“C’era una volta”. L’irrompere del coming-out nella mia giovane vita
Testimonianza di Carmine, 25 anni, per il progetto “La verità rende liberi” de La Tenda di Gionata
“C’era una volta”, tutte le storie iniziano così e siccome ciascuno di noi incarna nella trama delle sue rughe e dei segni del tempo tutti gli eventi che hanno costellato la propria breve o lunga esistenza, ad ognuno di noi spetta un “c’era una volta”.
Siamo una storia da raccontare e la mia inizia in un paesino immerso tra le montagne del sud Italia. Quando si è gay in un contesto non particolarmente aperto alle differenze e a ciò che si discosta anche un minimo dalla realtà a cui si è generalmente abituati, non è mai facile integrarsi. Le dimensioni in cui ho trovato un equilibrio per me sono state la danza, l’oratorio e la scuola. Anche scegliere la danza in fin dei conti risultava essere una cosa non proprio tipicamente maschile, quindi in realtà il mio coming-out è praticamente avvenuto a 5 anni!
Ma a quella età non si danno i nomi a queste cose, non sai spiegare ancora cosa sia quell’attrazione che provi per il corpo maschile e non sai dire perché ti trovi concorde con le tue amiche nel dire che l’animatore con cui fai il campo estivo è sexy! Almeno finché alle medie non ti innamori perdutamente della tua prima cotta. Ricordo particolarmente bene quando in una notte di insonnia, rigirandomi nel letto, mi sono detto -sei gay! É una presa di coscienza che come un fulmine ti colpisce e rimani abbagliato, immobilizzato, riuscendo solo a dire a te stesso che ci penserai e in qualche modo si risolverà col tempo.
Parallelamente cresceva la mia Fede. Sono diventato animatore, poi educatore, poi catechista, fino a realizzare chi volessi essere io da grande: un insegnante, un professore. Indubbiamente ero un ragazzo fuori dal comune, tutto casa, chiesa e danza.
Dopo aver concluso il Liceo Classico, decisi che avrei perseguito la strada dell’insegnamento e mi sono iscritto a Roma alla facoltà di Filosofia. Tuttavia ancora nel mio cuore rimaneva chiuso chi fossi realmente. Era una cosa che custodivo gelosamente Nessuno doveva sapere, era più facile scappare da chi realmente sapevo di essere. A nulla serviva che Socrate ogni giorno mi urlasse nelle orecchie – Conosci te stesso!
Io pensavo di essere felice così come ero, con la mia fede, con i miei studi, senza dover mettere tutto in discussione, senza dover demolire quella bellissima armatura d’oro che mi ero costruito intorno. Amavo quello che facevo, quello che ero diventato, come finalmente la gente mi vedeva, senza più atti di bullismo o di discriminazione per chi presuntivamente dovevo essere.
Per iniziare a venire allo scoperto c’è voluto un evento piuttosto traumatico, un’incidente! Mi rendo conto di essere, come dire, un po’ testardo in queste cose, nel senso che devo andare proprio a sbattere, anche fisicamente, sennò resto sulle mie e non cambia nulla.
Insomma dopo essermi fracassato un ginocchio, per nove mesi sono rimasto fermo, e quella immobilità mi ha portato a riflettere e pensare, un vero e proprio parto! La prima persona che ha saputo di me e che mi ha accolto abbracciandomi è stato proprio un sacerdote. Proprio lui ha abbattuto faticosamente tutti quei muri di stereotipi e credenze che mi ero costruito o che mi erano stati imposti.
È difficile mettersi davanti ad uno specchio e dirsi chi si è veramente. Il difficile è scoprire che dire se stessi non significa rinnegarsi o suicidarsi pubblicamente. Ma più importante di tutto, amare se stessi significa amare come Dio mi ha fatto e questa cosa l’ho scoperta solo nel momento in cui ho abbassato le barriere, ho fatto entrare gli altri e con tutti loro anche Dio.
Certo la strada bella non è sempre la più facile. Dirlo ai propri genitori, agli amici e ai fratelli fa sempre saltare un battito al mio cuore. Ed è bello scoprire chi è disposto a rimanerti vicino per sempre. Sono infatti due le reazioni che i coming-out possono ottenere: allontanare per sempre la persona a cui l’hai detto o legarla indissolubilmente a te. Chi impara non solo a guardarti, ma a vederti veramente per chi sei, conserverà sempre un posto privilegiato nella sua vita per te e viceversa.
Il grande dono poi che davvero ho ricevuto, amandomi e accettandomi è stata anche trovare un gruppo di amici che nella loro vita non avevano mai perso Dio come punto di riferimento. Sembra tutto finito vero? Come se la strada ormai mi avesse condotto ad un termine. In realtà quello che ho adesso è solo un punto di inizio e se questo è quello che posso gustare ora, non vedo l’ora di scoprire cosa ci sia alla fine.