Che cosa dice la Chiesa su sesso, convivenze, risposati e coppie gay? Dialogo tra un vescovo ed un cattolico tedesco
Colloquio di Christiane Florin col vescovo di Passau Stefan Oster e con Stefan Vesper, segretario generale del Comitato dei cattolici tedeschi (ZdK), pubblicato su Christ & Welt (Germania) n.50 del dicembre 2015, traduzione di finesettimana.org
La maggior parte dei cattolici ritiene che l’amore non possa essere un peccato. Convivere senza certificato di matrimonio, risposarsi, convivere come omosessuali, per loro tutto questo va bene. Il vescovo di Passau Stefan Oster non lo accetta. Chi incontra Dio, ama in maniera diversa, dice. La sessualità si può esprimere solo nel matrimonio. Stefan Vesper, segretario generale del Comitato centrale dei cattolici tedeschi (ZdK), auspica che ci siano riforme.
La discussione è moderata da Christiane Florin. In maggio, il vescovo di Passau Stefan Oster criticò via Facebook una dichiarazione del Comitato centrale dei cattolici tedeschi (ZdK) relativa al Sinodo dei vescovi sulla famiglia. Dove le due posizioni avrebbero potuto incontrarsi/scontrarsi, se non a Christ&Welt? Abbiamo quindi proposto un colloquio tra Stefan Oster e il segretario generale del Comitato centrale dei cattolici tedeschi (ZdK) Stefan Vesper. Entrambi accettano subito, ma altre scadenze impediscono la realizzazione immediata. L’incontro può finalmente aver luogo il 2 dicembre.
I “contendenti” si salutano nel vescovato di Passau cortesemente, ma mantenendo una certa distanza. Stefan Oster gioca in casa, Stefan Vesper è ospite, dato che il Comitato centrale dei cattolici tedeschi (ZdK), come la redazione di Christ&Welt, ha sede a Bonn. Per il colloquio, il vescovo ci invita nel nuovo studio televisivo. Il prelato è professionista. È stato giornalista. Non è una vocazione che si abbandona diventando prete o vescovo. Prima dell’inizio della registrazione, i due parlano di birre prodotte in conventi e del comune giorno onomastico. Cattolicamente in armonia. Poi l’armonia finirà quando affronteranno il tema scottante dell’omosessualità e della questione dell’indissolubilità del matrimonio.
Stefan Oster è noto come sostenitore della “linea dura”, gentile nei modi, inflessibile nei contenuti. In effetti Stefan Vesper usa ad un certo punto del dibattito la parola “duro di cuore”. Il vescovo ribatte, dicendo di non essere duro, ma solo coerente. Argomenta, difende la dottrina, attira l’attenzione sulle contraddizioni della posizione progressista. Quando Stefan Oster parla di omosessualità e scienza, suonano i campanelli d’allarme dei professionisti della comunicazione presenti in sala. Lascerà che quelle dichiarazioni siano mantenute nella versione scritta? Gli è chiaro quali reazioni provocherà tra i gay quello che sta dicendo? Il vescovo autorizza la trascrizione.
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Perché la Chiesa parla tanto di sesso e Gesù così poco?
Vescovo Oster: Ce lo chiedono molto spesso. Cerchiamo di rispondere meglio che possiamo. Ma non sempre bene.
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Quando Agostino scriveva del rapporto tra sessualità e matrimonio, non c’erano giornalisti che facevano domande su quello. Deve esserci un altro motivo.
Vescovo Oster: Sì, c’è un altro motivo. Nel Regno di Dio, è importante la relazione. Possibilmente, sane relazioni. Le persone devono imparare con l’aiuto di Dio a vivere sane relazioni. La sessualità è una delle forme più profonde di relazione, per esprimere la totale donazione nell’amore. Ma tutti sappiamo che in questa relazione possiamo anche sbagliare tutto, ad esempio quando succede che si cerca solo la propria soddisfazione attraverso l’altro. Il tema della sessualità sta quindi al centro della nostra immagine di uomini, nella misura in cui ci chiediamo: come si attua positivamente l’amore?
