Cattolici LGBT+ a Hong Kong. Se parliamo, saremo ascoltati nella chiesa cattolica?
Riflessioni di Yip Lai Shan*, pubblicate nel libro “Blessed Are Those Who Mourn: Chinese Tongzhi Catholics’ Tales” (Beati coloro che piangono: racconti di cattolici Tongzhi cinesi) curato da Eros Shaw, Mark Larrimore e Michael Clifton, editore SIRD (Malesia), 2022, pp.265-280. Liberamente tradotta dai volontari del Progetto Gionata
Scrivere queste riflessioni non è semplice per me, perché il mio studio si concentra sulla critica postcoloniale e queer. La studiosa Gayatri Chakravorty Spivak, nel suo lavoro sul postcolonialismo, ha affrontato il concetto di “alterità”, ossia il modo in cui i colonizzatori hanno costruito un’immagine degli abitanti locali come inferiori, minando la loro autostima e posizione sociale. Di fronte a questa ingiustizia, Spivak ha posto una domanda potente: “I subalterni possono parlare?” Questa riflessione apre un’importante questione sulla soggettività delle persone marginalizzate.
Partendo da questa prospettiva, voglio ampliare il discorso alla soggettività delle persone omosessuali, in particolare nel contesto della Chiesa cattolica a Hong Kong. I documenti ufficiali della Chiesa cattolica sulla sessualità non considerano l’influenza del colonialismo. Sebbene la Federation of Asian Bishops’ Conferences (FABC) abbia spesso parlato dell’importanza dell’inculturazione, l’impatto specifico del colonialismo sulla sessualità non è mai stato affrontato direttamente. Una critica postcoloniale potrebbe offrire una chiave di lettura essenziale per comprendere gli insegnamenti della Chiesa cattolica sulla sessualità, sviluppatisi all’interno di un contesto storico prevalentemente europeo.
Il principio pastorale del rispetto per la soggettività umana
Il cardinale John Tong, della diocesi cattolica di Hong Kong, ha parlato della soggettività nella sua lettera pastorale del 29 settembre 2014, pubblicata alla vigilia del Sinodo dei Vescovi sul tema Proclamare e vivere il Vangelo della famiglia. In questa lettera, ha delineato tre principi fondamentali per la pastorale:
- Essere compagni compassionevoli.
- Rimanere in linea con l’insegnamento della Chiesa.
- Individuare le cause di confusione riguardanti la dottrina cattolica.
Spiegando il primo principio, il cardinale scrive:
“La Chiesa e i suoi pastori devono avere un cuore in ascolto per raggiungere ogni persona con sollecitudine, amore e compassione, trattandola come un soggetto e non come un semplice oggetto della cura pastorale. Non devono giudicare o condannare, ma rispettare la libertà e la dignità della persona, accompagnandola nel difficile cammino verso una vita piena. La Chiesa deve sviluppare una sensibilità che le permetta di cogliere e rispondere persino al grido silenzioso di ogni cuore.”
Questo principio dovrebbe applicarsi anche alla pastorale per le persone omosessuali.
Le contraddizioni nella pastorale per le persone LGBTQI+
Tuttavia, la lettera pastorale afferma anche che l’accompagnamento delle persone con “attrazione per lo stesso sesso” deve avvenire nel rispetto della dottrina cattolica, che considera peccaminosi gli atti omosessuali. Per la maggior parte dei cattolici LGBTQI+, questo non è una novità. Il problema sorge quando queste persone, pur non riuscendo a reprimere il loro desiderio d’amore, incontrano qualcuno con cui possono costruire una relazione basata sul sostegno reciproco.
A questo punto, la questione diventa: come può la pastorale accompagnarle rispettando sia la loro soggettività che l’insegnamento della Chiesa?
Inoltre, la lettera parla anche dei bambini con disforia di genere, affermando che un trattamento tardivo potrebbe portare allo sviluppo di un’“inclinazione omosessuale” e suggerendo di valutare attentamente l’efficacia delle terapie. Ma chi tiene conto della voce di coloro che vivono questa esperienza in prima persona? La loro soggettività viene ascoltata?
