“Che cosa è l’uomo”. L’omosessualitá non è più peccato?
Riflessioni e interviste di Massimo Battaglio
Il possente libro uscito in questi giorni curato dalla Commissione Biblica della Congregazione per la Dottrina della Fede, “Che cosa è l’uomo?“, sta facendo parlare tutti.
E’ in effetti un documento fragoroso, in cui i biblisti ufficiali della Chiesa sembrano voler cambiare tutta la dottrina sull’omosessualità. E, visto che il committente dell’opera è il Papa in persona, molti lo stanno commentando come la definiva apertura di Francesco alla modernità. Altri si limitano a parlarne come “l’ennesima trovata di Bergoglio“.
Il testo
Per quanto non sia ancora in libreria, dalle anticipazioni si capisce che è in effetti piuttosto forte. Estraiamo alcuni brani che ci interessano. E’ vero, si ribadisce in “Che cosa è l’uomo?“, che “l’istituzione matrimoniale, costituita dal rapporto stabile tra marito e moglie, viene costantemente presentata come evidente e normativa in tutta la tradizione biblica“. E’ anche vero che, nella Bibbia, non esistono “esempi di unione legalmente riconosciuta tra persone dello stesso sesso”.
Tuttavia, molte voci interne alla Chiesa rivendicano una nuova accoglienza “dell’omosessualità e delle unioni omosessuali quale legittima e degna espressione dell’essere umano”.
Attenzione. Non si parla vagamente di accoglienza
Fino a ieri, “accogliere” una persona omosessuale voleva spesso dire “chiudiamo un occhio; Dio vuol bene anche a te“. Ora l’ex Sant’Uffizio registra (ed è una cosa enorme) che una gran parte del pensiero cattolico considera legittime e degne le unioni lgbt. Ripeto: molti cristiani non considerano gli atti omosessuali compiuti in una relazione di coppia, come peccato.
Ciò che è fragoroso è che, fino a ieri, a un’affermazione del genere sarebbe seguito un: “bene. Chi sostiene queste storture sbaglia e va condannato al pari dei gay“. Ora invece si dice tutt’altro.
“Una nuova e più adeguata comprensione della persona umana impone una radicale riserva sull’esclusiva valorizzazione dell’unione eterosessuale a favore di un’analoga accoglienza della omosessualità e delle unioni omosessuali”.
“Di più si argomenta talvolta che la Bibbia poco o nulla dice su questo tipo di relazione erotica, che non va perciò condannata“.
“L’esame esegetico condotto sui testi dell’Antico e del Nuovo Testamento ha fatto apparire elementi che vanno considerati per una valutazione dell’omosessualità, nei suoi risvolti etici. Certe formulazioni degli autori biblici […] richiedono un’intelligente interpretazione, che salvaguardi i valori che il testo sacro intende promuovere evitando di ripetere alla lettera ciò che porta con sé anche tratti culturali di quel tempo”.
Don Carrega è insegnante di Nuovo Testamento presso la facoltà teologica di Torino e responsabile del tavolo diocesano su fede e omosessualità della diocesi di Torino.
Si dice fiducioso: “l’aggettivo che meglio descrive il mio sentimento in questo momento è proprio questo: fiducioso. Non ho ancora letto il testo ma conosco Bovati come persona retta e libera” (Bovati, Membro della Commissione Biblica e Consultore della Congregazione per la Dottrina della Fede, è il principale estensore del testo). “Che Cosa è l’Uomo può dare indicazioni meno fondamentaliste rispetto a quelle a cui siamo abituati. Sono in attesa, anche se non mi faccio illusioni”.
Alcuni obiettano che, se non esistono molte fonti bibliche sull’omosessualità, la Scrittura non è però la sola fonte della rivelazione. L’esegesi biblica, dicono, va contemperata con la morale, con la tradizione. Tu che ne pensi?
“Certo, esistono anche le altre discipline: morale, teologia… Ma non possono contraddire la Scrittura. Dove la Scrittura non sembra avere le risposte specifiche su casi particolari, comunque fornisce gli orientamenti. E questi orientamenti sono innanzitutto il principio della misericordia, il comandamento dell’amore. La dottrina o un’esegesi troppo parziale non possono mettere in discussione questi assunti”.
Franco Barbero è un ex sacerdote, sospeso ai tempi di Benedetto XVI proprio per la sua vicinanza alle tematiche lgbt. Gli chiedo innanzitutto cosa pensa del documento:
“Finalmente una prima apertura. Bisogna vedere che siano cose vere e non solo parole un po’ nuove. Ma non mi stupisce che si arrivi a un ripensamento di vecchie categorie perché eravamo alla barbarie. Se non si cambia su questi punti, si va al fallimento della Chiesa”.
Addirittura il fallimento della Chiesa?
“Certo. I vescovi tedeschi ce lo stanno facendo capire bene. Dalle loro parti, dove i fedeli hanno a disposizione l’alternativa protestante, il rischio è proprio quello: che abbandonino la Chiesa Cattolica perché la considerano inattuale, lontana. E lo stanno già facendo”.