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La scorsa primavera il Comitato centrale dei cattolici tedeschi, cioè la rappresentanza dei laici, ha pubblicato una dichiarazione su matrimonio, famiglia e morale sessuale. Lei ne ha criticato aspramente il contenuto su Facebook. In quelle richieste, che cosa non andava bene?
Vescovo Oster: Per me vale la seguente domanda fondamentale: può la Chiesa benedire forme di convivenza che comprendono la relazione sessuale, ma che non sono matrimonio? La sessualità ha il suo spazio autentico nel matrimonio tra un uomo e una donna. Finora l’insegnamento della Chiesa non dice che la sessualità al di fuori del matrimonio è buona. Benedire significa “dire che è bene”, quindi approvare.
Se avviene nell’ambito di una celebrazione liturgica, significa che questo viene riconosciuto espressamente. Sarebbe un rovesciamento della dottrina su questo punto. Significherebbe rispondere ora affermativamente ad una domanda a cui fino ad oggi si è risposto negativamente.
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Signor Vesper, il Comitato centrale dei cattolici tedeschi (ZdK) approva il sesso al di fuori del matrimonio?
Vesper: No, non è questo il nostro compito. Come rappresentanti dei laici abbiamo elaborato un documento in preparazione al Sinodo dei vescovi. Ringrazio il vescovo Oster per aver espresso la sua reazione, ma mi ha infestidito che lo abbia fatto solo tramite Facebook e non si sia rivolto direttamente a noi. Noi non stiamo facendo propaganda per forme di vita diverse. Nel documento sottolineiamo fortemente la considerazione positiva per il matrimonio sacramentale e per la famiglia fondata sul matrimonio.
Ma se osserviamo la realtà, ci rendiamo conto che, ad esempio, anche nelle convivenze omosessuali vengono vissuti valori come fedeltà e affidabilità. Per lo stesso motivo, anche persone che vivono in coppia, cioè che convivono senza essere sposate o che si sono risposate, meritano la nostra positiva considerazione. Benedire significa anche promettere l’accompagnamento di Dio su un certo percorso. E questo dovrebbe essere possibile.
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Vescovo Oster, lei ritiene che l’argomento dei valori sia un argomento fittizio, lo ha scritto su Facebook. Ritiene che in questo modo viene semplicemente fatta passare l’idea che tutto dev’essere possibile.
Vescovo Oster: No, non ho scritto così. Ma i valori di cui si parla ci sono in molte forme di relazione. Anche in una classe a scuola vengono vissuti dei valori, o tra amici. Anche nella relazione tra nonni e nipoti vengono vissuti dei valori. Questo nasconde il nocciolo della questione, cioè: come valuta la Chiesa la sessualità? Ha ragione nel dire ciò che dice da 2000 anni? Dal documento del Comitato centrale dei cattolici tedeschi (ZdK) ricavo l’idea di un cambiamento nell’antropologia come era intesa fino ad oggi.
Vesper: Nella Chiesa viviamo un processo di apprendimento. L’omosessualità è stata considerata a lungo una malattia. Ora sappiamo che essa è dentro la persona, e che questo viene ampiamente riconosciuto negli ambienti culturali occidentali. Concretamente, ci sono nella diocesi di Passau delle comunità con offerte pastorali per omosessuali e dei “curatori d’anime” specificamente incaricati?
Vescovo Oster: Non appositamente.
Vesper: Peccato…
Vescovo Oster: Ma offriamo molti servizi di consulenza, che naturalmente si rivolgono anche a persone di tendenza omosessuale. Non vorrei però ridurre il tema all’omosessualità. Mi sono occupato per molto tempo di giovani. Per questo so che il 95% degli adolescenti non vive come la Chiesa prevede idealmente.
Vesper: E li ha sicuramente benedetti.
Vescovo Oster: Sì, ma non automaticamente come coppia. L’insegnamento sessuale del Vangelo è difficile. Anche ai tempi di Gesù, non era quello che pensava la maggioranza. I discepoli gli chiedono infatti: se non possiamo più divorziare, perché mai dovremmo sposarci? Ma quando l’incontro con Gesù ha una qualità tale da cambiare la vita, allora l’esperienza è così profonda che mi aiuta a vivere la mia sessualità conformemente alla volontà di Dio. Cioè: sesso solo nel matrimonio, se no niente sesso. Questo riguarda tutti, e tutti siamo comunque in cammino e lottiamo per diventare più maturi. Ma ho dei dubbi sul fatto che molti credano che l’incontro con il Signore possa davvero cambiare la qualità delle relazioni, compresa la relazione sessuale. Nel dibattito, questo problema non ha nessun peso.
