Celebrare e benedire l’amore omosessuale nell’esperienza di una comunità cristiana belga
Testi pubblicati sulla Lettre de la Communauté, trimestrale della Communauté du Christ Libérateur di Bruxelles (Belgio), autunno 2015, pp.19-20, pp.23-26 , liberamente tradotti da Dino
Uno sguardo alla carta della Comunità ci mostra come l’omosessualità vi sia presentata in modo positivo, come una maniera di vivere la propria sessualità, “una dimensione essenziale dell’essere umano, che deve poter vivere nel piacere, nella felicità e nel rispetto” (art. 2). Si può dire che la nostra carta “parla bene” dell’omosessualità. E “parlar bene” non vuol dire altro che “benedire”. La nostra carta accetta che gay e lesbiche siano destinati, come le persone etero, a vivere relazioni felici e ad essere compresi nella loro sessualità.
Certo, le persone omosessuali, come quelle etero, dovranno attraversare delle prove nella scoperta dell’altro/a e dovranno abbandonare le loro illusioni sul legame di coppia. Sono invitati a forme di fecondità che sono loro proprie. L’infrangersi della felicità illusoria rappresenta questa delusione, che è un’esperienza conosciuta dalle persone omosessuali come da quelle etero. Molte coppie non sopravvivono ad essa ma anche le sconfitte possono essere benedette, se costituiscono un passo in avanti.
Ci sarebbe molto da dire riguardo al difficile apprendistato dell’alterità, che è il premio in palio per qualsiasi essere umano e non soltanto per gli omosessuali, ma la realtà è che le persone omosessuali, in aggiunta, devono attraversare le prove dello scherno, dell’ingiuria e della vergogna. La loro fragilità, rappresentata dall’essere una minoranza, è spesso aggravata dall’esclusione e dall’omofobia.
Si dimentica spesso la ragione per cui il Gay Pride, in partenza, non è nulla di più che una “celebrazione” dell’omosessualità. Celebrare significa “rendere pubblico in modo enfatico”, “vantare”, “lodare grandemente” e chi partecipa al Gay Pride lo fa per aiutare le persone omosessuali ad abbandonare l’odio verso se stesse che sperimentano a diversi livelli. Se il Gay Pride a volte è descritto come una manifestazione di provocatori, noi nella CCL ci ricordiamo del suo senso primario organizzando una “celebrazione” religiosa nella quale, insieme, veniamo a “parlar bene” del nostro orientamento nel mistero di Dio perché, lungi dall’essere una tara o un disordine, l’orientamento omosessuale può essere compreso come parte integrante della Creazione. Le persone omosessuali possono far propria la frase che conclude il racconto della Creazione nel primo capitolo del libro della Genesi: “Dio vide tutto ciò che aveva fatto: e ciò era cosa molto buona”.
“Parlar bene”, “lodare grandemente”: nelle pagine seguenti ci soffermeremo su questi concetti. Ecco una piccola raccolta di articoli su vari modi di “parlar bene”. Claude Vandevyer parla della maniera in cui si può celebrare la fine della vita, in particolare al momento di un’eutanasia. Guy Dermond ci mostra, in un breve racconto personale, come si può arrivare a celebrare… una sconfitta. Seguono due articoli sulle benedizioni delle coppie omosessuali, il primo di Germain Dufour, il secondo di Jean Vilbas. Il lettore potrà apprezzare le somiglianze e le differenze che troverà tra l’impronta (per non parlare, in questo caso, di tradizione…) cattolica e quella protestante. Infine, Ben e José ci danno la testimonianza di ciò per loro è stata, ed è ancora oggi, la benedizione della loro unione.
Etienne
[…]
Benedire le coppie di uomini e le coppie di donne di Germain Dufour, padre cappuccino
Non è facile vivere con entusiasmo quando a scuola, al lavoro, nel vicinato, in chiesa o nella moschea vi fanno sentire la vostra diversità con pettegolezzi e derisioni. Come superare gli insuccessi affettivi? Se lo desiderano, le coppie di uomini e le coppie di donne devono poter trovare nella Chiesa una madre che li sostiene, che li aiuta nella fragilità e nel loro amore. Come non essere urtati dall’esclusione che arriva da cattolici praticanti, in particolare dai sacerdoti?
Non sarebbe invece il caso di domandarsi: cosa avrebbe fatto Gesù? Perché Egli non si è pronunciato contro l’omosessualità, benché la cultura greco-romana fosse nota – anche in Palestina – per questo tipo di relazioni o di coppie? Al contrario, ogni discorso di Gesù è una fustigazione delle ipocrisie. Gesù vuole che ognuno possa sentirsi amato dal Padre. Inoltre, ha esortato instancabilmente alla fedeltà e ogni amore fedele, fosse pure omosessuale, deve rallegrarlo. Instancabilmente ha incontrato coloro che soffrono, e sappiamo bene come i gay e le lesbiche hanno sofferto. L’omofobia esiste, molto più di quanto si pensi.