Ma allora è solo una questione, diciamo così, politica?
“E’ una questione seria. Questo testo riflette finalmente su come si legge la Bibbia. Sono anni che lo diciamo: nell’accostarsi alle Scritture, dobbiamo deporre gli occhiali del dogma. Non possiamo avvicinarci alla Parola di Dio sperando che confermi le nostre idee, in modo che diventino dogmatiche. Non possiamo addossarle i nostri pregiudizi. Dobbiamo analizzarla e lasciarcene ispirare, non viceversa. Anche gli Ebrei hanno imparato a vedere la Bibbia come un testo dinamico, che parla a ciascuno nel suo tempo. Dobbiamo fare lo stesso”.
Selene Zorzi è una teologa, da sempre studiosa delle tematiche femminili e di quelle lgbt. Ha scritto testi come “Il Genere di Dio”. Pare meno entusiasta.
“Niente di che. Siamo lontani dal formulare riflessioni concluse. Diciamo che è un passo avanti. E mi ha sopreso, dopo il documento sul gender uscito a maggio da parte della Congregazione per l’Educazione Cattolica”.
Secondo te, quali argomenti hanno concorso alla formulazione e all’uscita di “Che cosa è l’uomo”?
“Innanzitutto papa Francesco, che ha sempre desiderato una Chiesa a più voci e aperta al confronto. Da più parti provenivano critiche di incoerenza sulla dottrina. Andavano prima o poi ascoltate. E poi, ormai esiste una letteratura sterminata sull’omosessualità. Informazioni, testimonianza, ricerche scientifiche e anche teologiche, arrivano anche in Vaticano. I vertici della Chiesa non possono ignorarle, se non vogliono correre il rischio di testimoniare il vecchio e il falso”.
Contraddizioni della dottina?
“Sì. Quando affermi, nella costituzione conciliare Gaudium et Spes, che la sessualità è un dono, che garantisce il progresso personale e la sorte eterna di ciascuno dei membri della famiglia eccetera, e poi impedire a una gran quantità di persone di vivere questo dono. E’ una contraddizione”.
E come mai solo ora si decide di affrontare queste contraddizioni?
“In realtà, molti studi erano pronti da un po’. Solo che, finora, il clima in Vaticano non era favorevole. Ora, mutati i vertici e i più stretti collaboratori, comincia ad esserci davvero posto per tutti”.
Francesco Lepore approfondisce quest’ultimo aspetto. E’ un ex sacerdote e ha lavorato per anni proprio in Vaticano, a stretto contatto coi cardinali.
“Che Cosa è l’Uomo è uno studio di commissione papale ed è stato sviluppato presso l’autorità più alta e competente. Dunque va preso sul serio. Può essere letto come reazione alle conclusioni del Sinodo sulla Famiglia”.
Nel senso che è una sorta di risposta ai famosi “dubia” che alcuni porporati ponevano al papa per mettere in discussione le sue aperture?
“E’ una risposta alla Chiesa; una risposta scritturale, quindi profona e per certi versi definitiva. Per certi versi può essere intesa anche come un appoggio al futuro sinodo dei vescovi tedeschi, che hanno preannunciato che porranno questioni in modo molto chiaro. Con ‘Che cosa è l’uomo’, si forniscono indicazioni che vanno loro incontro, ponendo anche alcuni paletti. Si vuole quindi cogliere la richiesta di aggiornamento, evitando fughe in avanti”.
Credi che saranno possibili ulteriori sviluppi?
“Guarda: per molti secoli, si è interpretata la questione del velo per le donne in senso normativo. Fino a tempi recenti, per una donna, assistere senza velo a un’azione di culto era considerato peccato grave. D’altra parte l’aveva detto san Paolo; lo avevano ribadito i padri della Chiesa. Poi si è capito che era un precetto figlio dei tempi in cui era stato elaborato; che andava riletto forse in chiave simbolica. Ed è semplicemente caduto in disuso”.
Gianni Geraci è da anni animatore e responsabile del gruppo di cristiani lgbt “Il Guado, di Milano”. Ci svela alcuni piccoli segreti.
“In realtà, ‘Che cosa è l’uomo’ non fa altro che riprendere un documento del 1993 sulla ‘Interpretazione della Bibbia nella Chiesa’ in cui si diceva già che un approccio letterale ai testi biblici era pericoloso. In quel caso però, i membri della commissione biblica (tra cui c’era anche il card. Martini) non ebbero il coraggio di fare degli esempi. Nè tantomeno di parlare di omosessualità. D’altra parte l’aria era molto meno salubre per chi diceva certe cose nella chiesa cattolica. Finalmente ora, il clima di paura che c’era fino a qualche anno fa nella Chiesa è finito. Questo ha permesso alla Pontificia Commissione Biblica di dettagliare liberamente i casi in cui quella lettura fondamentalista avevano prodotto i maggiori danni”.
E noi persone lgbt siamo stati tra i più danneggiati.
“Già”.