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“Chi anche soltanto guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio”, dice Gesù nel discorso della montagna. Forse il Comitato centrale dei cattolici tedeschi (ZdK) non vuole sentire queste dure parole di Gesù?
Vesper: Come no! Ricordo la visita di papa Giovanni Paolo II nel 1980, quando citò proprio quelle frasi di Gesù. Quello che penso è che la Chiesa deve aiutare a progettare in maniera responsabile la sessualità. Ma questo non può voler dire squalificare tutto ciò che è convivenza al di fuori del matrimonio. Se una persona vive in maniera diversa, significa immediatamente che ha perso la fede? Per me, no. Trovo buona cosa, ad esempio, che ci siano delle messe il giorno di San Valentino in cui vengono benedette le coppie, che siano sposate o meno. Molte di quelle coppie si stanno del resto avviando al matrimonio.
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Teme un’inflazione della benedizione, vescovo Oster?
Oster: Per ogni singola persona, senza eccezione, si può chiedere la benedizione di Dio. Ma ci è difficile benedire delle coppie che chiaramente non sono sposate, ma che hanno una relazione sessuale, che è ciò che le lega l’uno all’altra come coppia.
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L’età media di coloro che si sposano è attorno ai 30 anni, la maggior parte di loro hanno già convissuto a lungo prima del matrimonio. Durante il colloquio di preparazione al matrimonio, chiede espressamente se la loro convivenza è stata da fratello e sorella?
Oster: No, sono contento che vogliano trasformare la loro relazione in un matrimonio. Vedo anche che le persone fanno un percorso. Ma per questo non dobbiamo mettere in risalto la sfida del Vangelo?
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Se solo il 95% dei giovani, come Lei diceva poco fa, non conoscono l’insegnamento della Chiesa, o semplicemente lo ignorano, questo non parla a sfavore di tale insegnamento?
Oster: Prendiamo una esperienza biblica. Gesù cammina attraverso la Palestina e racconta delle belle storie, moltiplica il pane e cammina sulle acque. La gente corre dietro di lui a schiere. Appena diventa chiaro che si tratta di una relazione concreta con lui e di decidere di seguire lui, tutti scappano. È troppo dura per il mondo la frase: “Chi perde la sua vita per causa mia, la troverà”?
A Passau ci sono molti rifugiati. Immagino che vedano i nostri mercatini di Natale e mi chiedano che cosa sono. Dovrei dire loro: “Questa è la nostra preparazione alla venuta di Gesù in questo mondo. Così celebriamo il nostro Dio. I rifugiati direbbero: “Che strano modo di festeggiare e aspettare”. Chi, tra quelli che vanno ai mercatini di Natale, va anche in cattedrale a pregare Cristo? Finché la fede è così, che la trovano tutti accettabile e nessuno protesta, è facile professarla. Ma il centro della fede è l’amore gratuito. In definitiva: dà tutto te stesso, dà la tua vita.
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Ma questo, che cosa ha a che fare con il matrimonio? L’insegnamento della Chiesa deve aiutare le persone a fare il bene e a vivere pienamente.
Oster: Ma che cosa significa “pienamente” sotto lo sguardo di Dio? Non si tratta di una felicità esclusivamente in questo mondo! Per questo anche l’amore romantico è diventato una specie di religione sostitutiva. Ci si aspetta tutta la felicità da questo mondo. Ma il matrimonio cristiano significa molto più di amore romantico. È una prospettiva totalmente diversa.
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Lei dimentica Dio a proposito del matrimonio, Signor Vesper?
Vesper: È giusto quello che dice il vescovo. C’è questa pressione di idealizzazione, sia nella Chiesa che nella società. Vescovi e laici dovrebbero aiutarsi a vicenda e, rispetto al matrimonio, evitare richieste troppo elevate, e sostenere le coppie.