Escludere i fratelli e le sorelle omosessuali non è cristiano. “Dio li ama così come sono”. Questo slogan è conosciuto, ma poco applicato dai sacerdoti, perciò, da oltre 20 anni, alcune comunità di fede hanno fatto la scelta di accoglierli e di celebrare delle eucaristie insieme a loro. Da più di 20 anni ho scelto di meditare insieme a loro sul loro vissuto e di celebrare una benedizione delle loro mani per incoraggiarli a resistere insieme come coppia riconosciuta, apprezzata dalla loro famiglia (quando è possibile), dai loro amici e da Dio. Lo faccio nella mia libertà di coscienza, cercando di applicare il ruolo pastorale di Gesù e la tenerezza di Dio. Questa celebrazione vuole essere una benedizione – cioè un “parlar bene” – del loro incontro, della costruzione del loro reciproco sbocciare e del loro impegno per un mondo migliore. È chiaro che non si tratta di un matrimonio sacramentale in senso canonico ma della celebrazione di un’unione, che del resto esiste anche per le coppie eterosessuali, ad esempio, che non desiderano né un sacramento né l’eucarestia.
Ogni fedeltà è bella e merita la protezione di Dio. Benedire delle mani che si donano per la carezza, la condivisione, la solidarietà. In Gesù, Dio si è fatto “carne” e smettiamola di pensare sempre “sesso” quando si tratta di coppie di uomini e di coppie di donne, come se il loro vissuto fosse limitato al letto. Posiamo lo sguardo sul loro incontro, che li aiuta a restare in piedi o a rialzarsi.
L’amore, che sia etero oppure omo, è, come lo canta Théo Martens,
Desiderio di qualcosa di più o qualcosa che è altrove
Bisogno di quest’acqua chiamata amore
Sete di incontro
Incontro di qualcuno
Che avrebbe sete della mia sete
Desiderio intenso e sete di vivere
Sete di piantare, di sposarsi, di costruire
Sete di agire e di sentire
Sete di essere e di benessere.
Esperienza suprema dell’uomo
Rinunciare a sé per l’altro
Perdere l’amore di sé
E anche perdere l’amore di sé nell’altro
Desiderio dei desideri
Fondermi nell’altro
Che io diventi lui nel più intimo della mia vita
Il sogno di ogni amore
Farsi una sola cosa con l’altro
Perdersi per ritrovarsi
Nella comunione totale con l’altro
Con tutti gli altri.
E anche con l’intero universo.
Ecco ciò che celebriamo e meditiamo.
Il materiale di supporto è abbondante:
– la letteratura medievale, in particolare Sant’Aelred de Rievaulx – le lettere di Erasmo a Servais Roger
– le poesie di Michelangelo dedicate a Tommaso Cavalieri – le note di padre Jacques Perotti
– il brano del Vangelo “Gesù e il centurione”
Citiamo anche l’estratto Romani 8:31-39: “Niente potrà separaci dall’amore di Dio, nè la morte, nè la vita, nè il fuoco, nè il freddo, nè il giorno, nè la notte, nè la fame, nè la sete, nè le catene, nè le minacce… E se Dio è per noi, chi saprà condannare quelli che Dio ha salvato in nome della tenerezza?”. Omosessuali o meno, tutti e tutte sono invitati a mettere le loro capacità al servizio del prossimo e a chiedere al Padre il suo aiuto.
Conclusione
Sì, c’è stato un brutto periodo, quello in cui non si era riconosciuti. Molti e molte hanno vissuto questo clima sfavorevole. Talvolta un clima di “tolleranza” per un momento ha fatto la sua comparsa, ma quanti gay e quante lesbiche rabbrividiscono ancora o conoscono il clima più cupo! Per fortuna che c’è l’arcobaleno: le relazioni! Che gioia poter celebrare, in nome dell’Animatore di tutto ciò che vive e respira, qualcosa dell’amore di una coppia di uomini o di una coppia di donne. Il luogo non ha più importanza: cappella, sala, natura, museo… Che gioia vedere questi amori nascosti manifestarsi pienamente in un’assemblea più o meno numerosa riunita attorno a un sacerdote! Che felicità poter dire loro: “Unitevi, amatevi come tutte le coppie del mondo hanno il diritto di amarsi”! Dir loro: “Che la vostra unione non sia una catena che imprigiona ma una libertà che riscalda, un’apertura al rispetto della vita di tutti gli esseri umani, oltre le frontiere e le loro bandiere, simbolo di tante guerre e sofferenze, oltre le origini e i colori”.
Testo originale (PDF): DOSSIER. Célébrer, bénir