Cattolico e gay, sì, oggi lo posso dire
Lettera di Jérôme Musseau al cardinale André Vingt-Trois, pubblicata sul blog Ouest France (Francia) il 12 gennaio 2013, liberamente tradotta da Rita
Monsignore, lei che ha chiesto ai cattolici di Francia di non tacere sulla legge che si sta preparando sul matrimonio per tutti, di osare investire il settore pubblico e di non essere intimiditi da una visione troppo rigorosa della laicità.
Lei che li ha anche incoraggiati ad interpellare i loro rappresentanti politici, a scrivere ai loro deputati. Tutto questo mi porta a scrivere la presente lettera.
Tenuto conto delle sue raccomandazioni, rivolgo a lei le riflessioni che destano in me i dibattiti intorno a questo problema e le interpretazioni sortite dalla comunità cattolica, alla vigilia di una dimostrazione che lei ha ampiamente incoraggiato. Sto scrivendo al mio vescovo, cosa naturale per un laico coinvolto nella sua fede e interessato come credente. Perché sono cattolico. E anche gay. Cattolico e omosessuale.
“Irrimediabilmente l’uno e irreparabilmente l’altro, senza che ci sia, per l’uno come per l’altro, nulla da fare.” Io non mi definisco né l’uno né l’altro, dato che sono su piani totalmente separati, e quindi mostrandomi come l’uno e l’altro, in questi tempi, mi trovo in una buffa posizione.
Immaginate piuttosto e tentate, se ci riuscite, per capire il dolore che io sento, di vivere un attimo, tra i campi di battaglia mentre si sparano addosso, al centro di quello che presto sarà trasformato in un mucchio di corpi, dove la questione dell’essere umano, che è qui in questione, si trasforma in una questione di spoglie mortali. Cattolico, io lo sono prima di tutto per la mia famiglia, per i miei genitori che mi hanno dato una fede esigente e radicata.
Ho confermato il mio battesimo e sono cresciuto frequentando assiduamente la cappellania laica di Versailles, che mi ha dato un senso di libertà e di responsabilità. Ho passato nove anni al servizio della Chiesa, nella Delegazione Cattolica per la Cooperazione dove ho sperimentato, sia nelle riunioni che nel lavoro, la potenza del Vangelo quando è messo in azione al servizio del Popolo di Dio sparso sulla terra.
Oggi, membro di una comunità ecclesiastica di base da cinque anni e attivista nell’ambito della Conferenza Cattolica dei francofoni battezzati, mi sento pienamente membro della Chiesa.
Omosessuale, sì in effetti oggi lo posso dire. Dopo le lotte interiori, le lotte per affermarsi a volte diversi a volte simili, per cercare di essere sia una cosa che l’altra, per sé e per gli altri.
A quasi 40 anni posso affermarlo senza paura e con tranquillità, posso viverlo senza entrare nel folklore delle rappresentazioni sociali o della pletora delle lugubri promesse che costellano questa vita considerata fuori dai canoni normali: Sospetto, vergogna, paura del rifiuto, rinunce. È che ci vuole tempo per diventare se stessi, degni di essere umani. Io sono in convivenza legale da cinque anni e spero di avere dei figli ed anche di trasmettere loro dei valori.
Monsignore, io scrivo a lei perché sono triste. Questa storia dei dibattiti generali porta ad aspri combattimenti, persino violenti, io li vedo e mi dico che in fondo sono il fondamento della democrazia.
Ma di vedere i cattolici che si esprimono schierandosi all’unanimità come soldatini di piombo sotto la bandiera della difesa della famiglia e dell’umanità, di ascoltare tutti i giorni i capi della Chiesa giocare ai politici del Partito di Dio, di sopportare le voci sguaiate dei più estremisti berciare anatemi, insulti, odio, senza che mai si alzi una sola voce autorevole per far un esplicito appello all’ordine, tutto questo mi rattrista e mi devasta l’anima.
La mia anima di cattolico che pensava di non avere altra esigenza che quella della verità ultima, davanti a noi e pur sempre inafferrabile. La mia anima di omosessuale, che ha la strana sensazione di rappresentare tutto quello che non va bene in questo patetico mondo. Voi avete parlato di dibattito. Voi non avete fatto altro che invocare la necessità di un dibattito. Avete mai visto qualche luogo ove si sia veramente discusso nella Chiesa, tra i cattolici?
E come farlo con persone che, quasi sempre, dicono le stesse cose all’infinito e senza mai cercare di interrogarsi sulla loro fondatezza, senza nemmeno mai pensare di essere guidati verso false prove. Se è difficile discutere di questioni che toccano l’essenza stessa di ciò che ci rende umani nella società, allora è doloroso farlo con dei cristiani per i quali la Parola di Dio non è altro che una macchina da guerra al servizio di un’idea fissa.