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Per favore non assumiamo così presto un atteggiamento di consenso. Le vostre opinioni sono fondamentalmente divergenti. Il vescovo dice che l’insegnamento è giusto e scomodo, e Lei, Signor Vesper, dice che l’insegnamento è sbagliato.
Vesper: Non direi proprio così. Vorrei solo sapere dove la dottrina “comincia” e dove “finisce”, o, per meglio dire: che cosa dice precisamente. Tutti preghiamo la stessa professione di fede, partiamo tutti dallo stesso punto. Poi leggo nella critica al nostro documento che il Comitato centrale dei cattolici tedeschi (ZdK) non è più nell’ambito della dottrina. Questo è offensivo – e sbagliato. La dottrina evolve, non è statica. Deve essere tradotta in maniera nuova in ogni epoca e in ogni cultura. La dottrina non è solo quello che dicono i vescovi. C’è anche la teologia e il sensus fidei delle persone. Non solo è permesso riflettere, siamo tenuti a farlo, il Concilio Vaticano II ci impegna a riflettere su questo.
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Il Comitato centrale dei cattolici tedeschi (ZdK) è ancora cattolico, vescovo Oster?
Vescovo Oster: Attraverso la rivelazione, la Chiesa sa non solo più profondamente chi è Dio; sa anche, poiché Dio si è fatto uomo, sa più profondamente chi è l’uomo e dove va l’uomo. A mio avviso, dietro il documento del Comitato centrale dei cattolici tedeschi (ZdK) non c’è l’evoluzione della dottrina, ma il desiderio di una nuova antropologia. L’evoluzione è qualcosa di organico. Prendiamo il Concilio Vaticano II. Lì sull’aspetto della riproduzione è stato ulteriormente sottolineato in particolare l’aspetto personale nel matrimonio, il carattere dell’alleanza. Non era una dottrina nuova, ma un’evoluzione organica. Come per un fiore da cui nasce un germoglio. Ma dichiarare buono ciò che prima veniva dichiarato peccato, significa, per continuare nell’analogia, che si pianta un fiore diverso.
Vesper: Però la Chiesa, nell’ambito della morale sessuale, deve accettare le nuove conoscenze delle scienze umane. Adesso ad esempio sappiamo che l’omosessualità è insita nell’uomo. La Chiesa non può ignorarlo.
Vescovo Oster: Se per “insito” intende “innato, congenito”, non ne sarei così sicuro. Che l’omosessualità sia congenita, a mio avviso, non è una conoscenza accertata delle scienze naturali. Quando ad esempio si esaminano dei gemelli omozigoti che sono cresciuti separatamente, può capitare che uno di loro abbia un orientamento eterosessuale e uno omosessuale.
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E che cosa significa questo?
Oster: Significa che la qualità della relazione e la capacità della relazione devono maturare. E la sessualità rientra in questo ambito. La sessualità è qualcosa di plastico. Se io mi rimpinzo tutto il giorno di porno, rendo la mia sessualità depravata. Se cerco di vivere la fedeltà, la mia sessualità matura come capacità d’amore. La sessualità non è qualcosa che semplicemente c’è, è qualcosa che si sviluppa con l’intera persona, dall’inizio. E nessuno di noi viene al mondo con la sua sessualità esattamente come noi siamo pensati da Dio. Noi tutti viviamo in un mondo frantumato, bisognoso di salvezza. E questo include tutte le nostre dimensioni che sono insite come capacità di relazione. Ciò vuol dire che anche la nostra sessualità si trasforma, nasce, matura, cambia, in ognuno! Perciò la sessualità è sempre anche durevolmente un campo di apprendimento e di maturazione per ciascuno di noi. Nascono anche varianti di orientamento sessuale. Anche una tendenza omosessuale nasce, si trasforma, e non è semplicemente data staticamente. Non possiamo escludere tutte le circostanze della vita di una persona, la dimensione psicosociale.
Vesper: L’omosessualità è un orientamento che uno non si sceglie. E se è così, allora deve poter essere vissuta in maniera responsabile.