Se le persone LGBTQI+ sembrano silenziose, qual è il loro grido interiore? Siamo in grado di sentirlo? Oppure scegliamo di ignorarlo?
La violenza epistemologica e il silenzio imposto
Nella Chiesa cattolica a Hong Kong, raramente si sente la voce delle persone LGBTQI+. Questo accade anche in Cina, Macao e Taiwan. È un evento raro che alcuni cattolici LGBTQI+ abbiano accettato di condividere la loro esperienza nel libro Blessed Are Those Who Mourn: Chinese Tongzhi Catholics’ Tales (Beati coloro che piangono: racconti di cattolici Tongzhi cinesi, 2022).
Negli anni ’80, la diocesi di Hong Kong ha sostenuto la depenalizzazione dell’omosessualità e, negli anni ’90, non si è opposta apertamente a una legge contro la discriminazione basata sull’orientamento sessuale. Tuttavia, dal 2004 in poi, la sua posizione si è irrigidita, come dimostrano la lettera pastorale del cardinale Tong e le sue linee guida per le elezioni del 2015, che si opponevano chiaramente a tale legislazione.
Dal 2003, un gruppo di cattolici LGBTQI+ ha iniziato a far sentire la propria voce nei media, lottando per l’approvazione di leggi contro la discriminazione. Ma la maggior parte di loro resta in silenzio. La paura della stigmatizzazione e della repressione ha creato una sorta di “violenza epistemologica”, come la definisce Spivak: un meccanismo che marginalizza e zittisce le persone LGBTQI+.
Dalla stigmatizzazione alla libertà di parola
Dichiararsi LGBTQI+ è un atto di consapevolezza, esplorazione e accettazione di sé. Non si tratta solo di un’identità sessuale, ma di un percorso in cui si afferma la propria voce nella società.
Molti autori del libro Blessed Are Those Who Mourn: Chinese Tongzhi Catholics’ Tales (Beati coloro che piangono: racconti di cattolici Tongzhi cinesi, 2022) non si identificano più con termini imposti dall’esterno, come “persone con attrazione per lo stesso sesso”, ma preferiscono il termine “gay” per sottolineare la propria soggettività e riaffermare di essere creati a immagine di Dio.
Le loro storie raccontano non solo atti, ma sentimenti autentici, relazioni vere, giustizia e fede profonda. Sono voci che emergono da un sistema dominato dall’eteronormatività.
Conclusione: Quale futuro per i cattolici LGBTQI+?
La pubblicazione libro Blessed Are Those Who Mourn: Chinese Tongzhi Catholics’ Tales (Beati coloro che piangono: racconti di cattolici Tongzhi cinesi, 2022) è una testimonianza preziosa. Ma la domanda resta: la Chiesa cattolica sarà disposta ad ascoltare davvero queste voci?
Papa Francesco, nell’esortazione apostolica Amoris Laetitia, ha sottolineato che applicare rigidamente la legge morale senza considerare le situazioni concrete sarebbe come “lanciare pietre” contro le persone. Ciò che la Chiesa è chiamata a fare è accompagnare, ascoltare e comprendere.
Per lungo tempo, la legge naturale applicata alle persone LGBTQI+ è stata presentata come un codice rigido e immutabile, più che come una fonte di ispirazione spirituale. Ora è tempo che le persone LGBTQI+ diventino soggetti attivi nel dialogo teologico e morale.
Non devono più vivere nell’ombra della vergogna o nell’isolamento imposto. Il cammino verso la santità non si percorre con il silenzio, ma con la libertà di essere se stessi davanti a Dio.
* Yip Lai Shan è dottorando presso la Graduate Theological Union dell’Università della California (Statti Uniti)
Testo originale: LGBTQI+ Catholics in Hong Kong—If We Speak Out, Will We Be Listened To?