‘C’è chi piange, c’è chi muore, c’è chi prega’. Il grido della veglia della chiesa Battista di Livorno
Riflessioni di Mimma Capodicasa della Chiesa Battista di Livorno, 22 maggio 2011
Anche quest’anno presso i locali della chiesa Battista di Livorno si è svolta martedì 17 maggio una veglia di preghiera per ricordare le vittime dell’omofobia; la serata, anche se non eravamo tantissimi, è stata molto intensa, all’insegna di preghiere, testimonianze e riflessioni veramente profonde e sentite.
Abbiamo cominciato con il canto KUMBAYA MY LORD… c’è chi piange… c’è chi muore… c’è chi prega, Signore sta con noi.
La riflessione della pastora Lidia Giorgi sul versetto di Atti 10,28 “Dio ha insegnato a non chiamar profano o impuro alcun uomo” è stata molto stimolante, soffermandosi, dopo aver letto parte del cap. 10 per poter comprendere il contesto, sulla conversione di Pietro, che inizialmente nel sogno, si rifiuta di mangiare animali considerati impuri secondo le regole giudaiche, e che in seguito infrange queste regole recandosi presso la casa del centurione Cornelio e comincia a portare il messaggio dell’Evangelo anche presso i pagani.
E’ Pietro stesso che dice: “Dio mi ha mostrato che nessun uomo deve essere ritenuto impuro o contaminato… perciò sono venuto senza fare obiezioni”; Dio vede oltre, chiama ognuna/o di noi per nome, ama ciascuna/o indipendentemente dall’essere giudei o cristiani, bianchi o neri, uomini o donne, eterosessuali o omosessuali o transessuali.
Poi sono seguite alcune testimonianze molto toccanti che si sono intrecciate a riflessioni profonde sul tema della libertà e dei dirittti delle persone omosessuali e transessuali, diritti che nel nostro paese sono ancora molto disattesi, per cui tutti i presenti hanno espresso impegno per la loro conquista al fianco l’uno/a dell’altro/a.
Abbiamo ricordato Millicent Gaika insieme a tutte le donne lesbiche che hanno subito lo “stupro correttivo”, orrenda pratica per curare la loro omosessualità, crimine efferato che in Sud Africa non è neppure classificato come crimine d’odio, le cui vittime sono spesso di colore, povere, lesbiche ed emarginate; da qui abbiamo anche riflettuto sulle cosiddette terapie riparative a cui vengono indirizzati, troppo spesso da sacerdoti e pastori, giovani omosessuali al fine di curarli, utilizzando forme di violenza psicologica tentando di modificare il loro naturale orientamento sessuale.
Per mettere fine alla pratica dello stupro correttivo ognuno di noi può fare qualcosa firmando una petizione sul sito https://secure.avaaz.org/it/stop_corrective_rape/; così come le firme raccolte da tutto il mondo hanno costretto il governo dell’Uganda ad accantonare per la seconda volta una legge che avrebbe condannato a morte i gay di quel paese.
Una sola nota negativa, a mio parere, è emersa nell’insistenza di espressione noi/loro – noi/voi, che personalmente ho sottolineato, in quanto sono convinta che solo quando riusciremo a confrontarci e lavorare insieme nelle nostre comunità, parrocchie e nella società civile, uniti in un NOI che include tutti e tutte come figlie e figli di un Dio che ci AMA accogliendo le nostre diversità e le nostre peculiarità, solo allora, condividendo le battaglie, come fratelli e sorelle riusciremo ad abbattere realmente le divisioni ed eliminare le etichette che questa società ci ha imposto, solo allora potremo veramente essere testimoni di un cambiamento culturale e della vita reale.
E’ con questo spirito che abbiamo concluso questo bellissimo incontro, cantando insieme il canto Spiritual WE SHALL OVERCOME … noi trionferemo… non abbiam timore… noi non siamo soli… mano nella mano… noi vivremo in pace… oh, sì nel mio cuor son certa che NOI TRIONFEREMO UN DI’!