Vescovo Oster: È vero, normalmente uno non se la sceglie. Ma da questo deriva già la norma, il “dovere”, che debba poter essere vissuta? Allora, a suo avviso, come stanno le cose con la bisessualità? Come stanno le cose con la pedofilia? O con qualsiasi altra variante di preferenze sessuali? Non le considererei equivalenti o paragonabili, tutte insieme allo stesso modo, ma ci sono persone che si ritrovano in questi orientamenti. Che cosa si dice a quelli?
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La pedofilia praticata è un reato. L’omosessualità e la bisessualità, a ragione, non più. Bisogna quindi distinguere.
Vescovo Oster: Distinguo infatti espressamente. Ma qui non stiamo discutendo su ciò che è reato e su ciò che non lo è, ma della domanda se questo orientamento è in qualche modo diventato tale, o se è semplicemente “dato”, e se dal fatto che uno si trova in un determinato orientamento, dal punto di vista della fede deriva anche già una sorta di diritto ad una attuazione sessuale responsabile in questo senso.
Vesper: Se è così, cioè se è vero che le persone omosessuali sono state create, volute e amate da Dio in questo modo, perché sono parte della sua creazione come tutti gli altri, se vivono delle relazioni nella fedeltà e nella fiducia, la Chiesa dovrebbe stimarle e accompagnarle come Chiesa. Vescovo Oster: Lei dice “se è così”. È di nuovo l’argomento della tendenza congenita. Personalmente, ci metto un punto di domanda. Ma sull’accoglienza e sull’accompagnamento di ogni persona, indipendentemente dal suo orientamento, sono con lei. È il nostro compito. Ancora una volta: tutti noi siamo voluti e amati da Dio, ma nessuno di noi, così come è, è esattamente come Dio ci ha immaginati. Ma vorrei porre una domanda: come la mettiamo con chi che è alla sua quarta convivenza?
Vesper: Io non intendo quello, e mi sembra che lei voglia mettere la cosa sul ridere. A noi interessano le persone che seriamente vogliono una convivenza d’amore e vincolante. Non stiamo facendo pubblicità per un continuo cambiamento di partner.
Vescovo Oster: Non la metto sul ridere. Perché non riconosce la sua serietà a chi vuol vivere una terza o una quarta convivenza la sua serietà?
Vesper: Queste sono schermaglie verbali. Parliamo di casi che avvengono più frequentemente del terzo o quarto matrimonio. Parliamo del secondo. Può capitare che un matrimonio si rompa
irreparabilmente, ad esempio quando c’è violenza o quando ci sono problemi di dipendenze. Perché la Chiesa esclude dalla comunione persone che, dopo un periodo di tristezza trovano un nuovo partner, sono felici in un nuovo matrimonio civile, hanno insieme dei figli, li fanno battezzare, li portano alla comunione? E questi genitori, che in tutto il tempo del dolore e del nuovo inizio sono rimasti legati alla Chiesa, non possono ricevere i sacramenti?
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Vescovo Oster, quando un matrimonio fallisce, per lei significa: la fede non era abbastanza profonda, la volontà di resistere non era abbastanza decisa?
Vescovo Oster: Dio vuole che noi diventiamo persone che amano. Ma si tratta di amore in senso divino. All’altare due persone si promettono reciprocamente la fedeltà finché morte non li separi, nella buona e nella cattiva sorte. Se una donna mi dice: “Io soffro nel mio matrimonio, ma resto fedele a mio marito e porto la mia croce, perché il mio matrimonio è un cammino verso Dio”, che cosa le devo dire?
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Che il matrimonio è una via crucis?
Vescovo Oster: La promessa all’altare non dice: resto con te anche se la sorte è un po’ cattiva. La promessa comprende giorni totalmente cattivi. Devo dire a quella donna: “Abbiamo cambiato la dottrina, adesso può lasciare suo marito e sposarne un altro”?
Vesper: Ma chi pone domande di quel tipo? Rispetto le persone che prendono su di sé la loro croce. Ma la maggior parte delle persone non riescono a sopportare un matrimonio in cui soffrono profondamente. Anche loro sono da rispettare per la scelta che fanno, senza se e senza ma.
