non risulta più adatto a descrivere questa situazione. È più opportuno usare un termine che rimandi a questa disposizione naturale che nasce con lo stesso essere umano. Del resto, è importante sottolineare come negli ultimi decenni la scienza ha confermato come l’omosessualità sia una “variante della sessualità” presente in natura[1].
Inclinazione: È spesso erroneamente inteso come un comportamento acquisito mentre in realtà l’inclinazione è, secondo la sua propria definizione[2], una attitudine a qualche cosa, una disposizione naturale dell’animo o della mente verso un oggetto, una attività, un modo di vita, pertanto, il termine esprime una condizione e/o attitudine secondo natura. Interpretare il termine come una condizione indotta o transitoria, è riduttivo e mortificante ed entra in contraddizione con la definizione di “profondamente radicato”.
Oggettivamente disordinata: Alla luce delle scoperte Esegetiche, Scientifiche, Antropologiche, Teologiche si rende necessaria una rivisitazione e rivalutazione di cosa sia un disordine oggettivo e il suo contenuto. Compresa poi quale sia la definizione più precisa del concetto di disordine oggettivo, è possibile abbozzare un orientamento etico dell’atto sessuale (etero o omo che sia)[3].
- Questioni di natura Biblica ed esegetica
Il Documento[4] della pontificia commissione Biblica e i contributi esegetici attuali hanno messo in evidenza una dato obiettivo ed inoppugnabile: testi che sono stati interpretati come accusatori nei confronti degli atti omosessuali in toto, oggi, alla luce di una corretta interpretazione non possono essere più tali.
Il contesto, la scarsa conoscenza antropologica e scientifica hanno portato gli autori ispirati ad affrontare il tema dell’omosessualità secondo le dinamiche e le categorie del loro tempo affidandone solo i significati idolatri ed edonistici e tralasciano i non conosciuti aspetti positivi di amore ed accrescimento della dimensione unitiva[5].
- Questioni di natura antropologica
Un’antropologia che fa dipendere la complementarità da una ragione di ordine biologico e quindi “secondo natura” riconduce l’uomo all’animale. Ma la sessualità umana pur poggiando su una dimensione naturale che lo accomuna agli animali è “specificata culturalmente”: come “animale che ha parola”, l’uomo (e la donna) rileggono istituzionalmente, culturalmente, sentimentalmente la dotazione naturale e la trasformano, nel bene e nel male. Rispetto all’animale, che fa sempre ciò che deve, l’uomo può scegliere[6].
- Questione di natura scientifica e il Concilio Vaticano II
Nel momento un cui la ricerca scientifica opera per il bene dell’uomo riconosce che l’omosessualità non è una patologia, la Chiesa Istituzionale, alla luce del Concilio è chiamata a riconoscere la bontà di tale ricerca forte anche del fatto che un numero considerevole di scienziati opera secondo quella retta coscienza che non può essere giudicata da alcuno ma solo da Dio come afferma la Gaudium et Spes[7]. Sulla Base di questo principio è opportuno riconoscere alla scienza il suo apporto di innegabile valore alla ulteriore conoscenza dell’uomo soprattutto nell’aspetto della sua sessualità
In base a quanto espresso fino ad ora cosa possiamo allora dire in merito a un atto intrinsecamente disordinato?
Esso è ordinato ad un fine evangelico che è il bene del prossimo, supportato da amore gratuito e avente come fine l’unità anche attraverso l’esercizio della sessualità intesa come dimensione integrante dell’essere umano e non aliena.
Alla luce di quanto espresso la prova, intesa come condizione di sofferenza permanente o temporanea che ha come fine cristiano la crescita umano-spirituale non può essere la condizione omosessuale in se, in quanto status di vita naturale, quanto piuttosto la sofferenza che nasce dal pregiudizio e dallo stigma sociale e religioso che nascono da una errata conoscenza della condizione omosessuale. L’essere queer più che una prova è allora intesa in senso evangelico come testimonianza di gioia.
Rispetto, Compassione, Delicatezza: Il primo passo, per costruire quel ponte che collega la Chiesa Istituzionale e le persone LGBTQ+, secondo James Martin[8], parte proprio da questi tre termini che si trovano nell’articolo 2358 in oggetto, ma non nel modo in cui si è abituati a considerare. Vediamo in breve in che senso, secondo Martin, questi termini devono essere intesi in una duplice relazione, della Chiesa verso le persone LGBTQ+, ma anche delle persone LGBTQ+ verso la Chiesa:
- Rispetto:
[CHIESA] Il rispetto risiede innanzitutto nel riconoscimento dell’esistenza e della presenza delle persone LGBTQ+ nella società. Questa presa di coscienza da parte della Chiesa comporta delle implicazioni pastorali importanti per cui:
1. La Chiesa è chiamata ad occuparsi del bene spirituale delle persone della comunità LGBTQ+.
2. L’inclusione delle persone LGBTQ+ nelle Diocesi e nelle Parrocchie, come parte integrante della Chiesa.
3. Imparare a riferirsi ad un gruppo con il nome con cui si identifica, perché il nome, nella tradizione giudaico-cristiana dice l’essenza delle cose.
4. Rispetto significa anche riconoscere la fecondità e i doni che le persone LGBTQ+ possono portare alla Chiesa, perché l’amore, l’accoglienza e l’unicità di ciascuna persona non impoverisce mai, ma arricchisce sempre.