In conclusione, Monsignore, lei pensa realmente che dare a due uomini o a due donne l’accesso all’unione legale affinché si assistano mutualmente, si facilitino la vita di coppia e pianifichino il futuro, viaggino all’estero insieme, diano una casa a bambini già nati e per farlo si iscrivano ad una lista di attesa che dura anni per adottarne uno, lei pensa davvero nella sua anima e nella sua coscienza che non impedire questa possibilità a qualche decina di migliaia di coppie, possa far vacillare i fondamenti della nostra società? Io la ritengo un uomo intelligente e scommetto che nemmeno ci crede davvero.
Lei è abituato a seminare catastrofi senza mai prendersi la pena di raccogliere. Ha giudicato i Pacs «inutili e pericolosi» 13 anni fa, oggi li considera ideali. Lei trovava infantili gli omosessuali, adesso li considera più che rispettabili (a patto che non siano attivisti). Lei preconizza effetti negativi sulla società e sulla famiglia, senza mai menzionare i Paesi ove la misura invece è stata adottata.
Inoltre, lei si dichiara preoccupato dalla confusione dei generi, dalle innovazioni nella filiazione, dal disordine simbolico. Beh, di questo si discute! Bisogna che lei sopporti le contraddizioni e accetti l’idea che questo crei delle controversie nel campo delle scienze umane che vi sono coinvolte. Mi sembra, inoltre, che questi siano temi già presenti in disposizioni di legge precedenti che accompagnano l’evoluzione della società, ma senza vedere un rapporto semplice e diretto con la legge che deve essere votata. Lei sembra agire come se questa legge creasse dei problemi invece che risolverli. Tali incongruenze non sono degne di un uomo di buona fede.
Inoltre, mi chiedo se in questa storia lei è il pastore che ricorda la Legge, o è solo un politico. Non in campo nazionale, ma con Roma, perché il Vaticano non ha trovato miglior rimedio alla secolarizzazione delle società occidentali, che ripiegare su una Chiesa di “puri”. Ammetto che a volte invidio la sua sicumera nel dirci gli scopi di Dio.
Io ho optato per Cristo, che accompagna i nostri dubbi e ci permette di risollevarci dai nostri fallimenti e dalla nostra vergogna per arrivare a vivere insieme, quel Cristo che non ci lascia soli perché ci chiede per sempre di andare oltre e precedereLo sull’altra riva, quella del mondo. Rimango sempre impuro, mescolato con il peccato, con il compromesso con i miei fratelli e sorelle umani prima di attingere alla sorgente di Colui che ci ama incondizionatamente.
Potrebbe essere che, pur battezzati nella stessa Chiesa, Monsignore, non condividiamo la stessa fede Io, per quanto mi riguarda, preferirei volare basso piuttosto che guardare troppo in alto, e non comprenderei mai il Padre se non attraverso il Figlio incarnato in questo mondo.
Possa Lo Spirito Santo riunire ben presto la famiglia dei credenti e la famiglia umana, in una fraternità che cerca di rispondere alle sfide del nostro tempo di cambiamento, senza ricorrere a capri espiatori. Questo, almeno, ci portata più vicino al Regno.
Domenica, Monsignore, durante la manifestazione, guardando sugli schermi centinaia di migliaia di persone che sfileranno a Parigi recando slogan pro e contro la legge, io mi chiederò perché la Chiesa, che ha tollerato nel suo corpo un antisemitismo di fondo per 2000 anni, si getti con tanta leggerezza in una sottile omofobia che si orna con maschere tanto pericolose da nasconderle anche a se stessa. Ricordando Léopold Sédar Senghor, cercherò di vedere in questa folla di fratelli e sorelle accecati dalla rabbia.
Domenica, Monsignore, pregherò anche per le migliaia di bambini ed adolescenti che sono omosessuali e che ancora non lo sanno, che sfileranno nelle vie, guidati dai loro genitori, sicuri di mantenere con loro una forma tradizionale di famiglia che dovrebbe fare la loro felicità, facendoli per un pomeriggio oggetti dei desideri degli adulti.
Pregherò per loro, sperando che trovino un percorso di liberazione e di felicità, indipendentemente dall’esito delle discussioni in corso, indipendentemente dalla loro famiglia.
Uniti nella preghiera
Jérôme Musseau, Parigi
Testo originale: “Homosexuel et catholique”, Jérôme est triste