Che colpa abbiamo noi gay. Le armi contro i nostri Golia
Testo tratto da Mattia Morretta*, Che colpa abbiamo noi. Limiti della sottocultura omosessuale, Gruppo editoriale Viator, Milano, 2013, pp.95-96
Quasi tutti gli esseri umani agiscono in base alla “morale comune”, quindi in funzione di ciò che pensa e fa la maggioranza nel contesto di vita.
Sicché, gli omosessuali una volta entrati nel canale specifico seguono il flusso, attualmente addirittura travolgente, perché è troppo faticoso costruire un modo personale di vivere, e poi a chi appoggiarsi?
Con quali compagni mettersi in cammino verso una Gerusalemme sconosciuta e non segnata in alcuna cartina geografica? Si rischia di essere diversi due volte, fuori e dentro la “comunità”.
D’altronde, se restassero gli interrogativi o le titubanze, diverrebbe complicatissimo mantenere il controllo della situazione, cercare un’omosessualità originaria e originale oltre tutte le attese e le consuetudini, sottoporsi ad una fatica oggettivamente improba aprendo in se stessi e con i propri simili una contraddizione insanabile.
Chiunque voglia usare la bussola interiore per orientarsi deve prepararsi ad una lotta contro mulini a vento o a fare il salmone che risale la corrente.
Si fa prima ad isolarsi optando per il soliloquio oppure a chiudersi in coppie-bunker o in piccole confraternite autoreferenziali, lasciando il vecchio pianeta gay al suo destino. Scoperte riflessioni illuminazioni finiscono abortite tra le mura di stanze magari visitate da angeli o nella testa di un solitario sognatore.
Chi tirerà le somme dei danni provocati da codesto mondo bacato, e quando? C’è una tale urgenza di riconoscere gli errori e i fallimenti, di rivedere la storia e fare bilanci, di passare da condotte che sono conseguenza di condizionamenti a quelle che sono premesse di nuove forme di interazione.
Sete di una liberazione dal servaggio autoimposto che restituisca speranza iniziativa fiducia, per non farsi sommergere dalle congiunture storiche e sociali, per far maturare consapevolezza e autonomia.
C’è troppa omertà ubiquitaria verso i mali oscuri dell’Ambiente Gay, viltà e colpevoli silenzi verso affaristi e faccendieri. Troppe domande non poste e troppe risposte non date.
* Si ringrazia l’autore per aver autorizzato la pubblicazione di questi estratti del suo saggio.