[Persone LGBTQ+] Il rispetto si fonda sul dialogo. Le persone LGBTQ+ sono chiamate ogni giorno a porsi in atteggiamento costruttivo, perché solo in questo modo, solo rispettando e mostrandosi in primis pronte all’ascolto che si frantumano i muri d’avorio delle gerarchie istituzionali.
- Compassione:
[CHIESA] Seguendo l’etimologia di questo termine, compassione significa soffrire insieme, sentirsi vicini. Per far sì che questo avvenga, bisogna fare in modo che le persone LGBTQ+ si sentano parte della Chiesa non in maniera passiva, come persone di cui aver cura, persone con un problema da risolvere o una condizione disagevole. Bisogna porsi in ascolto, non per cambiare la persona, ma per prendere coscienza delle discriminazioni, della fatica, dei pianti, delle gioie a cui ciascuna persona, anche LGBTQ+, ogni giorno è sottoposta.
[Persone LGBTQ+] “la vera preghiera chiede che gli altri stiano bene[9] assistere, mettersi al servizio e mostrare la solidità e l’integrità della propria persona e del proprio credo, per essere di sostegno a quelle dimensioni parrocchiale e diocesane che ancora camminano verso il mondo delle persone LGBTQ+. Ecco il modo giusto per essere compassionevoli verso la Chiesa ed imparare ad accoglierla.
- Sensibilità [Delicatezza]:
Sensibilità vuol dire riconoscimento, vuol dire accompagnamento, vuol dire la consapevolezza di ciò che fa soffrire o rende felice qualcuno.
[CHIESA] La Chiesa, che è madre, è dunque chiamata ad essere sensibile ed inclusiva anche con i suoi figli LGBTQ+.
[Persone LGBTQ+] Le persone LGBTQ+ che si sentono ferite, non possono ferire di rimando, la sensibilità consiste nell’accogliere le debolezze dell’altro e a volte condurre l’altro per mano, anche se in questo caso “l’altro” è un’intera Istituzione.
Queste parole per noi sono balsamo vitale, nel momento in cui siamo tutti pronti (indipendentemente dalla propria sessualità) a vivere la fede e la vita in questa prospettiva di dialogo.
[…] a realizzare la volontà di Dio: Nel libro degli Atti degli Apostoli[10] l’apostolo Pietro afferma: “«In verità comprendo che Dio non ha riguardi personali; ma che in qualunque nazione chi lo teme e opera giustamente gli è gradito”. In riferimento a questa affermazione riteniamo che non solo l’omosessuale ma ogni uomo è chiamato ad operare secondo giustizia e ciò è cosa gradita a Dio.
Pertanto, operare la giustizia è proprio di ogni essere umano. Quindi sarebbe più corretto affermare che come ogni uomo anche l’omosessuale è chiamato ad operare la giustizia seguendo il comandamento dell’amore enunciato dal Maestro.
Questa opera di giustizia va compiuta in base alla propria sensibilità che personalizza il suo cammino di santità. Soprattutto, è importante evitare pericolose interpretazioni della volontà di Dio dove si vuole alludere ad una castrazione della propria vita sessuale poiché essa, è stato provato in precedenza, è parte dell’uomo intero che vuole fare la volontà di Dio.
Quanto poi al “sacrificio della Croce” di cui si parla nel testo è importante sottolineare il significato autentico di sacrificio non inteso come offerta di una vittima ma come atto sacro di offerta di amore (sacrum facere).
Questa sofferenza piuttosto che essere vissuta passivamente è un’opportunità che sprona il cristiano LGBTQ+ ad unirsi attivamente alla missione stessa di Cristo che ha fatto della sua vita e della sua croce il segno visibile del Regno di Dio tra gli uomini.
____________
[1]Organizzazione Mondiale della Sanità – OMS, (17 maggio 1990)
[2]Inclinazione in Treccani https://www.treccani.it/vocabolario/inclinazione/
[3] A tal proposito si rimanda al testo di Teresa Forcades, Siamo tutti diversi! Per una teologia queer, Castelvecchi, Roma, 2016, pp.169-183. Si sottolinea soprattutto il fatto che il sesso cromosomico, gonadico e genitale presentano sotto il profilo scientifico una eccezionale variante che obbligano la coscienza e lo spirito ad una rivalutazione della sessualità umana la quale a motivo della presenza di numerose e naturali varianti non può essere usata come principio etico ma può essere vista alla luce della relazione trinitaria intesa come espressione di dono di amore icondizionato a prescindere dalla variabilità naturale.
[4]Pontifica Commissione Biblica, Che cosa è l’uomo? Un itinerario di antropologia biblica Libreria Editrice Vaticana 2019, nn 185-189
[5] Cfr. A. Fumagalli, L’amore possibile. Persone omosessuali e morale cristiana, Cittadella, Assisi, 2020
[6] Cfr.: A. Grillo, Cattolicesimo e (omo)sessualità Sapienza Teologica e benedizione rituale, Scholé, Brescia, 2022, p. 36
[7] CONCILIO VATICANO II, Cost. Gaudium et Spes, n. 16.
[8]James Martin, Un ponte da Costruire, Marcianum Press, Venezia, 2018, 35-56.
[9] James Martin, Ibid, p. 56
[10] Atti 10, 34-35
IL TESTO COMPLETO> Una riflessione sul Catechismo della Chiesa Cattolica e l’omosessualità (File PDF)