«Chi è il mio prossimo?» (Luca 10,25-37)
Meditazione su Luca 10,25-37 della pastora Mirella Manocchio pronunciata alla Veglia ecumenica di preghiera in ricordo di tutte le vittime dell’omo-, trans- e bifobia tenuta nella Chiesa Metodista di Parma il 17 maggio 2016
Ecco una notissima parabola di Gesù che ci parla di misericordia e di amore, ma proprio per questo si rischia di banalizzarne il contenuto dicendo che semplicemente parla di amore universale. E certamente lo fa! Ma in che contesto si sviluppa questo amore verso un altro o un’altra persona? Verso colui che nel testo è chiamato ‘compagno’?
La situazione stessa che da via al racconto è inusuale: un uomo di fede, un religioso che interrompe il discorso di un cosiddetto rabbi, maestro, ma che in realtà è soltanto un predicatore laico itinerante. La situazione è spiegabile, dicono gli studiosi, solo se si assume che quell’uomo aveva ricevuto uno scrollone dalla predicazione di Gesù.
Le sue convinzioni religiose sono state messe in discussione e lui cerca di ritrovare i suoi punti fermi afferrandosi alla legge di Dio, alla Torah. E Gesù lo asseconda, ma nel farlo gli apre una prospettiva differente di cosa indichi nel concreto aderire alla legge di Dio, alla legge dell’amore che il dottore della legge stesso richiama.
“Chi è il mio compagno?” domanda. E qui arrivano i problemi! Quando si scende nel concreto! All’epoca, vi era una certa unanimità sul fatto che per ‘compagno’ (plesìon in greco, rea in ebraico) s’intendesse il connazionale – con l’inclusione del proselita cioè chi si avvicinava all’ebraismo -, ma non si era d’accordo sulle eccezioni: i farisei tendevano ad escludere i non farisei perché non di stretta osservanza della Torah, gli esseni tutti i figli delle tenebre, una dichiarazione rabbinica affermava
che eretici ed apostati si auto-condannavano, mentre la visione popolare escludeva il nemico come è ricordato nel vangelo di Matteo (5,43)… E allora chi è questo mio benedetto compagno?
Ecco che la storia illustrata da Gesù provoca un altro, e forse più forte, scrollone alle sicurezze del nostro povero dottore della legge. Il Maestro va a pescare come esempio di chi è il compagno, di colui che bisogna salvaguardare e aiutare, un rappresentante di un gruppo etnico, per fede religiosa vicino agli ebrei, ma da essi odiato: un samaritano.
I rapporti tra ebrei e samaritani erano un po’ come quelli tra ebrei e palestinesi oggi, oppure se vogliamo guardare al mondo religioso, potremmo dire, che erano come quelli tra cattolici e luterani durante la Riforma!
Condanne reciproche di non seguire la vere fede, sfregi ai luoghi di culto, persecuzioni e uccisioni!!
Ma cosa ci saremmo aspettati da Gesù se avesse voluto, semplicemente dire, che bisognerebbe aiutare chiunque e non solo il connazionale?
Che a rigor di logica il ferito avrebbe dovuto essere un samaritano e che chi lo aiutava era un buon ebreo!
E invece no!! Il ferito, l’agonizzante è un ebreo, uno di coloro a cui Gesù si rivolge, uno di coloro che ritengono di possedere la vera fede, mentre il samaritano che lo aiuta e se ne prende cura anche oltre il momento dell’emergenza è un nemico, un eretico, un impuro.
Un ebreo si sarebbe aspettato aiuto e cura da un suo connazionale, da un religioso o da un osservante la legge di Dio e invece, ecco la sorpresa! È il samaritano, il compagno che lo soccorre e in cui può riporre fiducia!
E allora vorrei concentrarmi per un momento sul Samaritano, su questo escluso, considerato nemico ed impuro. Cosa avrà pensato nel vedere un suo avversario a terra, ferito, cosa avrà avvertito nel vedere colui che lo aveva disprezzato, solo e abbandonato nel momento del bisogno?! Magari si sarà detto: “ben ti sta!”, oppure: “chi la fa, l’aspetti!” o forse l’avrà solo guardato con quel disprezzo di cui lui era stato sempre oggetto!!
Può darsi… Può darsi che per un momento questi pensieri abbiano attraversato la sua mente, ma poi parole e pensieri lasciano il posto alla pietà, alla misericordia: quel sentimento profondo che nella Bibbia è ciò che connota Dio. Gli si mossero le viscere, il grembo come una madre nel vedere un figlio in difficoltà, come un fratello o una sorella nel vedere il suo proprio fratello o sorella che soffre!
Non è più un nemico è il mio compagno, è colui che mi è vicino in tutti i sensi.
Il samaritano non dice nulla, ma sono le azioni che parlano per lui e parlano di amore senza confini proprio nei confronti di chi non è stato compagno bensì avversario, ma che diventa il nostro prossimo alla luce della Parola e dell’amore di Dio!
Noi oggi siamo riuniti in questa Veglia Ecumenica contro l’omo-transfobia nel nome di Dio per proclamare il suo amore che si fa il nostro amore. Ma è davvero difficile quando colui o colei che ci sta dinnanzi non solo non ci accetta, ma anzi ci giudica e ci esclude!
E quante volte una persona omosessuale o trans gender si sarà sentita esclusa e sarà stata perseguitata per il suo cosiddetto ‘orientamento sessuale’? Noi abbiamo ascoltato due testimonianze che parlano di vicinanza e condivisione, ma pure di amore offerto e non accettato…
Eppure la Parola di Dio ci spinge ancora una volta a farci prossimo di colui che con noi non lo è…
Amore non facile, non scontato, ma possibile! Amore radicale che va oltre ogni dottrina ecclesiale, oltre ogni sapienza teologica per guardare al profondo dell’esistenza umana. Amen
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“Ed ecco, un dottore della legge si alzò per metterlo alla prova, dicendo: «Maestro, che devo fare per ereditare la vita eterna?» Gesù gli disse: «Nella legge che cosa sta scritto? Come leggi?» Egli rispose: «Ama il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta l’anima tua, con tutta la forza tua, con tutta la mente tua, e il tuo prossimo come te stesso». Gesù gli disse: «Hai risposto esattamente; fa’ questo, e vivrai».
Ma egli, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è il mio prossimo?» Gesù rispose: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico, e s’imbatté nei briganti che lo spogliarono, lo ferirono e poi se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso un sacerdote scendeva per quella stessa strada, ma quando lo vide, passò oltre dal lato opposto. Così pure un Levita, giunto in quel luogo, lo vide, ma passò oltre dal lato opposto.
Ma un Samaritano, che era in viaggio, giunse presso di lui e, vedendolo, ne ebbe pietà; avvicinatosi, fasciò le sue piaghe versandovi sopra olio e vino, poi lo mise sulla propria cavalcatura, lo condusse a una locanda e si prese cura di lui. Il giorno dopo, presi due denari, li diede all’oste e gli disse: “Prenditi cura di lui; e tutto ciò che spenderai di più, te lo rimborserò al mio ritorno”. Quale di questi tre ti pare essere stato il prossimo di colui che s’imbatté nei ladroni?» Quegli rispose: «Colui che gli usò misericordia». Gesù gli disse: «Va’, e fa’ anche tu la stessa cosa».
Luca 10,25-37 (Nuova Riveduta)