Vescovo Oster: Naturalmente dobbiamo accompagnare queste persone, ma nostro compito è anche spiegare che il legame matrimoniale è indissolubile. L’eucaristia è una celebrazione dell’alleanza di Dio con gli uomini, la festa di nozze dell’agnello. In questa alleanza è inserito ogni matrimonio sacramentale. Se si vive in un secondo rapporto, si sta in un certo modo in contrasto con quella prima alleanza, che è stata conclusa come segno dell’indissolubile alleanza sponsale tra Dio e la sua umanità. Conosco alcune persone che si sono risposate civilmente e che capiscono che ricevere la comunione è problematico, anche se vengono regolarmente a messa. E sento che il loro profondo modo di sentire è vero.
Vesper: Ho grande rispetto per persone che possono fare così. Ma sono anche dalla parte di coloro che vogliono sentirsi accolti anche in un secondo matrimonio. Non si tratta di un secondo matrimonio ecclesiale, ma è in un certo senso mettere le persone a posto davanti a Dio.
Vescovo Oster: Se il primo matrimonio è indissolubile, come spiega allora che questa non deve essere una forma di rottura del primo matrimonio?
Vesper: Trovo duro di cuore dichiarare che il primo matrimonio continua ad esistere indipendentemente da ciò che succede.
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Il vostro conflitto principale non è forse più profondo della questione dell’accostarsi alla comunione? Lei, Signor Vesper, crede che il matrimonio, in certe circostanze possa essere sciolto, il vescovo dice come il magistero: il matrimonio continua a valere indipendentemente da ciò che succede.
Vesper: Io credo che ci siano delle situazioni irreparabili. Davanti a quelle dobbiamo porci, in scienza e coscienza, per dire se un matrimonio sacramentale concluso validamente non possa essere sciolto.
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Bisogna restare aggrappati ad un matrimonio anche se per entrambi è diventato insopportabile, vescovo Oster? È questo che Gesù pretende?
Vescovo Oster: La Chiesa conosce la separazione di tavola e letto, conosce anche la situazione di coppie in grande difficoltà. Il problema della comunione nasce solo con le seconde nozze. Comunque: quando Gesù viene interrogato sul perché Mosè abbia permesso le lettere di ripudio, risponde: lo ha fatto solo per la vostra durezza di cuore. Le persone sono dure di cuore, questo, secondo Gesù, porta al divorzio. Ma se davvero Dio era presente nell’alleanza del matrimonio, il matrimonio continua ad esistere al di là di una separazione materiale. Perciò è anche importante provare precisamente se un matrimonio sacramentale è stato fin dall’inizio valido, se davvero quel matrimonio è stato concluso da Dio. Non siamo noi uomini a pensare il matrimonio indissolubile, è Dio. Non lo si può liquidare così semplicemente.
Vesper: la validità del matrimonio viene infatti verificata nel procedimento di nullità. Ma ci sono sicuramente anche persone per le quali la nullità del matrimonio non è una buona soluzione. Per la maggior parte delle persone colpite, l’annullamento non è preso in considerazione, in quanto considerano il loro matrimonio fallito, nonostante tutto, come una parte che non si può cancellare dalla loro biografia. Inoltre il modo in cui le persone colpite devono mostrarsi nel procedimento di nullità è difficilmente sopportabile.
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Se la capisco bene, vescovo Oster, Lei trova che ancora troppe persone si sposano in chiesa alla leggera, senza sapere che cosa promettono davvero?
Vescovo Oster: Sì, molti si sposano troppo in fretta. Manca una buona preparazione al matrimonio. A volte in ambiti di religione popolare il matrimonio in chiesa è addirittura una specie di manifestazione folkloristica con un’apparenza religiosa. Questo è anche un nostro fallimento.
Vesper: Che meno della metà di tutti i matrimoni in cui entrambi i partner sono cattolici siano contratti in chiesa, lo ritengo un disastro della nostra Chiesa. Il matrimonio sacramentale non deve diventare un progetto elitario. Questo deve farci riflettere – tra l’altro anche perché in seguito significa anche meno battesimi.
Vescovo Oster: Qui arriviamo al tema dell’erosione della fede. Vengo spesso ripreso, quando lo esprimo. Ma siamo anche ancora lontani dalla fine di questo sviluppo. Il processo di de-confessionalizzazione prosegue nelle giovani generazioni. Dal 1990, la frequentazione della chiesa si è dimezzata, e il numero dei matrimoni si è nello stesso periodo ancor di più ridotto: da 116 000 a 44 000. Il legame ecclesiale – e cioè: assumo una decisione di vita davanti a Dio – scompare, il potenziale di estraniamento aumenterà ancora chiaramente.
Vesper: Viviamo in una società in cui una fede confessionale non è più una cosa scontata. Ma non è il caso di avere un’idea pessimistica della nostra cultura. Per i vescovi come per i laici è necessario migliorare l’immagine della Chiesa in modo che diventi più attraente per le persone del nostro tempo. Non intendo un cambiamento di superficie. Penso che la Chiesa debba diventare più misericordiosa. Papa Francesco è accolto positivamente, ma nella nostra Chiesa si dovrebbe sentire questo atteggiamento molto più chiaramente dappertutto. Anche rispetto all’argomento matrimonio. Quando lei dice: il matrimonio era così, è così e rimane così, non credo che lei possa far nascere entusiasmo per la nostra Chiesa in tante persone.
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Vescovo Oster, quando lei non era ancora presbitero, ha avuto una fidanzata. Si è attenuto alla dottrina della Chiesa?
Vescovo Oster: Non ho avuto una crescita lineare nella fede. Da ragazzo ho in qualche modo avuto presente la dottrina della Chiesa, come fa ognuno che è cattolico. Ma poi me ne sono allontanato per un certo periodo di tempo.
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Quindi non vi si è attenuto?
Vescovo Oster: No. Ma quello che io ora sostengo, non l’ho sostenuto solo come vescovo. Ho vissuto qualcosa come una conversione, molto tempo fa. E subito dopo ho lavorato per vent’anni con dei giovani che sapevano ciò che sostengo, e molti sono lo stesso venuti. Abbiamo discusso sui vari temi. Ho sempre detto loro: non voglio imporvi delle norme, vorrei solo che incontraste il Signore. Questo ha cambiato drammaticamente anche la mia vita, il mio modo di pensare, il mio sguardo sul mondo. Il rinnovamento del cuore attraverso l’incontro con Dio è centrale. In strutture di religione popolare e forse anche in strutture del Comitato centrale dei cattolici tedeschi (ZdK), la parola “conversione”, che biblicamente è così importante, secondo la mia percezione, non ha quasi più eco. La fede cambia la mia vita? L’incontro con il Signore cambia la mia vita? Queste sono domande centrali.
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E il Comitato centrale dei cattolici tedeschi (ZdK) non vuole cambiare se stesso, ma il Signore?
Vesper: La sua osservazione sulle strutture, signor vescovo, la prendo come una barzelletta per divertimento… Quelle che lei chiama strutture del Comitato centrale dei cattolici tedeschi (ZdK) sono i rappresentanti eletti delle associazioni cattoliche, e quando guardo la nostra assemblea, vi vedo molte persone profondamente credenti, che proprio perché, per loro, la fede e lo stare nella Chiesa sono tanto importanti, discutono così seriamente molti problemi. Lei, vescovo Oster, ha già detto poco fa: ciò che è cattolico, la gente lo sa. Questa è una frase molto intelligente. Cattolico quindi non significa: è così, e a destra e a sinistra di questo non c’è nient’altro.
Vescovo Oster: Mi vede così?
Vesper: A volte sì. Per la definizione di ciò che è cattolico, trovo molto istruttive le regole di san Benedetto. Una dice: tutti i monaci devono partecipare alla messa. L’abate deve fare in modo che ciò avvenga. Un’altra regola: quando un monaco è malato, non deve venire. Se l’abate ha l’impressione che il monaco finga di essere malato, il monaco deve venire. Se l’abate però ha l’impressione che la cosa sia eccessivamente dura, allora deve valutare con intelligenza. Essere cattolico significa: entrare nelle realtà della vita. Un vescovo deve fare attenzione al rispetto della legalità, ma deve anche avere qualità di pescatore d’uomini. Lei, naturalmente, ha queste qualità, ma dovrebbe forse metterle un po’ meglio in rapporto.
Vescovo Oster: Devo quindi sostenere una dottrina diversa per il matrimonio?
Vesper: Lei ha evitato abilmente la mia domanda: “Dove finisce la dottrina?”. Io credo che la dottrina evolva, non solo tramite i vescovi, ma anche tramite ciò che incontriamo nelle persone del nostro tempo. Far evolvere la dottrina, significa indicare, nella fedeltà alla tradizione, i segni del tempo alla luce del vangelo.
Vescovo Oster: Il punto fondamentale per me è l’indissolubilità del matrimonio. Questa è la nostra dottrina e non vedo come possa essere cambiata.
Vesper: Il matrimonio sacramentale è indissolubile. Ma non deve essere senza via d’uscita. Un prete può essere reso allo stato laicale, un religioso può lasciare il suo ordine. Ma per i coniugi che per buoni motivi dicono che non riescono più ad andare avanti, non c’è via d’uscita. Non è questo un modo sbagliato di pensare?
Vescovo Oster: No, non è un modo sbagliato di pensare. Il celibato non è costitutivo dell’essere presbitero. Lo si vede nel fatto che i parroci evangelici che si convertono e diventano preti, possono rimanere sposati. Un voto di un ordine non è un sacramento, e quindi non è direttamente paragonabile al matrimonio. Ma ammetto che questa dottrina è estremamente difficile da comunicare.
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Il papa si esprimerà ancora su questo tema. È difficilmente immaginabile che abbia portato avanti quel gran dispendio di energia, compreso il questionario prima del sinodo sulla famiglia, se poi non cambia la dottrina, ma si limita a formulare in maniera diversa ciò che già si sapeva precedentemente. Francesco è più vicino a Stefan Oster o a Stefan Vesper?
Vescovo Oster: Che il papa interroghi la gente, è una cosa molto buona. Il dialogo è importante, anche per capirsi meglio, anche per rendere meglio comprensibile la dottrina della Chiesa. Anche il Sinodo vuole questo. Ma non dobbiamo però pensare che si tratti solo di divorziati risposati. Questo è anche un fenomeno mediatico.
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Ma anche tra i vescovi al Sinodo è stato il punto più controverso, per nessun’altra questione c’è stata una maggioranza così risicata.
Vescovo Oster: Naturalmente si tratta di dare ad ogni persona localmente un accompagnamento concreto nelle singole situazioni. Lo ha detto già Giovanni Paolo II, lo ha detto già Benedetto. Francesco lo ripete. Per i matrimoni misti, recentemente è stato un po’ più vago. Ma aspettiamo ansiosamente il suo documento post-sinodale.
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Sottolinea più fortemente la coscienza e meno la dottrina.
Vescovo Oster: Ma il papa non direbbe mai che la dottrina non deve avere alcuna influenza sulla coscienza.
Vesper: Il nostro colloquio avviene perché c’è questo meraviglioso papa. Vuole più misericordia in questa Chiesa. Sfida i vescovi e i laici. Io spero che le Conferenze episcopali nazionali siano rafforzate e che per i paesi di lingua tedesca ci possa essere una soluzione. Non distruggerà la Chiesa. La prego di adoperarsi nella Conferenza episcopale per soluzioni misericordiose.
Vescovo Oster: Anch’io trovo Francesco meraviglioso. Ma non credo che i divorziati risposati in Germania potranno fare la comunione e, ad esempio, in Polonia no. Non va bene. Non si può decidere a seconda delle regioni sull’indissolubilità del matrimonio.
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Perché è proprio una cosa buona sposarsi?
Vescovo Oster: Per amare ed essere amati – e per imparare a farlo sempre più; per donare la vita e per aiutarsi reciprocamente a trovare Dio più profondamente.
Vesper: Perché si ama e perché si è amati, perché la vita comune nella fiducia e nella responsabilità con l’aiuto di Dio può avere un buon esito, si spera con figli e nipoti.
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Testo originale: Was sagt die Kirche zum Sex? – Christ und Welt